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Da questa estate il terrore ha invaso la rete. La decapitazione del reporter americano James Foley ha dato il via a una serie di video dell’orrore realizzati dall’organizzazione terroristica Isis, impegnata in una strategia mediatica a scopo intimidatorio. “Ogni volta che un video dell’Isis ottiene un click e viene visualizzato, il gruppo ottiene ciò che vuole: l’ossigeno della pubblicità”, ha detto alla Cnn Charlie Cooper, ricercatore della Fondazione Quilliam. I jihadisti si scontrano con l’Occidente corrotto e materialista – come lo definiscono – ma sfruttano ugualmente i progressi della tecnologia in materia di comunicazione (leggi qui il ritratto dello stratega mediatico dell’Isis Ahmad Abousamra).

METODOLOGIA DEL DRAMMA

Sulla questione dei riscatti degli ostaggi – una delle principali fonti di guadagno dell’Isis – è filtrata l’informazione che in alcuni casi l’organizzazione preferirebbe compiere la decapitazione a posto di ricevere il pagamento. Il ritorno in termini d’immagine sarebbe maggiore. Sul sito di Stratfor, Robert D. Kaplan, ha spiegato che decapitare è il metodo migliore per un video visivamente drammatico, perché “si può mostrare la testa mozzata in cima al torace alla fine. Usando un coltello corto, piuttosto che una spada, l’evento diventa più crudele e intimo”.

PORNOGRAFIA DELLA VIOLENZA

I primi video di martirio sono apparsi nella metà degli anni ’90 e sono ambientati in Palestina. Erano produzioni lunghe, dove l’esecuzione avveniva dopo un’ora, in seguito a una narrazione di guerra divisa fra buoni e cattivi. Si parlava delle ingiustizie compiute dalla vittima e dalla sua fazione. Un articolo pubblicato da Atlantic spiega l’evoluzione di questi video nel tempo. “Uno degli aspetti più sorprendenti dei video delle decapitazioni dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff è la loro pornografia. L’oscenità è gratuita. Come la maggior parte dei video porno moderni, sono accessibili immediatamente con un click del mouse”. L’effetto di questi filmati è tale, che persino il Dipartimento di Stato americano ha lanciato un canale YouTube per contrastare il loro appello, sovrapponendo altri messaggi alle immagini brutali dell’Isis.

TRA NARRAZIONE E PORNOGRAFIA

L’articolo di Atlantic ricorda la distinzione fatta da Martin Amis tra i diversi tipi di pornografia: ci sono i film di sesso con una sorta di narrazione ordinaria, con la trama e la caratterizzazione, e i film brevi in cui l’immagine è netta ed esplicita. Sono così anche i video di propaganda jihadista: alcuni si soffermano sulla minaccia, sviluppano le torture e spiegano i motivi di quest’azione violenta. In altri il focus è un messaggio diretto (“Sono tornato, Obama…”, detto dal boia) e poi l’esecuzione.

IL FASCINO DEL DEGRADO

Una telecamera, i protagonisti, l’ambientazione. La novità di questi video violenti è il degrado. Secondo lo storico polacco Walter Laqueur, l’imbarbarimento del terrorismo porta non solo alla distruzione del nemico. La vittima deve anche soffrire la tortura. L’Isis rappresenta l’apoteosi di questo sviluppo, filma tutto il processo. In questa nuova arena medievale di violenza, le scene sono esplicite e il pubblico globale.

Ecco tutti le analisi sul tema pubblicate su Formiche.net:

Chi è Ahmad Abousamra, lo stratega mediatico dell’Isis di Rossana Miranda

Video decapitazioni, le terroristiche mire dell’Isis nel teatro mediatico

Differenze e analogie nei video di Foley e Sotloff di Simona Sotgiu

Tutte le differenze nei video degli orrori e delle decapitazioni

Come arginare l’avanzata territoriale (e mediatica) dell’IS di Michele Pierri

Che cosa insegna l’Isis ai bambini

Video della decapitazione di Foley, pubblicare o non pubblicare? di Valeria Covato

La social media strategy dello Stato Islamico. Il post di Emanuele Rossi

Così le organizzazioni terroristiche sfruttano Internet di Rossana Miranda

Video Isis: decapitazioni, mix di terrore e pornografia

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