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BlackRock scocca l’affondo sull’Italia. La banca yankee è salita, con un’operazione datata 13 febbraio, al 5,004% nel capitale di Intesa Sanpaolo, da una quota precedente sotto la soglia rilevante del 2 per cento. In questo modo la Pietra Nera è diventata il secondo maggior azionista dopo la Compagnia Sanpaolo (9,713%). Gli altri soci con quote superiori al 2% in Intesa sono Fondazione Cariplo (4,946%), Fondazione Cassa di risparmio Padova e Rovigo (4,514%), Ente Cassa di Risparmio Firenze, Generali (2,629%) e Fondazione Cassa di risparmio in Bologna (2,022%). La partecipazione di BlackRock è detenuta non direttamente ma attraverso diciannove fondi controllati dalla banca Usa. E in effetti, alla Consob, BlackRock ha comunicato che la sua partecipazione in Intesa Sanpaolo è a titolo di “gestione non discrezionale del risparmio”. Dunque, si tratta di una quota non strategica.

LE ALTRE PARTECIPAZIONI ITALIANE

Ma certo è che il colosso yankee dell’asset management non è insensibile al fascino italico: e infatti detiene partecipazioni intorno al 5% anche in altre società domestiche, non solo finanziarie: in Prysmian, Ubi Banca, Atlantia e Azimut. Nell’ultimo anno BlackRock è stata oggetto per tre volte delle attenzioni della Consob, l’ultima volta lo scorso dicembre quando dichiarò alla Sec di essere salita oltre il 10% del capitale di Telecom Italia, salvo poi correggere la comunicazione attribuendola a un errore tecnico. “Non siamo una colonia” aveva tuonato il presidente di Consob Giuseppe Vegas.

LE SCIVOLATE DEL FONDO AMERICANO

Ma non era la prima volta, ha raccontato il giornalista Ugo Bertone sul Foglio dello scorso 17 dicembre, che “i comportamenti degli uomini di mister Laurence Fink (il ceo di Blackrock, ndr) suscitano le reazioni indispettite (o peggio) della Consob. È successo in occasione dell’aumento di capitale di Unicredit, quando il fondo, dopo aver dichiarato di essere sceso dal 4 all’1,7 per cento del capitale, confermò la quota iniziale. O, peggio, quando con un eccezionale e sospetto tempismo liquidò la propria partecipazione in Saipem, il 2,3 per cento, poche ore prima del profit warning lanciato dalla consociata dell’Eni”. La procedura utilizzata nel caso di Saipem, un accelerated bookbuild, fu organizzata in poche ore e causò un crollo del titolo oggetto della cessione del 34,3% in un’unica seduta.

L’OPERAZIONE SU INTESA 

L’operazione che oggi ha riguardato Intesa non è strategica, ma il gestore americano ha confermato ieri mattina il proprio interesse a svolgere un ruolo attivo sul mercato italiano. “BlackRock investe in aziende quotate in tutto il mondo per i suoi clienti – ha detto a Radiocor Jonathan Mullen, capo della comunicazione per l’area Emea della banca Usa – questo fa di BlackRock un importante player sul mercato o attraverso il suo indice o tramite il business di gestione attiva. Il fondo è spesso un importante azionista nelle aziende quotate, incluso in Italia”

IL RESTO DEL MONDO

Nel giro di 25 anni, BlackRock è diventato il primo investitore a livello globale, come ha scritto Andrea Giacobino su Formiche.net. Non solo. “The Economist – ha aggiunto Giacobino – analizzando il colosso del risparmio gestito, focalizza la sua attenzione sulla sua piattaforma di risk management Aladdin: si tratta di uno strumento che supervisiona gli asset di oltre 170 fondi pensione, banche, compagnie assicurative e così via”. Una piattaforma che viene utilizzata anche da molti operatori concorrenti, il che contribuisce ad appiattire i giudizi sui mercati e il pensiero critico in merito alla formazione dei prezzi, che è una delle cause della crisi . “Insomma, il fatto che troppi investitori si basino su un unico modello crea un’ortodossia malsana, che rischia di incrementare la volatilità dei mercati”: un effetto che potrebbe diventare un boomerang.

STRATEGIA VINCENTE

Finora, però, la strategia di Mr Fink è risultata vincente: nel 2013 le azioni BlackRock sono cresciute quasi del 50 per cento, fino a sfiorare i 300 dollari. Un successo che dipende anche dal fatto di essere il “primo azionista di Apple, con una quota del 5,1%, Exxon (5,4), Google (5,8), General Electric (5,5) e buona parte del resto della Corporate America – ha scritto Bertone – Una potenza smisurata che si riflette pure nella piccola Borsa italiana dove la Pietra Nera è, forse per le dimensioni, abituata a comportarsi come un elefante in cristalleria”.

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