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La Russia nel 2017 inizierà ad implementare una propria stazione spaziale. Il progetto sarà sviluppato dall’Agenzia Spaziale Federale Roscosmos, guidata dal generale Oleg Ostapenko (in foto). Il segmento russo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) dovrà comunque soddisfare gli obblighi verso gli altri partecipanti al programma fino al 2020, ma senza la proroga richiesta dagli Usa al 2024. Ecco che per il decennio successivo potranno essere indipendenti, se i lavori procederanno secondo il programma che prevede un proprio equipaggio e una collaborazione con Pechino.

QUI MOSCA
Secondo fonti del Central Research Institute of Machine Building, mettere in orbita una stazione spaziale russa è una delle proposte chiave presenti nell’agenda governativa, con l’orizzonte del 2050. Al lavoro ci sarà un gruppo di scienziati aderenti alla Roscosmos e ad altre organizzazioni di ricerca anche di altri Paesi (in pole position la Cina). La configurazione iniziale sarà formata sulla base di un laboratorio polivalente e su moduli spaziali ad hoc. Primo step il periodo 2020-2024 in cui dovranno essere effettuati i fondamentali test di potenza.

ROSCOSMOS
Strategia di Roscomos è quella di creare sinergie con il partner di Mosca al momento già rodato: la Cina. Si registra un intenso movimentismo sul fronte spaziale russo-cinese. La China National Space Administration ha in programma una stretta collaborazione con la Roscomos di Oleg Ostapenko, principale relatore al seminario, con l’obiettivo a medio e lungo termine di un’esplorazione dello spazio. In questo modo, è la tesi caldeggiata da Roscomos, è possibile soddisfare gli obiettivi strategici dei singoli attori e quelli relativi allo sviluppo delle relazioni bilaterali. Uno dei progressi compiuti grazie alla cooperazione fra gli esperti delle due agenzie riguarda i motori a razzo, tallone d’Achille tanto russo quando cinese.

ISS
Parallelamente alle mire russe si apre una questione relativa alla stazione spaziale internazionale per un possibile disimpegno di Mosca, che quest’ultima però pare escludere. Mosca intende rispettare con fermezza i suoi obblighi internazionali fino al 2020, ma senza dare seguito alla proposta statunitense che avrebbe voluto una proroga di quattro anni, ovvero sino al 2024. Lo scorso mese di maggio, all’interno del complessivo raffreddamento delle relazioni tra Mosca e Washington a seguito della crisi ucraina e delle sanzioni a carico dell’industria moscovita, il vice primo ministro Dmitry Rogozin aveva già annunciato l’intenzione russa di non prorogare l’attività della ISS fino al 2024, come proposto dagli Stati Uniti. E di reindirizzare i fondi inizialmente previsti verso altri progetti spaziali.

AGENDA
Un primo step del progetto potrebbe trovare risposte più certe il prossimo 24 novembre quando si terrà a Astana un focus programmato della commissione intergovernativa russo-kazako, a cui prenderà parte non solo il primo presidente della commissione, il vice primo ministro Igor Shuvalov, ma anche altri funzionari direttamente coinvolti. Assieme al generale Oleg Ostapenko (numero uno dell’agenzia Roscosmos) e al suo primo vice, Alexander Ivanov, dovrebbero approfondire i dettagli tecnici sul volo spaziale con il relativo equipaggio, tra cui la seconda fase di costruzione del cosmodromo Oriente.

SCENARI
Cosa cambierà quando il progetto russo vedrà la luce? In primis la Russia avrà accesso allo spazio civile da due siti dal momento che la nuova stazione sarà situata in una posizione geometricamente favorevole, con la possibilità di una visuale della Terra piuttosto estesa. Dalla stazione sarà visibile il 90% del territorio russo e anche la piattaforma artica, mentre ad oggi nella Iss quel campo di osservazione non supera il 5%. Nulla si sa ancora dei costi del progetto. Prima di aderire all’Iss la Russia poteva contare sul complesso orbitale “Mir” che nel 2001 è stato ritirato (affondato nell’Oceano Pacifico) per via dei costi elevatissimi, circa 200 milioni di dollari all’anno. Nel 2011, l’allora vertice della Aerospace russa Yuri Koptev disse che non esisteva alcun motivo per continuare ad utilizzarlo, anche per via di momenti critici come le frequenti perdite di controllo della stazione durante il volo.

twitter@FDepalo

 

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