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Tutti al capezzale del mattone cinese. O forse no. Qualcuno in Cina, non se la sente più di mettere una pezza agli immani problemi di un settore, quello immobiliare, che negli ultimi anni si è disintegrato un poco alla volta. Innescando una spirale di sfiducia che ormai ha contagiato i mercati. La prova è nella fuga di massa degli investitori a cui il mondo ha assistito in questi mesi. Ora da Pechino suona un’altra chiamata, l’ennesima.

Il partito ha stilato una lista di cinquanta società immobiliari in agonia, tra cui anche Country Garden, primo gruppo privato del Paese, che senza una nuova tornata di prestiti, fallirà senza ombra di dubbio. E per questo motivo ha chiesto ai più importanti istituti finanziari del Paese di fare piani di credito per gli ultimi due mesi di quest’anno e del prossimo anno che prevedano un sostegno al mercato immobiliare, che vive una grave crisi di liquidità.

La stessa Pboc, la banca centrale cinese, ha ordinato agli istituti finanziari di soddisfare le esigenze di finanziamento degli sviluppatori immobiliari, indipendentemente dalla loro struttura proprietaria. Tra le istituzioni finanziarie presenti a un incontro a porte chiuse, dal quale è partito il diktat, figuravano le principali banche, nonché cinque società nazionali di gestione patrimoniale e quattro grandi intermediari. Hanno partecipato inoltre funzionari delle borse di Shanghai e Shenzhen e dell’Associazione nazionale degli investitori istituzionali dei mercati finanziari.

Non è tutto, le stesse autorità hanno inoltre incoraggiato fusioni e acquisizioni nel settore immobiliare e hanno chiesto maggiore sostegno per garantire la realizzazione di progetti abitativi e la costruzione di case a prezzi accessibili. Per indorare la pillola che le banche chiamate all’ennesima operazione di soccorso dovrebbero mandare giù, il governo sta cercando di mantenere i tassi molto bassi, così da permettere un maggior apporto di credito. Ma ecco il problema.

Le banche potrebbero opporsi. Anzi, racconta Reuters, lo stanno già facendo. Gli istituti, già alle prese con una montagna di sofferenze, a causa delle difficoltà delle amministrazioni locali di onorare i prestiti ricevuti in passato e della pressoché totale insolvenza del settore immobiliare, a sua volta debitore delle banche, non se la sentono di prestare altro denaro a chi già sulla carta non può rimborsarlo. Il che crea l’ennesima spaccatura, tra i voleri del partito e le esigenze della politica e quelle dell’economia reale. La quale racconta questa verità: in ottobre i prezzi delle case in Cina sono scesi al ritmo più rapido degli ultimi otto anni.

Basta soldi al mattone. Le banche voltano le spalle a Xi Jinping

Il governo ha stilato una lista di cinquanta gruppi immobiliari in agonia, che senza una nuova iniezione di capitale andranno incontro a morte certa. Immediata la chiamata alle banche. Ma stavolta gli istituti non ci stanno e puntano i piedi

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