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Sono passati ventuno mesi esatti da quando la Russia ha dato il via all’invasione su larga scala dell’Ucraina. Nelle ore successive l’Unione europea ha imposto una serie di sanzioni su diverse entità russe, tra cui le emittenti internazionali Russia Today (RT) e Sputnik, i principali megafoni internazionali della propaganda del Cremlino, che avevano preparato il terreno e supportavano attivamente l’aggressione russa. Le loro propaggini europee, tra cui canali televisivi, siti web multilingua e profili social, sono banditi in Ue da marzo. Ma, nonostante tutto, sono ancora in funzione.

Monitorando gli ecosistemi della contro-informazione su Telegram, Formiche.net aveva dato conto dell’esistenza di canali minori che diffondevano paro paro i contenuti di RT e Sputnik. La disinformazione viene poi raccolta e rilanciata da attori più o meno consapevoli: nel rapporto di febbraio 2023 il comparto intelligence italiano aveva evidenziato una saldatura tra ambienti anti-establishment e complottisti e fonti di disinformazione filorusse”. La portata era limitata, ma l’operazione ha continuato a espandersi.

L’ultimo aggiornamento arriva da Bloomberg, che grazie a Reset ha mappato una serie di siti mirror (specchio) che offrono accesso semplice e immediato a RT sotto un altro indirizzo. Uno di questi è swentr[.]site, ovvero RT News al contrario, uno dei diciannove con cui l’emittente raggiunge il pubblico europeo in tutte le lingue del caso. Il sito è stato registrato dal licenziatario russo di RT ANO TV Novosti (legato al servizio di intelligence militare russo Gru) tre giorni dopo l’annuncio delle sanzioni di marzo 2022. Anche Sputnik si ripresenta sotto mentite spoglie, con siti specchio come sputnikglobe[.]com; entrambi sono tranquillamente accessibili dall’Italia.

Non è semplice contrastare questi siti mirror, anche al netto della coordinazione europea in materia: la Commissione europea è a conoscenza del problema e collabora con gli Stati membri per applicare efficacemente le sanzioni, ha dichiarato a Bloomberg la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourovà, responsabile della lotta alla disinformazione. “Voglio sottolineare che, nonostante alcuni tentativi di aggiramento, le sanzioni sono efficaci […] Nessuno può trovare questi outlet sfogliando i canali a caso. I motori di ricerca e gli aggregatori di notizie online non mostrano i risultati di queste testate”, ha sottolineato.

Effettivamente, così come accade sulle piattaforme social, le misure europee hanno inibito la portata di questi siti: nel mese di ottobre swentr[.]site ha ricevuto 3 milioni di visite, cifra ben lontana dai 141 milioni che ha raccolto l’originale RT.com nonostante i blocchi in diversi Paesi. A rallentare la reazione Ue è il fatto che ogni Paese è responsabile per l’oscuramento dei siti: questo lascia ampio spazio di manovra a chi nutre simpatie filorusse e depotenzia i comparti che si occupano di contrastare la disinformazione, come sta accadendo nel nuovo governo slovacco a guida Robert Fico.

Nel mentre la propaganda russa continua a viaggiare le piattaforme online, specie quelle che scelgono di disinteressarsi del problema – come X di Elon Musk, descritto da Jourovà come il maggior diffusore di disinformazione tra i principali social network. La cosiddetta Operazione Doppelganger, rivelata e monitorata dal Digital Forensics Research Lab, consiste nel replicare fedelmente i siti web di testate giornalistiche note (spoofing) e ha appena dimostrato un alto livello di sofisticatezza con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per alimentare una rete di account falsi.

Come spiegava Mattia Caniglia, esperto di disinformazione del DFRLab, le operazioni russe “sono diventate multilivello” e “multi-step”, lavorano contemporaneamente attraverso social, app di messaggistica, siti e blog, media tradizionali e canali ufficiali, sfruttando la contaminazione incrociata e il rafforzamento reciproco e riemergendo carsicamente per sfruttare le finestre di opportunità nei dibattiti pubblici stranieri e nei cicli di notizie per orchestrare operazioni su misura.

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