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Tre mesi fa, Praga ha dato il via ad un’iniziativa incentrata sul raccogliere sul mercato globale munizioni compatibili con i calibri sovietici da 122 e 155 millimetri (ovvero i calibri dei pezzi d’artiglieria standard delle forze armate ucraine) per poi inviarli a Kyiv, un’iniziativa a cui si sono aggiunti altri del blocco euroatlantico, dalla Germania alla Svezia, dalla Francia al Portogallo, e altri ancora (più di 16 Paesi dell’Unione europea e della Nato hanno aderito all’iniziativa sulle munizioni e hanno contribuito con fondi, secondo le fonti del ministero della Difesa Ceco). Ognuno dei Paesi aderenti ha stanziato risorse in diversa quantità, in base alle proprie disponibilità: la Repubblica Ceca, ad esempio, ha potuto allocare risorse nell’ordine delle decine di milioni di euro, mentre la Germania ne ha stanziati 576 milioni, il Belgio 200, la Finlandia 30.

E questo sforzo dovrebbe produrre presto i primi risultati concreti: “L’iniziativa guidata dalla Repubblica Ceca di finanziare e procurare urgentemente munizioni d’artiglieria per l’Ucraina procede costantemente – i primi 180.000 proiettili sono stati appaltati e dovrebbero arrivare entro giugno” ha dichiarato a Defense News František Šulc, primo viceministro della Difesa della Repubblica Ceca, aggiungendo che Praga si sta attivamente impegnando con le nazioni alleate per garantire ulteriori risorse finanziarie, e per assicurare una “fornitura costante di munizioni” all’Ucraina nei mesi a venire, superando così le quote permesse dalle capacità produttive europee, particolarmente scarse nei confronti di questa tipologia di vittime.

Tuttavia, non tutti sembrano condividere la stessa visione ottimistica del viceministro sullo stato di avanzamento dell’operazione. Lo stesso presidente ceco Petr Pavel che aveva lanciato l’iniziativa in concomitanza con la Munich security conference svoltasi a marzo, ha affermato che essa non sta avanzando così rapidamente come previsto. Anche per via della “concorrenza” rappresentata dal governo russo, che è a conoscenza dei dettagli dell’operazione. “Più persone conoscono l’iniziativa, più c’è concorrenza: da un lato era necessario renderla pubblica per ottenere il sostegno di altri Paesi, ma dall’altro abbiamo anche scoperto le nostre carte, che la Russia sta ovviamente sfruttando. Questo è un altro motivo per cui l’iniziativa non sta progredendo velocemente come avremmo voluto”, ha detto Pavel. Al di fuori del blocco occidentale, infatti, i venditori non si precludono di accettare Mosca come cliente; anzi, essi sono ben felici di poter avere una domanda più alta, che possa fare il loro gioco.

Ma i problemi non si fermano qui. Adesso Praga si sta impegnando per risolvere i problemi di coordinamento, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento da fornitori non europei. “Una delle sfide è la necessità di rifornirsi di prodotti al di fuori dell’industria della difesa europea a causa dei vincoli di tempo, il che richiede la negoziazione con le nazioni partner per ottenere finanziamenti sufficienti e la navigazione negli ambienti normativi dei Paesi terzi”, ha spiegato Šulc, sottolineando come il soddisfare i requisiti di sicurezza generali, oltre a quelli specifici delle Forze armate ucraine, richieda “molto tempo”. Ma il tempo è una risorsa che scarseggia. “È essenziale trasmettere l’urgenza della situazione in Ucraina e il bisogno critico di sostegno”, ha detto il viceministro della Difesa.

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