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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l’intervista di Goffredo Pistelli a Chicco Testa apparsa su Italia Oggi.

Ha fondato Legambiente, Chicco Testa, bergamasco, classe 1952. Oggi, però, la sua è una delle voci che più strenueamente si oppongono al post-ecologismo all’italiana, quello atomizzato nei mille comitati locali, pronti a dire di no a tutto, sempre e a priori. Quelli capaci di opporsi sempre a tutto: dalle autostrade ai treni veloci, dagli elettrodotti ai gasdotti, dagli inceneritori ai rigassificatori, dalle centrali a biomasse agli impianti geotermici.

Lui, ambientalista antemarcia, ha intitolato Contro l’Italia dei no il blog che tiene nel sito del Rottamatore.it, il portale creato da Claudio Velardi e Massimo Micucci, altri post-comunisti come lui, che fu anche deputato di Pci e Pds. In questi giorni, Testa compendia in un agile libretto, uscito per Marsilio, Contro(la)natura, il suo pensiero di ecologista, tutt’altro che pentito, ma deciso a rimettere l’ambiente e l’uomo ai posti che competono loro.

Un titolo provocatorio, Testa.

Ha anche una tesi di fondo.

Vale a dire?

Che la specie umana, in qualche modo, abbia sempre cercato, nel suo lungo cammino, di superare i limiti iniziali, imposti dal suo essere naturale. È stato così dalla scoperta del fuoco, alla sua conservazione, fino a giungere alla gestione del freddo per conservare gli alimenti. Fino ad arrivare agli antibiotici per non esser prigionieri di piccoli esseri, naturali pure loro, come i virus e i microbi.

Abbiamo sempre cercato si superare i limiti della natura, lei scrive…

Esatto. Pur agendo secondo natura, perché il nostro codice genetico ci dà un imperativo: vivere e riprodursi.

Oggi l’imperativo di qualcuno è vivere secondo natura…

La natura è una macchina con leggi straordinarie ma non è, a sua volta, produttrice di natura. La natura è bella, si dice, ma il paesaggio è frutto del nostro lavoro. Anche la zanzara della malaria fa parte della natura ma non ci piace.

Questo cosa significa?

Che dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e vivere in modo equilibrato col pianeta. E salvarlo. Ma se noi scomparissimo sarebbe indifferente, come prima, quando era popolato solo da dinosauri.

Veniamo all’Italia, Testa. Ogni volta che c’è un dissesto idrogeologico, si ridà fiato a tutta la tiritera per cui le alluvioni accadono, non perché si è costruito negli alvei di fiumi, non perché di quei fiumi non curiamo più gli argini e i letti, e non perché ci sono precipitazioni eccezionali ma perché si fanno le grandi opere…

Conosco il refrain. Invece le alluvioni si superano affrontando le forze naturali ma non con minore intelligenza.

In che senso?

Nel senso che ci voglio opere idrauliche adeguate. Nell’800, Roma andava una volta all’anno sott’acqua. Giuseppe Garibaldi disse che era uno scandalo e propose addirittura di deviare il Tevere.

Più difficile che fare la spedizione dei Mille…

Infatti fu scelto un altro progetto, quello che preveda la costruzione dei muraglioni sul fiume ma da allora le alluvioni non ci sono più. E perché dal 1966, l’Arno non ha più allagato Firenze? Perché han costruito l’invaso del Bilancino, che trattiene l’acqua di alcuni affluenti a Nord. Certo, di errori ne sono stati fatti: costruire nei letti stessi dei fiumi, non è geniale.

Più tecnologia, lei dice…

Più tecnologia e intelligenza. Invece sento parlare di rinaturalizzare, quasi che la specie umana fosse un’intrusa.

Ha letto del piano del paesaggio della Regione Toscana, che ha messo i paletti ai cavatori delle Apuane e ai vignaioli?

Si dice di voler conservare la storia del paesaggio, dimenticandosi che è stato trasformato. Non c’erano le vigne pettinate e gli olivi. La Toscana era boscosa e impervia. Nel mio libro ricordo cosa scrivesse il padre di Giosuè Carducci, che faceva il medico, di come vivessero nell’800 i contadini di Bolgheri (Livorno): era durissima, altroché. Oggi fra i cipressi di S.Guido, pare di stare a New York, c’è l’elettricità, l’acqua calda e pure il wifi. Sa chi era Antonio Cederna?

Certo, il fondatore di ItaliaNostra! Ricordo la sua rubrica sull’Espresso…

Eravamo in parlamento assieme. Un amico. Ma ti esasperava col paesaggio. E io, ogni tanto, sbottavo: «Antonio, fosse stato per quelli come te, Venezia non sarebbe mai nata, quella per te sarebbe stata una zona umida da proteggere. E invece, per fortuna, i Dogi ci costruirono case e palazzi».

Oggi abbiamo Alberto Asor Rosa e Salvatore Settis. Che ne pensa?

Straordinari conservatori che odiano la civiltà moderna. L’altro giorno leggevo il diario americano di Adriano La Regina, etruscologo e a lungo sopraintendente di Roma. Ideologicamente vicino a Settis.

E che diceva?

Parlava di New York, dicendo d’aver visto fontane neppure minimamente paragonabili a quelle di Roma. Ma che vuol dire? Ogni momento storico ha la sua espressione artistica.

Invece a lei piace la Grande Mela?

Certo e tra poco vado a Dubai cinque giorni perché voglio vedere come è stato trasformato quel luogo. E non è bella la nuova skyline milanese coi grattacieli?

Lo scrive continuamente la cronaca milanese di Repubblica, dopo aver per anni fatto da megafono a quanti si opponevano duramente a quei progetti…

Già. E invece oggi scopriamo che il Bosco verticale di Stefano Boeri è il grattacielo più bello del mondo. E chissà come sarà bella tutta quella zona, dall’Isola a Melchiorre Gioia, quando sarà finito il parco urbano. Ma per certuni ambientalisi odierni non va bene. Meglio non far niente. Quando studiavo in Statale, il Seveso esondava e, in quarant’anni, non sono stati capaci di far qualcosa. Vien fuori ancora. E quindi va bene, no?

Strano Paese…

Sì, del doppiopesismo ambientalista. Prenda San Foca.

Andiamo a Sud, allora…

In Puglia, nel litorale di Gallipoli (Le). Dove c’è la protesta NoTap, contro l’arrivo del gasdotto della Trans Adriatic Pipeline.

Perché doppiopesismo?

Perché a pochi chilometri dal luogo per cui ci si mobilita, la Guardia di Finanza ha sequestrato quasi 5mila metri quadri di fabbricati abusivi in zona demaniale. Per decenni gli abitanti han convissuto con tanti piccoli ecomostri che, anno dopo anno, si sono mangiati un pezzo di spiaggia e macchia mediterranea, per farci piscine fuorilegge e ristoranti che arrivano quasi alla battigia. Nessuna protesta però, nessuna raccolta di firme, fiaccolate o processioni.

Amen. C’è ecomostro ed ecomostro.

Facciamo la lotta anche a quelli. Ma questi non attirano il giornalista collettivo, come lo chiama Giuliano Ferrara. E nemmeno l’ambientalista collettivo.

Ora c’è lo Sblocca Italia, voluto da Matteo Renzi, che gli ha attirato contro molti nel suo partito, a cominciare da Pippo Civati: gli danno del trivellatore. Nessuno obiettò quando Romano Prodi, a maggio, scrisse quelle stesse cose sul Messaggero. Anzi lo vorrebbero al Quirinale.

Certo. Quando parlò del petrolio in Adriatico, che i Croati succhiano dall’altra parte. Guardi, io che credo che lo Sblocca Italia possa naufragare, come molti progetti che, nel passato, andavano in questa direzione, leggi obiettivo o provvedimenti che cercavano di accelerare questa o quella cosa.

Pessimista?

Vedo ricominciare il balletto tipico italiano: dalla Consulta al Tar, al Consiglio di Stato. C’è il rischio si riblocchi tutto. Se non si cambia il Titolo V della Costituzione sarà sempre così.

Molti avversari di Renzi sono nel partito e molti in Legambiente che, una volta, sotto l’influenza di Ermete Realacci, era renzianissima. Anzi, Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, allora parlamentari, lo difendevano dalle durezze di Pier Luigi Bersani e pagarono con la non ricandidatura. Oggi, proprio loro, ce l’hanno col premier.

Abbiamo a che fare, anche nelle migliori intenzioni, con un professionismo dell’ambientalismo legato al professionismo della politica. Hanno tentato la carta delle elezioni europee, con Green Italia, ed è andata loro malissimo.

Pentito di aver fondato Legambiente?

No, era qualcosa che doveva emergere. Ed stato un fenomeno complesso. Sono venute fuori persone di prim’ordine, anche in questo governo, come il ministro Paolo Gentiloni o il sottosegretario Erasmo De Angelis.

Dove va l’ambientalismo attuale?

Le idee più malintese, fatte di anticapitalismo noglobal, le vedo confluite nel grillismo. Ma l’idea fondamentamentalmente sbagliata è non capire che alla base del vero ambientalismo sta un rapporto a due: c’è la natura ma c’è anche l’uomo.

Siamo già arrivati alla politica. Come vede Renzi?

Vedo una persona sottoposta un incredibile stress ma con una determinazione feroce di voler cambiare le cose. Spero che possa avere ragione lui, anche se ha mezza Italia contro. E una parte di forze politiche, il cui unico obiettivo è fargli la pelle.

Molti dentro il suo partito. Che una volta è stato anche il suo, di Chicco Testa voglio dire.

Quello è solo uno scontro di potere. Ora c’è lo Sblocca Italia, prima c’è stato l’articolo 18, domani ci sarà, chessò, il colore delle maglie dei campionati di calcio o Paperino. Il merito non c’entra quasi mai.

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