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Grazie all’autorizzazione del grupp Class editori pubblichiamo l’articolo di Gianfranco Morra apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Santi entrambi. Domani il tripudio, l’entusiasmo, la commozione saranno universali. Ci si attende l’arrivo di un milione di pellegrini, ma saranno molto di più. L’industria turistica gongola, la vendita di gadget, rosari, immagini, cartoline, medaglie, statuette, cappellini sarà eccezionale, la vigilanza e la sicurezza massime.

Quattro milioni di bottigliette, «acqua santa di Roma», saranno distribuite gratuitamente per confortare l’attesa. Come in tutte le manifestazioni di massa, commozione autentica e superstizione, religiosità profonda e facile entusiasmo, partecipazione profonda e superficiale curiosità, fede e business saranno inscindibilmente mescolati.

PAPA GIOVANNI XIII E PAPA GIOVANNI PAOLO II

Due papi tra loro molto diversi: il nunzio apostolico che si fidava di Mussolini, ma non di Hitler e salvò migliaia di ebrei, e il vescovo di Cracovia che patì sulla carne i misfatti del comunismo e contribuì a farlo cadere; il papa che dette inizio alla modernizzazione della Chiesa e quello che tirò il freno in nome della tradizione; il «papa buono» (certo non solo lui) che conquistò le masse e non ha avuto bisogno di miracoli per diventare santo, e il «papa polacco» che percorse nei suoi viaggi più di tre volte della distanza tra la terra e la luna; il diplomatico uomo d’azione, che rivelò come le due importantissime encicliche («Mater et magistra» e «Pacem in terris») le avessero scritte altri, e lo studioso di alto livello universitario.

L’AGGIORNAMENTO DI GIOVANNI XXIII

Entrambi erano necessari. La Chiesa non poteva non fare i conti con i profondi e radicali mutamenti avvenuti negli ultimi cento anni, ai quali doveva dare una risposta che partisse da un esame critico sulla sua struttura teologica e organizzativa. Giovanni XXIII trovò la parola giusta: «aggiornamento» (nessuna rivoluzione o salto o metamorfosi). Sapeva che i rischi c’erano, ma non si tirò indietro. Alcuni storici ritengono che non fu eletto papa per le sue doti, ma per la sua età (a 77 anni, durerà poco; ne regnò 5). Ma l’entusiasmo delle masse popolari fu immediato, anche a confronto con il precedente papa ieratico Pio XII. Si apprezzava in Roncalli la semplicità popolare, la saggezza contadina, la vicinanza anche di linguaggio al vissuto del popolo.

Giovanni XXIII non fece in tempo a godere delle novità positive da lui volute, né ad accorgersi dei danni notevoli che la Chiesa avrebbe sofferto per gli eccessi e le banalità postconciliari. Il Concilio da lui aperto fu chiuso da Paolo VI («mesto») non senza tristezza e timori. Toccherà a Giovanni Paolo II, con un pontificato lungo 27 anni, di aggiustare il timone della barca, salvando tutte le energie del Concilio e frenando le successive devastazioni. Un papa sicuramente «nuovo», dopo 456 anni di papi italiani, ecco un polacco.

LO STUPORE DELLA CANONIZZAZIONE

Ha stupito la rapidità con cui due papi (uno morto da appena 9 anni) sono stati canonizzati. Tra S. Celestino V, papa per tre mesi e dimissionario nel 1294, e S. Pio X, canonizzato nel 1954, ci fu un solo papa santo: Pio V, grande artefice della Controriforma e di Lepanto. Ma forse i tempi, come dice s. Paolo «si sono fatti più brevi» (1 Cor 7, 29). E non meno ha fatto discutere la scelta di due pontefici così diversi. I commentatori laicisti vi hanno visto la consueta prassi della Chiesa di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: uno «di sinistra», che favorì il passaggio in Italia da una Dc di centro-destra a una di centro-sinistra (l’alleanza con i socialisti è dell’anno 1963) e uno «di destra», sempre deciso nel rifiutare come anticristiane prassi etiche come divorzio, aborto, fecondazione in vitro, omosessualità, eutanasia. In realtà il problema è più complesso.

La Chiesa, che viene spesso accusata di integralismo e gregarismo, nella realtà è molto diversificata e pluralista. Non è un collettivo e non ha un pensiero unico, propone alcune verità indiscutibili, che non possono essere messe in dubbio. Ma su molti problemi è aperta e pluralista, come diceva S. Tommaso: «su alcune cose tutti uniti, su altre il dubbio è legittimo» (in necessariis unitas, in dubiis libertas). Questa «sinfonia» appare evidente non solo perché divengono santi due papi così diversi, ma anche perché per la prima volta alla cerimonia di papi presenti non ce ne sarà uno solo, ma due. Anche loro diversi non poco, nella indole, nelle qualità, nella strategia pastorale.

IL COMMENTO DI HANS URS VON BALTHASAR

Come ha scritto uno dei più acuti teologi del Novecento, lo svizzero Hans Urs von Balthasar, che Giovanni XXIII non volle al Concilio e Giovanni Paolo II fece cardinale, la Chiesa non è un collettivo, ma una orchestra: «Sinfonia vuol dire accordo. Diversi strumenti suonano insieme. Una tromba basso non è un violoncello, un violoncello non è un fagotto. Il contrasto fra gli strumenti deve essere il più netto possibile, in modo che ciascuno mantenga il suo timbro inconfondibile» (La verità è sinfonica, Jaca Book).

Tutte le differenze dei due Papi santi

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