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Il lago Ciad è il quarto bacino più grande dell’Africa, dal quale dipendono l’economia e la sopravvivenza di oltre trenta milioni di persone nella regione sub-sahariana del Sahel. Il suo progressivo inaridimento, che in cinquant’anni ne ha ridotto l’estensione di ben dieci volte, rischia di provocare una catastrofe ambientale e umana di enormi dimensioni e una crisi geopolitica capace di influenzare pesantemente le ondate migratorie dirette verso l’Europa.

Giuseppe Palmisano, Direttore dell’Istituto di studi giuridici internazionali (Isgi) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), sostiene che qualcosa però si può fare: “Potrebbe essere possibile rivitalizzare il Ciad deviando le acque di alcuni affluenti del fiume Congo, ma è un’operazione complessa e che va fatta con criterio. Inoltre, le terre coltivabili emerse come risultato del progressivo asciugamento del lago sono molto fertili e ben utilizzate per l’agricoltura, quindi sommergerle potrebbe rappresentare un ulteriore problema”.

Il tema sarà oggetto di un meeting dal titolo ‘Il caso del lago Ciad: un serbatoio di cibo e acqua tra disastro ambientale e cooperazione internazionale. Quale contributo possibile dal “sistema Italia”?’. L’evento, coordinato dal direttore dell’Isgi-Cnr, si svolgerà il 14 ottobre a Milano, al Padiglione Italia, nell’ambito di Expo 2015 e riguarderà le potenzialità della cooperazione internazionale per risolvere criticità come quella del lago Ciad mettendo a fuoco il ruolo centrale dell’Italia in questi processi di cooperazione.

“Il ruolo dell’Europa e dei Paesi europei è fondamentale, sia per lo sviluppo dell’Africa sia per far fronte alla crescente presenza cinese, che si manifesta con la realizzazione di grandi opere a seguito di un imponente ‘land grabbing’, un pericoloso accaparramento di terre che rischia di avere pesanti conseguenze per le economie e le popolazioni di intere regioni”, chiarisce Palmisanom che prosegue: “Ci sono comunque buone potenzialità di salvare il Ciad. Esistono alcuni contrasti tra i paesi confinanti, che però riguardano solo marginalmente il lago. Sull’aspetto della sua rivitalizzazione a fini agricoli c’è grande disponibilità a collaborare, anche se ce n’è meno rispetto all’ipotesi di usarlo anche per la produzione di energia. In ogni caso la Commissione per il bacino del lago Ciad sta svolgendo un importante ruolo di mediazione e coordinamento tra Niger, Ciad, Nigeria e Camerun, paesi confinanti e interessati ad evitare che l’ulteriore impoverimento delle popolazioni che vivono in quelle zone faciliti la penetrazione di gruppi estremisti e terroristici, come per esempio Boko Haram”.

Emanuele Guerrini

Il "Butterfly Effect" del lago Ciad a Expo 2015

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