Così Luigi Di Maio scalda la campagna moderata di Chiara Appendino a Torino

30/05/2016

Ultima domenica di campagna elettorale. A Torino l’unico che riesce a mobilitare le folle in piazza è Vincenzo Nibali. E così ieri, complice la pioggia o la festa dello “Squalo dello Stretto” all’ombra della Mole, la candidata sindaco Chiara Appendino (M5S) non è riuscita a riempire piazza San Carlo, la stessa in cui Beppe Grillo nel 2008 catalizzò 40 mila persone, per il suo secondo Vaffa day.

L’atmosfera si rianima quando verso l’ora di cena arriva Luigi Di Maio, vice presidente della Camera ed esponente di punta del direttorio pentastellato: “Siamo pronti per governare le grandi città e per restituirvi le chiavi dei vostri comuni, dopo 30 anni di porte chiuse e di muri di gomma”, urla dal palco. Alle prossime comunali non andrà in scena un semplice scontro “tra candidati, ma tra due idee di Paese”. Da un lato c’è un’idea dell’Italia fatta di “deficit, spese inutili, privilegi e riforme costituzionali falsamente spacciate come ricette per abbassare i costi della politica”, dall’altro c’è “la nostra idea di Paese, quella di chi non ha aspettato le leggi per rinunciare a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali, alle auto blu e ai voli di Stato. Così come non abbiamo aspettato una legge per imporre a chi si candida di essere incensurato”.

Poi dal palco parte la stoccata al premier Matteo Renzi, che oggi è a Torino per tirare la volata a Piero Fassino: “Mi vengono a dire che io dovrei chiedere le dimissioni di Renzi per il referendum di ottobre, ma io gli chiedo le dimissioni per il disastro occupazionale che ha creato in questo paese col Jobs Act e con Garanzia Giovani. Abolito l’articolo 18, ha creato un sistema di voucher”. Mentre Di Maio vaticina “una settimana di attacchi scomposti ai 5 stelle” da parte dei partiti, che considerano i Comuni “dei bancomat per finanziare carriere politiche”, da parte di “certa stampa” e perfino dal premier. Tutti urlano “onestà, onestà”.

Poi tocca ad Appendino, appena bollata da Repubblica come “maestrina senza lampi di fantasia” che “fatica a tirar fuori le unghie”. “Mi hanno detto che sono una secchiona, una timida che non attacca gli avversari. La politica che parla di sé e per sé ha stufato a sufficienza. La gente non vuole più ascoltare slogan e annunci, ma proposte concrete”. E lei dal Palco ne snocciola qualcuna: “Se sarò sindaco, a ottobre farò un grande patto con i cittadini per far ripartire le periferie tutti insieme, perché una città è una comunità e non può essere divisa in serie A e in serie B”. E ancora: “Ci batteremo per il reddito di cittadinanza che introdurremo subito, taglieremo il 30% di staffisti al Comune per creare un fondo da 5 milioni di euro che servirà a inserire i giovani nelle pmi, vera linfa del tessuto imprenditoriale”. E poi un altro fondo per risarcire gli anziani da scippi e furti.

Intanto Fassino (Pd) con la fascia tricolore da sindaco si congratula con Nibali per la vittoria del Giro d’Italia, qualche piazza più in là, davanti ad una marea di gente, mentre c’è chi come Osvaldo Napoli (Fi) fa la sua passerella nei bar del centro per stringere le mani dei cittadini.

Oggi si ricomincia: Matteo Renzi è atteso al Teatro Alfieri per Fassino e in serata l’Unione Industriale di Torino ospiterà un dibattito tra i principali candidati.

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