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I mercati a volte si fidano, altre volte no. Succede in Cina, per esempio, dove la sfiducia verso le prospettive del Dragone ha contagiato gli investitori, facendoli fuggire. In Europa, invece, le cose sembrano andare diversamente. Lo dimostra il grande afflusso di capitali che in queste ore sta interessando lo scacchiere europeo, con decine di miliardi di titoli sovrani sottoscritti dai fondi. Motivo? Semplice, i mercati scommettono che la Banca centrale europea taglierà i tassi prima della Federal Reserve.

Le ragioni ci sono tutte. A marzo l’inflazione americana è andata oltre le previsioni, toccando quota 3,5% e spingendo la Banca centrale americana a temporeggiare ancora su un taglio al costo del denaro. Come noto, la Bce è per tradizione in scia alla Fed: se quest’ultima taglia i tassi, a stretto giro lo fa anche Francoforte, che proprio oggi ha lasciato ancora una volta i tassi fermi. Il problema è che Jerome Powell, governatore della Fed, non è ancora sicuro di voler sgonfiare i tassi entro l’estate. Sarebbe un errore, è il ragionamento della Fed, tagliare i tassi ora con un’inflazione ancora sopra i livelli di guardia e poi magari ritrovarsi tra qualche mese a dare di nuovo gas al costo del denaro. Meglio agire quando la traiettoria discendete è certa, sicura.

Detto questo, quasi tutti all’interno della Federal Reserve ritengono, comunque, un taglio dei tassi appropriato quest’anno se l’economia evolve come previsto. Come si legge nei varbali del Fomc, il braccio operativo della banca centrale americana, “i recenti dati sull’inflazione sono deludenti, serve maggior sicurezza sui progressi sull’inflazione prima di tagliare i tassi d’interesse”. Tanto basta agli investitori a fiutare un sorpasso, ancora tutto da verificare, ovviamente, da parte della Bce.

E così i fondi stanno vendendo titoli del Tesoro statunitensi e acquistando titoli di Stato europei, scommettendo che un’inflazione più bassa in Europa consentirà alla Bce di iniziare a tagliare i tassi di interesse prima della Federal Reserve. Gestori finanziari come Pimco, JPMorgan Asset Management e T Rowe Price hanno, per esempio, tutti aumentato la loro esposizione al debito pubblico europeo. Ciò ha contribuito a spingere lo spread tra i costi di finanziamento tedeschi e statunitensi a 10 anni di riferimento a 2 punti percentuali, vicino al livello più alto da novembre.

“Il percorso per i tagli dei tassi in Europa è piu’ chiaro che negli Stati Uniti”, ha affermato Bob Michele, chief investment officer e responsabile globale del reddito fisso presso JPMorgan Asset Management. “Ed è difficile trovare una ragione economica che spinga la Fed a tagliare i tassi”. Il manager ha aggiunto che attualmente l’asset management “ha una detenzione più ampia del solito di titoli di Stato europei e si sta muovendo nella direzione di acquisirne di più”. La scommessa, insomma, c’è tutta. I mercati stanno attualmente scontando tre o quattro tagli dei tassi da parte della Bce entro la fine dell’anno, rispetto ai soli due o tre tagli della Fed. Tradotto, se non prima degli Usa, l’Europa taglierà i tassi più profondamente.

Sui tassi la Bce pronta al sorpasso sulla Fed. La scommessa dei mercati

Il dato oltre le attese sull’inflazione americana ritarderà con ogni probabilità il primo taglio dei tassi da parte della Banca centrale statunitense. Per questo i fondi sono convinti che l’Europa agirà prima, anche se Francoforte prende ancora tempo. E si regolano di conseguenza

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