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Che sta succedendo al frenetico attivismo riformatore e in parte pure un po’ grillesco di Matteo Renzi? Ovvero, come mai ultimamente il governo renziano, dopo atti e parole, incassa qualche critica e pure un paio di indirette bocciature?

Certo, nulla di grave. Nessuna sconfessione palese dell’esecutivo, che però in alcuni casi si barcamena tra qualche figura barbina e qualche inattesa sconfessione. Vediamo perché

QUESTIONE GENOVESE

Quanto alle figure barbine, non stiamo parlando della deriva grillesca di Renzi e del Pd che per non farsi sorpassare in giustizialismo dal Movimento 5 Stelle votano a favore dell’arresto di un loro esponente di spicco, come Francantonio Genovese, come è avvenuto ieri alla Camera dei deputati, mentre contro l’arresto dell’ex segretario del Pd hanno votato Forza Italia e il Nuovo Centrodestra.

LA SBERLA DEI TECNICI DEL SENATO

No, stiamo parlando di faccende che riguardano più l’economia, i conti pubblici e le aziende partecipate dal Tesoro. Infatti, dopo i rilievi dei tecnici del Senato sulle coperture finanziarie – ballerine, secondo l’ufficio studi di Palazzo Madama – che hanno fatto infuriare il premier (stimmatizzato per questo da Giuliano Cazzola in un commento per Formiche.net) – Palazzo Chigi e Tesoro hanno dovuto registrare un paio di stop inattesi.

IL PRECEDENTE ENI

E’ quanto avvenuto lo scorso 8 maggio nel corso dell’assemblea dei soci dell’Eni, quando non è passata la clausola di onorabilità degli amministratori proposta dal ministero dell’Economia (una clausola che era stata anche uno dei fattori che aveva indotto l’esecutivo a non riconfermare alla testa dell’Eni l’ex ad Paolo Scaroni, coinvolto in alcune inchieste giudiziarie).

(SCARONI VIVISEZIONATO DA UMBERTO PIZZI. LE GALLERY DI ARCHIVIO)

CHE E’ SUCCESSO ALL’ASSEMBLEA DI FINMECCANICA

Ieri c’è stato un effetto Scaroni anche su Finmeccanica. Le assise dei soci della società attiva nella difesa e nell’aerospazio hanno rinnovato il consiglio di amministrazione e sancito il passaggio di consegne fra l’ad uscente, Alessandro Pansa, e l’ad nominato dal governo Renzi, Mauro Moretti, che ha lasciato la guida delle Ferrovie dello Stato.

(FINMECCANICA SVISCERATA DA UMBERTO PIZZI. TUTTE LE FOTO)

VOTO DELUDENTE PER PADOAN

Ebbene, la clausola proposta dall’azionista di controllo (il Mef ha il 30,2% del capitale) ha ottenuto solo il voto favorevole del 66,1 per cento del capitale presente, nel corso dell’assemblea di Finmeccanica, la società presieduta da Gianni De Gennaro. Ma non basta, come ha scritto oggi sul Sole 24 Ore Gianni Dragoni: perché per modificare lo statuto della società occorre il voto favorevole del 75% del capitale presente in assemblea straordinaria.

CHE COSA PREVEDEVA LA CLAUSOLA BOCCIATA

La clausola di onorabilità era prevista dalla direttiva firmata dall’ex ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, del24 giugno 2003. La direttiva – ricorda il Sole 24 Ore – prendeva spunto dall’inchiesta giudiziaria per corruzione internazionale su Finmeccanica. Secondo la clausola proposta dal Mef, sarebbe stata causa di ineleggibilità o decadenza degli amministratori una sentenza di condanna, anche non definitiva, per reati in materia finanziaria, societaria, tributaria, contro la pubblica amministrazione o reati associativi particolarmente infamanti.

(PIZZI PIZZICA MANAGER E VERTICI DI GRANDI SOCIETA’ NEI SALOTTI)

QUESTIONE BUONUSCITE

Ieri però un’altra figura barbina del governo è stata sottolineata dalla senatrice montiana di Scelta Civica, Linda Lanzillotta, vicepresidente del Senato: “Sono rimasta largamente insoddisfatta per la non risposta del Governo sulla possibilità di bloccare le maxi buonuscite per i vertici di Eni, Enel e Terna. La risposta del Ministero dell’Economia alla mia interrogazione è infatti largamente elusiva per quanto riguarda il passato e, soprattutto, non pone nessun obiettivo per il futuro, lasciando intendere che le cose resteranno così come sono perché questa è la prassi del mercato”.

(SCARONI, CONTI E SARMI COCCOLATI DA PIZZI)

LA LAMENTELA DI LANZILLOTTA

Continua Linda Lanzillotta: “Trovo tutto questo sconcertante – ha proseguito Lanzillotta – soprattutto in tempi di spending review e di campagna per la sobrietà; il messaggio offerto oggi dal Governo è quello del “non possiamo intervenire”. Un messaggio disarmante ma anche falso perché il Mef è pur sempre l’azionista di maggioranza di queste grandi società e, quindi, si potrebbe dare, almeno per il futuro, una linea d’indirizzo per contenere i bonus milionari. Ricordo infatti che parliamo di amministratori che non sono stati rimossi ma che hanno portato a termine il loro mandato, in assenza quindi di risoluzione traumatica dell’incarico; non risulta che simili “liquidazioni” siano previste per gli amministratori di analoghe società per azioni controllate da azionisti privati. Spero che Renzi batta un colpo e non si faccia fagocitare dai tecnici e burocrati del Mef che in Senato, con una risposta tortuosa e pressoché incomprensibile, hanno di fatto contraddetto totalmente la sua linea”.

Eni, Finmeccanica e Irpef, si moltiplicano le sberle ricevute da Renzi e Padoan

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