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Il Blue Dot Network, il primo quadro di certificazione globale per progetti infrastrutturali di qualità, inizierà a certificare i progetti e sarà ospitato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, con sede a Parigi.

La notizia di ieri è una vittoria per gli Stati Uniti, che hanno lanciato nel 2019 (e rilanciato recentemente dall’amministrazione Biden) questo meccanismo di certificazioni per promuovere standard elevati in termini finanziari, ambientali e sociali negli investimenti pubblico-privati nelle infrastrutture nel mondo, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. In pratica, per fronteggiare l’espansionismo cinese con progetti come la Belt and Road Initiative (la cosiddetta Via della Seta).

“Gli investimenti in infrastrutture sono un fattore chiave per la crescita, in quanto facilitano le opportunità commerciali, aprono nuovi mercati per il commercio e migliorano la produttività”, ha dichiarato Mathias Cormann, segretario generale dell’Ocse.

A guidare il Blue Dot Network, con sede all’Ocse, sarà un’entità indipendente supervisionata dai governi membri dell’iniziativa: Australia, Giappone, Spagna, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti. Oltre ai membri direttivi, l’iniziava è sostenuta dai governi del Canada e della Repubblica Ceca. L’Italia, invece, è stata invitata dagli Stati Uniti ma non ha ancora preso una decisione. È uno degli argomenti che più stanno a cuore a Jack Markell, che prima di diventare ambasciatore statunitense in Italia è stato ambasciatore proprio all’Ocse.

Via ai lavori del Blue Dot Network all’Ocse (aspettando l’Italia?)

Il meccanismo di certificazione per promuovere standard elevati negli investimenti infrastrutturali lanciato dagli Usa avrà sede a Parigi. Un importante passo avanti nel contesto della competizione con la Cina

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