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Qualcuno, al Cremlino, deve avere avuto una crisi di nervi. Tanto da arrivare a prendersela con quei banchieri che ancora lavorano con e per la Russia. Stavolta l’Occidente, che ha praticamente messo sotto sanzione l’intero sistema finanziario della Federazione, c’entra fino a un certo punto. Il pericolo, semmai, viene da dentro, come racconta un report del Cepa, il Center of european policy analysis. Stavolta sotto il fuoco di Mosca ci sono le vpn, vale a dire le connessioni interne private, che permettono alle banche e alle imprese di scambiarsi informazioni, dati, files di ogni sorta.

Il Cremlino, scrivono Irina Borogan e Andrei Soldatov (ambedue senior fellow presso il Cepa nonché giornalisti investigativi russi) starebbe cominciando a sentire puzza di bruciato tra le grandi istituzioni finanziarie, accusate di scambiare un gran quantitativo di informazioni poco gradite al governo, fuori cioè dal perimetro della censura. Si va dalla reportistica sulla situazione economica del Paese, fino all’andamento dei prezzi delle materie prime, passando per le notizie più strettamente legate al campo di battaglia in Ucraina. Tutto pericoloso, troppo. E per questo è arrivato il momento di stringere ancora di più le maglie.

Come? Semplice, stilando una lista di operatori che forniscono servizi e connessioni vpn, sicuri, a prova di propaganda e censura. E imposti a banche, finanziarie, assicurazioni. “Il ministero dello Sviluppo digitale ha adottato una strategia che prevede una lista bianca di servizi, scegliendo un numero limitato di fornitori a cui tutte le principali istituzioni finanziarie dovranno necessariamente rivolgersi”, scrive il Cepa. “I metodi di censura del Cremlino impediscono non solo alle aziende ma ai privati ​​cittadini di utilizzare le vpn per accedere a informazioni non censurate. Come in uno stato totalitario, la repressione viene effettuata da organizzazioni che non hanno nulla a che fare con la sicurezza o la censura”.

Attenzione, perché non si tratta solo di mettere la museruola alle banche e ai suoi manager e dipendenti. Anche i semplici correntisti rientrano nel grande gioco della censura russa. Gli stessi istituti, infatti, hanno ricevuto chiare istruzioni affinché segnalino alle autorità russe, tutti quei clienti che utilizzano vpn nei rispettivi luoghi di lavoro, fuori dalla lista poc’anzi menzionata. Il gioco è facile, perché ogni avvocato, commercialista o professionista che effettua pagamenti con l’home banking può fornire alla stessa banca il tipo di vpn usata. “Le banche ono state incaricate di punire i clienti che utilizzavano carte di credito e servizi vpn non considerati come affidabili”. La stretta è servita.

Mosca non si fida nemmeno delle sue banche. Report Cepa

Per impedire la circolazione e la diffusione di informazioni finanziarie potenzialmente sgradite alla censura, il governo ha imposto agli istituti una lista di operatori di rete ritenuti sicuri e affidabili. E lo stesso vale per correntisti e clienti

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