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Sono passati sei anni da quando, nel 2008, l’allora prefetto della Congregazione per i religiosi, il cardinale sloveno Franc Rodé, istruì l’indagine su tutti gli istituti di religiosi femminili degli Stati Uniti. Parlava di derive “femministe” e “secolariste” che s’annidavano tra le comunità di religiose locali. Almeno così gli avevano raccontato diversi vescovi americani.

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO

Ieri, nella Sala Stampa vaticana, è stato presentato il rapporto conclusivo della visita apostolica coordinata da suor M. Clare Millea. E il verdetto è positivo, hanno chiarito subito l’attuale prefetto, il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz, e il segretario del dicastero, il francescano José Rodriguez Carballo. Il porporato ha fin da subito voluto “esprimere la gratitudine della Congregazione alle religiose degli Stati Uniti per la loro presenza e per tutto ciò con cui contribuiscono alla missione di evangelizzazione della chiesa”. E questo perché “fin dagli inizi della chiesa cattolica nel loro Paese sono state coraggiosamente in prima linea nella missione di evangelizzare, dedicandosi con abnegazione alle necessità spirituali, morali, educative, fisiche e sociali di innumerevoli persone, specialmente povere ed emarginate”. Attualmente, ha aggiunto, “si impegnano in attività di volontariato ben oltre l’età normale della pensione, e anche in età molto avanzata continuano a sostenere la vita e l’apostolato delle altre suore mediante la loro preghiera”.

“DISPONIBILITA’ A INSTAURARE UN DIALOGO RISPETTOSO” 

Tuttavia, che qualche problema ci fosse, l’ha ammesso lo stesso cardinale: “Non possiamo ignorare che la visita apostolica è stata vissuta con apprensione da alcune suore, come pure della decisione, da parte di alcuni istituti, di non collaborare del tutto nello svolgimento di essa”. Un “motivo di amarezza”, ha aggiunto Braz de Aviz, nonostante il quale, però, “cogliamo l’occasione per esprimere la nostra disponibilità a instaurare un dialogo rispettoso e fruttuoso con gli Istituti che non sono stati pienamente condiscendenti con il corso della visita”.

L’AMAREZZA DEL CARDINALE BRAZ DE AVIZ

Nel dettaglio, ha sottolineato mons. Rodriguez Carballo, “nella prima fase 266 superiore generali, il 78 per cento del totale) si sono impegnate volontariamente in un dialogo personale con il visitatore o visitatrice”. Il 22 per cento, dunque, non l’ha fatto, da qui “l’amarezza” di Braz de Aviz.

IL CASO DELLE SUORE ANCORA SOTTO INCHIESTA

Se un capitolo s’è chiuso in modo tutto sommato positivo, un altro – ben più delicato – rimane tutto da giocare. E’ quello relativo all’indagine cui da anni sono sottoposte le suore riunite nella Leadership Conference of Women Religious, la più grande associazione di religiose negli Stati Uniti. Nel 2012, una valutazione dottrinale firmata dal cardinale William J. Levada, allora numero uno della congregazione per la Dottrina della fede, le accusava di “andare oltre la Chiesa e perfino oltre Cristo”. Troppo controverse, si leggeva nel documento del Sant’Uffizio, le posizioni della Lcwr su aborto, omosessualità e fine vita. Da qui, la decisione di inviare un visitatore apostolico nella persona del vescovo di Seattle, mons. Sartain. La valutazione dottrinale del cardinale Levada fu confermata da Francesco pochi mesi dopo l’elezione al Soglio di Pietro, deludendo le attese di più d’una religiosa convinta che il nuovo Pontefice avrebbe tenuto un approccio diametralmente opposto rispetto a quello del predecessore.

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