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Hugo Chavez ha reso il Venezuela il punto di riferimento per tutti quei Paesi che volevano essere alternativi al “neoimperialismo” (definizione utilizzata dallo stesso Chavez) degli Stati Uniti. Nell’ultimo decennio, il Venezuela ha stretto fortissimi legami diplomatici ed economici con Russia e Iran, attori geopolitici con un disegno in contrasto con quello americano. Ad un anno dalla morte di Chavez, Caracas continua a coltivare un rapporto privilegiato con Mosca e Teheran.

Il 1 marzo il ministro della Difesa Serghei Shoigu ha dichiarato che la Russia intende espandere la sua presenza militare all’estero, costruendo delle basi in vari Paesi sparsi in tre continenti. Tra questi c’è anche il Venezuela dell’attuale presidente Nicolas Maduro. Nonostante queste dichiarazioni da nuova guerra fredda, i guai dell’economia venezuelana rischiano di incrinare i rapporti con il Cremlino. Lo scorso ottobre Lukoil, gigante russo del petrolio, ha deciso di cedere la sua quota di partecipazione nel progetto di sviluppo in un giacimento di greggio nel bacino dell’Orinoco. Tuttavia Mosca potrebbe presto rinsaldare i legami con l’alleato sudamericano. Se gli Usa dovessero davvero isolare la Russia dopo la quasi guerra con l’Ucraina, il Cremlino potrebbe decidere di dialogare maggiormente con gli stati che non si riconoscono nel sistema delle relazioni internazionali a guida americana.

Chavez voleva diventare il frontman del fronte anti-americano. L’affinità ideologica con l’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha plasmato la politica estera dell’Iran fino alla presidenza di Hassan Rohuani. Il leader bolivarista ha sempre sostenuto in maniera incondizionata lo sviluppo di un programma nucleare civile di Teheran. Il Venezuela si era rifiutato di applicare le sanzioni inflitte dalle Nazioni Unite al regime degli ayatollah. Grazie a investimenti, joint venture e accordi bilaterali, soprattutto nel settore energetico e delle costruzioni, il Venezuela ha sostenuto le casse iraniane negli anni delle sanzioni internazionali. Oggi che l’asse ChavezAhmadinejad non c’è più i rapporti tra Venezuela e Iran potrebbero raffreddarsi. Soprattutto perché gli iraniani si sono tirati fuori dall’isolamento internazionale dopo l’accordo sul nucleare con l’Occidente. L’Iran si è già detto pronto ad aprire le porte agli investimenti stranieri. Le major del petrolio americane ed europee sono già pronte per quella che il Wall Street Journal ha definito “Iran gold rush”.

Anche se i rapporti del Venezuela con Russia e Iran non sembrano più solidi come ai tempi di Chavez, questi tre paesi sembrano destinati a procedere a braccetto, soprattutto in campo economico ed energetico. Si tratta di Paesi produttori di idrocarburi con sistemi economici che dipendono dalle esportazioni di gas e petrolio. La ricerca di energia a basso costo, l’incremento d ella produzione di idrocarburi non convenzionali in Europa e Asia e la rivoluzione americana dello shale gas rischiano di mettere in pericolo i proventi delle esportazioni di gas e petrolio e di indebolire le loro economie e la legittimazione dei governi di Caracas, Mosca e Teheran.

I legami tra Mosca, Teheran e Caracas voluti da Hugo Chavez

Hugo Chavez ha reso il Venezuela il punto di riferimento per tutti quei Paesi che volevano essere alternativi al “neoimperialismo” (definizione utilizzata dallo stesso Chavez) degli Stati Uniti. Nell’ultimo decennio, il Venezuela ha stretto fortissimi legami diplomatici ed economici con Russia e Iran, attori geopolitici con un disegno in contrasto con quello americano. Ad un anno dalla morte di Chavez,…

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