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Non si è ancora placata la polemica sollevata da Corporate Europe Observatory in merito ai potenziali conflitti di interesse dei candidati ai ruoli di Commissari europei, che in queste settimane hanno dovuto superare l’esame del Parlamento. Con una campagna mediatica martellante, CEO ha denunciato almeno un conflitto di interesse (spesso molti di più) per ciascun potenziale Commissario. Di questi, alcuni sembrano francamente pretenziosi. Criticare un candidato al ruolo di Commissario europeo perché ha alle spalle una fitta rete di relazioni con le imprese e il settore pubblico significa voler negare l’evidenza: che, cioè, come per ogni ruolo politico cui si accede per cooptazione, avere una rete di relazioni è la regola, non l’eccezione. Ma alcune delle perplessità sollevate dal CEO sembrano legittime, e sollevano più di un dubbio – nella migliore delle ipotesi – sulla competenza e l’imparzialità del candidato.

E comunque il problema dei conflitti di interesse in Europa è molto più esteso di una campagna mediatica che mira – e fa bene – alla sensibilizzazione. Prendete il caso dei comitati di esperti. Quelli composti da professionisti e accademici alle quali la Commissione (ma non solo, anche le agenzie) si appoggiano per acquisire dati, informazioni, pareri. Al di là della competenza nel proprio settore di appartenenza, nessuno (o quasi) conosce questi esperti. Anche perché il lavoro che svolgono è spesso opaco, la trasparenza delle decisioni che prendono è – spesso – una chimera inseguita da ricercatori e giornalisti. Stima CEO che il 67% degli scienziati che hanno firmato almeno un parere per la DG SANCO (quella che si occupa di salute) hanno un conflitto di interessi in corso. Significa che sono legati professionalmente a qualche industria farmaceutica. QUI c’è tutto il rapporto che esamina uno a uno i conflitti di interesse che minano la credibilità delle decisioni (spesso cruciali) prese dalla Commissione in materia di regolazione dei farmaci.

Tutto questo vale per le situazioni di conflitto in corso. E per quelle “potenziali”? Qui entriamo nel campo delle famose porte girevoli, ovvero dei conflitti di interesse che coloro che terminano un mandato presso le istituzioni europee hanno nel momento in cui accettano incarichi presso un soggetto privato. Anche qui non diciamo niente di nuovo. Pochi giorni fa il Mediatore europeo ha invitato ufficialmente la Commissione ad assumere misure più serie per contenere il rischio di porte girevoli per i funzionari europei in posizioni apicali (QUI). Non è il primo richiamo, né è la prima volta che si invita la Commissione (principale indiziata, anche se non è l’unica) ad assumere misure più severe sul tema. Per dirne una: la pubblicazione online dei dati di coloro di cui si acclara uno stato di potenziale conflitto di interesse.

Finora gli inviti e le esortazioni sono rimasti lettera morta. Dal momento che il Mediatore non ha poteri coercitivi ma, appunto, solo poteri di mediazione, qualcosa ci dice che anche questa volta l’invito resterà tale.

Conflitti di interesse su sfondo azzurro e stelline

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