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Questo commento è stato pubblicato oggi su L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Brescia Oggi

Tanto tuonò contro la chiacchiera politica in tv che alla fine c’è cascato anche lui. Lui Beppe Grillo, il leader non parlamentare ospite della terza Camera, com’è stato ribattezzato il salotto di Bruno Vespa. Il conto alla rovescia del voto europeo ha imposto al comico più politico d’Italia di giocare l’ultima e più azzardata carta: fare come tutti gli altri politici, che spiegano il programma elettorale nel programma televisivo. Ma dopo aver in questi giorni scomodato Hitler, Stalin, la vivisezione di Dudù (che non è un altro dittatore, ma solo il barboncino di Silvio Berlusconi) e il concetto di lupara bianca a cui Matteo Renzi sarebbe condannato, che altro di più mostruoso potrà ancora escogitare il Beppe tuonante?

LA SFIDA A CHI LE SPARA PIU’ GROSSE

Eppure, bisogna pur constatare che la tracimazione verbale è il rito collettivo di queste elezioni. Senza arrivare ai livelli della macabra ironia di Grillo, Renzi gli ha risposto dandogli del “buffone” (insulto o complimento?). E Berlusconi lo considera un ”aspirante dittatore”. Ma il fiume d’offese, la sfida a chi le spara più grosse finisce per cancellare il perché del voto in arrivo. Gli elettori sembrano chiamati non a scegliere come far diventare l’Italia un po’ più europea, e magari l’Europa un po’ più italiana, ma soltanto sollecitati ad assistere a una crociata di invettive. All’insegna del “dopo di me il diluvio”. Di parole.

LA CREDIBILITA’ DI MERKEL

Alzando il volume, i due maggiori contendenti Renzi e Grillo sperano d’alzare anche la posta elettorale in gioco, naturalmente immaginando quale potrà essere l’effetto su Roma del voto per Strasburgo. Con Berlusconi terzo incomodo e tutte le altre liste che potranno finalmente misurare, come a braccio di ferro, il peso della loro forza. Ma se le europee diventano l’ennesimo voto casalingo, i vari protagonisti sbagliano repertorio. Pensano che basti proclamare che andranno “a battere i pugni sul tavolo della Merkel”, per far tremare il tavolo. E soprattutto per spaventare Frau Angela. Che invece non curandosi troppo dei minacciosi parolai, s’è costruita una solida credibilità in patria.

L’INGREDIENTE MANCANTE

Ecco che cosa manca nella corrida in corso: la credibilità. Quando tutti parlano e promettono, ogni seria questione italiano-europea, dal lavoro all’immigrazione, dal fisco al commercio, dalla sicurezza all’Erasmus viene delegata “agli altri”. E così a decidere per noi sarà chi ha saputo spiegare ai suoi connazionali in tedesco, francese, inglese e altre lingue come sfruttare le opportunità dell’Europa.

Loro sì che rideranno di gusto, il giorno dopo.

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