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Pur di distruggere i macellai dell’IS ci si può alleare anche col diavolo, non lo nego. Figuriamoci, quindi, se non ci si può alleare con quel pilastro dell’ordine internazionale che è l’Arabia saudita. Uno Stato che decapita regolarmente con la sciabola (non con un coltellaccio, perché lì sono più civili) i condannati a morte.

Amnesty International aveva già contato – a maggio dell’anno scorso – una cinquantina di esecuzioni giudiziali (alcune anche per crocifissione), senza particolari levate di scudi nel mondo. Ora, come riferisce l’Economist, ha sbattuto nelle patrie galere Raif Badawi, editore e animatore di un Forum internet di tendenze liberali, per il reato di “insulti all’Islam”. La pena: dieci anni di carcere e mille (sì, mille) scudisciate. Se sopravviverà, dieci anni di divieto d’espatrio e di accesso ai media. Inoltre, una multa di circa 270mila dollari.

A proposito della comunità internazionale di cui oggi è un pilastro la monarchia saudita, in una recente intervista Henry Kissinger ha affermato che si tratta di un concetto che “non riesce a presentare alcun insieme concordato e chiaro di obiettivi, di strumenti e di limiti…”.

È vero, Kissinger è il real-politiker americano che ha mostrato, in fondo, una certa comprensione per l’assassino di Yitzhak Rabin, definito “un giovane ebreo radicale”. Per lui gli Stati Uniti – anche quando sbagliano – hanno sempre buone ragioni. Per lui, razionalista a tutto tondo, l’Islam è un fenomeno incomprensibile. Tuttavia, non gli si può dare torto quando sostiene che è difficile costruire un nuovo ordine internazionale con civiltà autocentrate, in cui chi non è dentro l’Umma – la  comunità universale dei credenti – è un infedele o un barbaro.

Non c’è alternativa, allora, allo “scontro di civiltà” preconizzato da Samuel Huntington? No, le alternative ci sono, e vanno costruIte e cercate ad ogni costo. Ma, come dimostra il cafarnao mediorientale, purtroppo non sono  ancora dietro l’angolo, né lo stesso Barack Obama sembra averne un’idea chiara.

Isis, Arabia Saudita e le coalizioni eterogenee

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