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C’è voluto il Wall Street Journal perché in Italia i quotidiani e le tv si accorgessero del “ricchissimo” business che ruota attorno ai farmaci rubati, riconfezionati e venduti in Europa o, più sovente, nei cosiddetti paesi in via di sviluppo. Il bello è che i colleghi giornalisti americani per descrivere i “predoni” del farmaco fanno riferimento a dichiarazioni rilasciate da un dirigente dell’Unità di prevenzione della contraffazione presso l’Aifa (Agenzia Italiana del farmaco). Praticamente è come se un giornalista italiano descrivesse, citando fonti americane, la “connection” tra narcos messicani e organizzazioni criminali americane a cavallo tra la frontiera che separa il Messico dal Texas.

L’INTERVISTA A DI GIORGIO

Intervistato dai reporter americani, il dirigente dell’Aifa, Domenico Di Giorgio, ha dichiarato: “C’entra sicuramente il crimine organizzato che ha steso una rete tentacolare in tutta Europa. Rubano farmaci antitumorali (i più costosi ndr), negli ospedali o dai camion utilizzati per la distribuzione, intervengono sui principi attivi, diluendoli sostituendoli con altre sostanze più economiche per poi rimetterli in commercio”. Tutto questo sotto l’accorta regia della camorra, ndrangheta, cosa nostra, ecc. A parte il fatto che non si capisce perché il solerte dirigente le informazioni in suo possesso non le abbia trasferite, invece che al Wall Street Journal, ad un qualsiasi Procuratore della Repubblica Italiana, la cosa che lascia interdetti è il meccanismo messo in piedi dai camorristi e dai loro complici.

COME AVVIENE IL TRAFFICO DI FARMACI

Un anonimo investigatore della Dia di Napoli, interpellato da “Il Mattino”, così descrive il losco traffico: “I farmaci rubati negli ospedali o dai camion vengono dirottati verso compiacenti che li tengono in custodia in attesa che si calmino le acque. Poi scatta la seconda fase che prevede la partenza dei carichi verso destinazioni straniere dove mani esperte e prive di scrupoli provvedono a far perdere ai prodotti i loro principi attivi, trasformando quelle stesse sostanze salvavita in farmaci inefficienti o addirittura pericolosi”. In altre parole e stando al racconto dell’anonimo investigatore, l’obiettivo primario dei malavitosi sarebbe non solo fare soldi ma provocare stragi di innocenti per pura malvagità. Infatti, seguendo un percorso logico, i predatori di farmaci non dovrebbero fare altro che trovare “ricettatori” specializzati a cui vendere il carico, questi si dovrebbero occupare di trovare adeguati acquirenti che penserebbero a piazzare la merce sul mercato nero che pure esiste dei farmaci. Ma perché attrezzare laboratori per depotenziare del principio attivo i farmaci rubati, sostituendoli con altre “sostanze”? In fin dei conti ai ladri di farmaci gli antitumorali rubati non sono costati niente. E’ la stessa cosa del ladro che svaligia un appartamento, i gioielli della nonna li smercia così come sono, non è che si mette a sostituire i brillanti con zirconi e l’oro con l’ottone. Cui prodest?

UNA BUFALA VEROSIMILE?

L’impressione è che siamo di fronte all’ennesimo “scoop” di provenienza d’oltreoceano che alla prova dei fatti si rivela una bufala verosimile solo perché ambientata in Italia ed è notorio che in Italia può succedere di tutto per il lettore americano delle infinite praterie e villaggi del Midwest. Comunque, per la cronaca, la Procura partenopea ha fatto sapere ufficialmente di non avere “alcun fascicolo in evidenza” , che non ci sono indagini in corso che mettano in collegamento la camorra con i furti di farmaci antitumorali. Altro discorso riguarda, questo sì, il ricchissimo business dei farmaci contraffatti.

I FARMACI CONTRAFFATTI

A vederli sono assolutamente simili ai prodotti autentici. Pastiglie, capsule, compresse, fiale, tutte perfettamente identiche a quelle distribuite nelle farmacie. Con un “piccolo” particolare: sono del tutto prive del principio attivo. In altre parole acqua colorata, nel migliore dei casi, schifezze incredibili nel peggiore. Il “business dell’inganno”, come lo chiamano gli esperti, ha superato di gran lunga l’incredibile cifra di settanta miliardi di dollari ed è in costante aumento. Tradotto questo dato e comparato con gli altri traffici illeciti a livello mondiale, vuol dire che il traffico dei farmaci taroccati ha superato quello della cocaina. Il numero di morti (oltre un milione) ascrivibile agli effetti derivanti o indotti persegue lo steso trend. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità in alcune regioni di Africa, Asia e America Latina più del 30% dei farmaci in commercio sono falsi. In paesi come la Nigeria i farmaci taroccati rappresentano la seconda fonte di ricchezza dopo l’estrazione del petrolio. Nelle viscere di Old Dheli, la città vecchia della capitale indiana, tra vicoli, anfratti e cunicoli si sviluppa un universo parallelo fatto di banchetti, stanzette sudice e maleodoranti dove passano di mano antibiotici, antidepressivi, antimalarici, realizzati mescolando gesso, acqua, fiori e strane polverine dai colori psichedelici. Del principio attivo curativo neanche l’ombra. E’ un mercato alimentato dalla povertà, dall’ignoranza, dalle malattie endemiche e dalla totale, assoluta, definitiva mancanza di controlli e dalla più pervicace corruzione stratificata.

TOSSINE DELLA GLOBALIZZAZIONE

La globalizzazione non produce solo tossine finanziarie. I subprime, i derivati, gli swop anche se inquinano il mercato almeno non ammazzano (non subito, diciamo), i falsi farmaci invece ammazzano eccome. La commissione UE fornisce alcuni dati: i farmaci contraffatti individuati alle dogane europee nell’ultimo anno sono stati oltre 3 milioni. Se vale la stessa percentuale della cocaina sequestrata, vuol dire che il mercato europeo assorbe almeno 300 milioni di confezioni di pillole false distribuite e consumate nel perimetro europeo.

IL PROFITTO DEI FALSI FARMACI

La Federal Drugs Administration si è divertita (si fa per dire) a calcolare il profitto atteso dallo smercio di falsi farmaci. Se una qualsiasi organizzazione criminale investisse mille dollari nella fabbricazione di banconote false il ritorno dell’investimento sarebbe pari a 3300 dollari; 20.000 nel traffico di eroina; 43.000 nel contrabbando di sigarette; tra i 40mila e i 100mila nella contraffazione di software; mezzo milione di dollari se l’impegno è rivolto a taroccare solo i farmaci per i problemi di “erezione”. Non c’è partita, i guadagni sono stratosferici e i rischi, tutto sommato, sono accettabili. In alcuni paesi di antica civiltà non è considerato un delitto falsificare i farmaci. Nel Regno Unito, ad esempio, si riceve una condanna più dura se si “copia” una camicetta che una medicina.

IL CASO DELL’EPARINA

Un caso che ha richiamato un certo interesse a livello mediatico è stato quello dell’eparina: un anticoagulante derivato per sintesi dall’intestino dei maiali e utilizzato nei malati in dialisi e negli interventi chirurgici. Si scopre che ben dodici aziende cinesi producevano e distribuivano worldwide eparina alterata da solfato di condroitina. L’autorevole rivista “The Lancet”, ha analizzato il prodotto e certificato che il solfato di condroitina è strutturalmente simile all’eparina ma costa 100 volte meno. In altre parole il principio è lo stesso dei narcos colombiani: si “taglia” la cocaina con calce o borotalco per aumentare il numero delle dosi. Oppure, se vogliamo, come accaduto in Italia col vino al metanolo.

I COSTI DEI FALSARI

D’altronde, impiantare una fabbrica dedicata alla produzione e vendita di medicine false non richiede investimenti esagerati. Si tratta di mescolare in calderoni un po’ di gesso con acqua, qualche colorante, zucchero e fiori. Il principio attivo, come detto, è un optional. Se le cose rimanessero così, tutto sommato i danni sarebbero limitati, purtroppo accade anche che vengano usate sostanze di dubbia provenienza, a volte tossiche che producono effetti micidiali con conseguenze irreversibili. “Nella maggior parte dei casi – spiega il professor Nicolas White dell’Università di Oxford – la sofisticazione è più subdola. Il principio attivo è presente ma in quantità insufficiente a curare la malattia con il risultato che non solo non si cura il malato, ma si aiuta l’agente patogeno a diventare molto più resistente alla malattia”.

IL RUOLO DI INTERNET

Last but not least, l’acceleratore internet. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha stimato tra il 5 e il 10%, il “valore” del mercato della contraffazione, in questo dato, però, manca quasi completamente il traffico di farmaci falsi spacciati via internet. Un indagine a campione svolta poco tempo fa in Italia in collaborazione tra OMS, Aifa, Istituto Superiore di Sanità e Comando generale dei carabinieri del Nas, ha evidenziato che il 50% dei farmaci venduti via internet sono riconducibili ad una truffa, In altre parole vengono intascati i soldi e non viene inviato nessun medicinale. Il 5% dei farmaci giunti al destinatario dell’ordine è autentico, il 20% è contraffatto e il restante è illegale, cioè composto da copie non autorizzate. Viene in mente un famoso aforisma di Albert Einstein: “Due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana e sulla prima ho qualche dubbio”.

Viaggio nel ricco business dei farmaci contraffatti

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