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Solomon Dennis Trujillo, ex ceo della società telefonica australiana Telstra, punta a comprare Telecom Italia? Il manager e uomo d’affari starebbe preparando una cordata con i fondi del Qatar e Abu Dhabi. L’offerta allo studio sarebbe da 7,5 miliardi di euro per una quota di Telecom. Sui rumor, riportati dall’agenzia Bloomberg, il titolo in Borsa ieri ha fatto un balzo del 3,4% a 0,94 euro, nella seduta che precede il giorno in cui si terrà il Cda di Telecom.

LE MOSSE

Trujillo – sottolinea il Corriere della Sera – non avrebbe contattato il cda del gruppo italiano in quanto il progetto non sarebbe ancora del tutto finanziato e perché vorrebbe essere sicuro di avere il sostegno del governo italiano prima di qualsiasi mossa. Però, secondo quanto scrive oggi il Sole 24 Ore, il manager avrebbe incontrato Raffaele Tiscar, vicesegretario generale della presidenza del Consiglio, dunque uomo molto vicino al premier Matteo Renzi.

LO SCENARIO

Se il piano Adriano, che prevede scorporo della rete fissa e rilancio del mobile senza penalizzare troppo la forza lavoro, andasse a buon fine, Trujillo diventerebbe il prossimo amministratore delegato di Telecom Italia. E potrebbe essere la svolta, come crede il mercato.

CHI È SOL TRUJILLO

Nato a Cheyenne nello stato del Wyoming, nel 1951, di origini messicane, la sua biografia ufficiale è un lungo elenco di ruoli al vertice di società di comunicazioni grandi e medie in Usa, Europa e Asia. “Pioniere del digitale, campione della banda larga per stimolare la produttività e far avanzare l’innovazione in tutti i settori dell’economia, Sol è attivamente coinvolto in business sia nei mercati sviluppati sia in quelli emergenti, dalla Cina al Sud Asia al Nord America, all’Europa, all’Africa e al Medio Oriente. Siede in board come quelli di Target e Promerica Bank di Los Angeles, dove è vice-presidente; la cinese Silk Road Technologies, di cui è president e Weather Investments, con quartiere generale a Roma e investimenti in Europa, Medio Oriente e Africa”.

L’ELENCO DEI PRIMATI

Dopo la laurea all’Università del Wyoming in Business ha conseguito un Mba in Finanza, ed è stato assunto dalla AT&T dove, dopo sette anni, all’età di 32 anni, è diventato il più giovane executive nella storia della società. Con la fine del monopolio della telefonica Bell, Trujillo ha preso le redini della Us West, una delle sette controllate derivate dalla scissione, diventando il primo statunitense di origini ispaniche a ricoprire il ruolo di ceo in una delle 200 società di Fortune.
Nel 2001, l’ingresso in Orange, il gigante wireless basato a Parigi, per diventare ceo due anni dopo, diventando “il primo americano a guidare una società del Cac-40. Più di recente la sua carriera lo ha portato a guidare Telstra Corporation, la maggior società di comunicazione e media di Australia, di cui ha completato la privatizzazione e la trasformazione in una società media integrate”.
Sempre la biografia ufficiale riporta il suo ruolo di consulente di politiche commerciali per Clinton e per la seconda amministrazione Bush, nonché un impegno, lungo una vita, in difesa delle politiche di diversity sul luogo di lavoro.

L’AFFAIRE TELSRA

Fin qui la voce dell’interessato. “Per anni – si legge invece sul Sidney Morning Herald – è stato considerato uno dei grandi vandali economici d’Australia, così irragionevole e incapace di passare la palla a regolatore, competitor e legislatori che il governo ha deciso di costruire una nuova rete telecom. Solo fino al 2009 sembrava avesse bruciato miliardi di capitale degli azionisti di Telstra”. Non era così, anche se Trujillo non poteva prevedere che la sua arroganza avesse conseguenze tanto positive per gli azionisti. Si è trattato di fortuna, ma la scelta di non partecipare all’asta da 4,7 miliardi per la fibra ottica ha spianato la strada alla negoziazione, conclusa dal suo successore, per ottenere dal governo una compensazione da 11 miliardi per l’uso della rete proprietaria. Una scelta abbastanza singolare, dal momento che di fatto il governo “ha pagato a peso d’oro carrozze e cavalli mentre qualcuno aveva già inventato l’auto”.

Una strategia che, applicata a Telecom, se portasse gli stessi frutti, sarebbe salvifica.

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