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Un sistema tagliato su misura per il Pd di Renzi in cui l’unico che può vincere è lui. Ecco il “Renzellum”, il nuovo modello di legge elettorale proposto dal presidente del Consiglio in Direzione Pd, secondo il costituzionalista Vincenzo Lippolis, già vice segretario generale della Camera.

IL RENZELLUM A MISURA DI RENZI
Un sistema in cui è la prima lista, non più la prima coalizione come prevedeva l’Italicum, a prendere il premio di maggioranza: “Il dibattito sulla legge elettorale segue l’evoluzione politica. L’Italicum è stato sagomato da Renzi e Berlusconi per sterilizzare Grillo. Ora la situazione è cambiata: alle Europee, Grillo è stato sconfitto in un testa a testa enfatizzato dallo stesso leader a 5 Stelle e Forza Italia nei sondaggi è stabilmente la terza forza del Paese, dietro il M5S. La riforma elettorale è stata quindi rimodellata a favore di Renzi, l’unico che potrebbe spuntarla con la prospettiva “acchiappa-tutto” che vuole dare al suo Pd, allargandolo a sinistra e al centro”, spiega a Formiche.net il professore.

GLI INTERESSI DEGLI ALTRI PARTITI
Quali degli altri partiti avrebbero interesse ad andare al voto con il Renzellum? Nessuno, fa notare Lippolis: “Dai partiti minori a Forza Italia, tutti dovrebbero preferire il sistema uscito dalla sentenza della Corte costituzionale, un proporzionale corretto, sperando che Renzi non ottenga la maggioranza dei seggi in Parlamento e provando a far valere i propri voti nei successivi accordi di governo”.

IL PATTO CON FORZA ITALIA
Ecco perché se dovessero accettare questo modello potrebbero dare adito a pensieri ‘maliziosi’, commenta il costituzionalista: “Se Berlusconi dovesse dire sì al Renzellum, accettando di fatto di ridurre il suo storico partito a una forza minore, si potrebbe pensare che la vera essenza del patto del Nazareno non siano tanto le riforme istituzionali, quanto la garanzia della sopravvivenza economica del gruppo legato a Berlusconi”.

L’ASSE CON NCD
L’ipotesi di un secondo fine si può leggere anche per i partiti centristi come Ncd e Udc: “Piuttosto che rischiare, visti i sondaggi, sulla soglia minima, il ragionamento potrebbe essere quello di presentarsi in lista insieme al Pd di Renzi per poi riprendersi la propria autonomia magari con un gruppo autonomo in Parlamento. E’ un’ipotesi ancora tutta da dimostrare ma, certo, l’intervista a Formiche.net del coordinatore nazionale di Ncd Gaetano Quagliariello che prefigurava un asse duraturo con i democratici corrobora la tesi”, spiega.

I RISCHI DEL BIPARTITISMO
Una prospettiva che si inserisce nel nuovo tentativo di passare dal bipolarismo al bipartitismo che sta portando avanti il presidente del Consiglio: “L’idea di una grande lista che accolga anche i centristi sancirebbe il grande partito della nazione che ha in mente il segretario Pd. Il rischio è che le fratture viste negli anni passati, all’interno delle coalizioni, di centrodestra e di centrosinistra, si possano riversare anche nel nuovo grande contenitore a vocazione maggioritaria. D’altra parte, anche il Pdl che era un partito di questo tipo si spaccò per il dissidio tra Berlusconi e Fini”, mette in guardia il professore, che fa notare anche come in questo schema bipartitico al momento manchi il secondo partito oltre al Pd.

IL PROBLEMA DELLE LISTE BLOCCATE
Sullo sfondo resta poi il problema delle liste bloccate, conclude: “Renzi non ha parlato di questo aspetto che provoca l’impossibilità da parte dei cittadini di scegliere i propri candidati. Le liste bloccate in questi anni hanno indebolito il Parlamento e la democrazia”.

Ecco come il Renzellum seduce anche Berlusconi e Alfano

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