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Nel contesto dell’hybrid warfare che si è imposto come uno dei caratteri tipici del confronto tra potenze nel ventunesimo secolo, può la più grande enciclopedia esistente su internet non essere considerata come un campo di battaglia? La risposta è semplice: assolutamente no. Tra le peculiarità di Wikipedia vi è quella di avere differenti versioni in molteplici lingue, dalle lingue nazionali a quelle dialettali, fino a quelle “morte” come il latino. E tra tutte le versioni, quella russa è una delle più grandi, rientrando tra le maggiori sei. Quest’importante fonte di informazione è stata però oggetto di azioni manipolatorie volte a costruire una narrativa dei fatti e degli eventi molto più affine alla retorica del Cremlino, eliminando fatti o dati rilevanti e fornendo un’immagine “migliore” della Federazione Russa sotto la guida di Vladimir Putin.

Scrivendo al riguardo su Foreign Policy, la senior lecturer in digital cultures presso l’University of Sydney Olga Boichak indica alcuni casi specifici che evidenziano questa tendenza. A partire dalle pagine relative al conflitto in Ucraina, basate su fonti governative e curate da redattori russi. Con differenze evidenti rispetto alle versioni in altre lingue: mentre gli articoli in inglese hanno chiaramente indicato la natura illegale e contestata dell’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e della sua occupazione di Donetsk, le pagine in lingua russa hanno in precedenza minimizzato il ruolo dell’esercito russo, ritraendo Donetsk come una repubblica separatista popolare (anche se da allora è stato cambiato ed è ora coerente con la versione inglese).Un altro esempio è l’abbattimento del volo Mh17 della Malaysia Airlines avvenuto nel luglio del 2014, con la versione in lingua inglese che riporta la versione internazionalmente accettata su come il volo sia stato abbattuto dalle forze armate russe, mentre la Wikipedia russa lo ha definito come una “catastrofe”, senza alcuna attribuzione di colpa. Ma la cosa non si ferma solo all’attualità, e tocca anche la Storia: ci sono anche molte incongruenze relative a figure storiche famose come quelle del re Volodymyr il Grande o di Nestore il Cronista, di cui la Russia si è appropriata nonostante essi siano parte della tradizione ucraina.

Ma l’azione russa non si ferma alla sola revisione delle pagine. Nell’agosto del 2015 il Cremlino aveva (per un breve periodo) bandito Wikipedia dalla Russia, e negli ultimi due anni i tribunali russi hanno multato più volte la Wikimedia Foundation (società proprietaria di Wikipedia) per i contenuti relativi alla guerra condotta da Mosca contro l’Ucraina. Inoltre, all’inizio di quest’anno l’ex direttore di Wikimedia Russia Vladimir Medeyko ha lanciato una piattaforma alternativa chiamata Ruwiki, esattamente identica a Wikipedia (anche grazie alla natura open-source del sito). Tuttavia questo sito, che già contiene fino a due milioni di articoli in russo e in altre dodici lingue regionali parlate all’interno della Federazione, non è afferente alla Wikimedia Foundation. E le differenze non si esauriscono qui. Mentre su Wikipedia qualsiasi utente con accesso a Internet può creare, modificare o aggiornare gli articoli, che poi vengono sottoposti alla rigorosa moderazione comunitaria, Ruwiki funziona in modo diverso: ogni utente può contribuire con i suoi contenuti, che però sono soggetti alla revisione da parte di una ristretta una ristretta cerchia di “esperti” (probabilmente autorizzati dal governo) al fine di evitare ‘ “errori” e per giudicare “questioni complesse”.

Creando così quello che Boichak definisce “un ecosistema digitale isolato che ha creato una realtà alternativa”, dove l’Holodomor non è mai non è mai avvenuto, le regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson, Zaporizhzhya (così come la Crimea) sono scomparse dalla mappa amministrativa dell’Ucraina, il massacro di Bucha è una “provocazione” non verificabile, e la Nato è la vera responsabile del conflitto in Ucraina, con i soldati dell’Alleanza impegnati attivamente nelle operazioni belliche. “Questo revisionismo storico mediato digitalmente è particolarmente pericoloso alla luce del crescente uso di Internet come fonte ultima di informazioni”, scrive in chiusura del suo articolo l’esperta dell’Università di Sidney, “soprattutto tra i giovani russi. Separati dal resto del mondo, essi diventeranno adulti in una versione alternativa della realtà prodotta dal Cremlino, dove ‘nulla è vero, ma tutto è possibile’”.

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