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Riforme e competenze. La sfida del Recovery Plan italiano

Lungo

Che cosa si è detto al Meeting di Rimini nel corso del dibattito dal titolo “Capitale umano e sviluppo sostenibile” al quale hanno partecipato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, l’amministratore delegato e direttore generale di Tim Luigi Gubitosi, il chief institutional affairs ed external communication officer di Intesa Sanpaolo Stefano Lucchini e il presidente di Conai Luca Ruini

La tecnologia che avanza, il lavoro che cambia, il mondo che si trasforma. In poche parole, come ha affermato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti dal Meeting di Rimini, una nuova rivoluzione industriale, pari per intensità alle precedenti, è in pieno svolgimento in questi anni. Una marea che cresce e che impone a tutti gli attori politici, economici e sociali, di mettersi in gioco, con responsabilità, per guidare e favorire un processo che definire solamente transizione è riduttivo.

Ecco perché, per rispondere in maniera adeguata alle sfide che tutto questo inevitabilmente comporta, la logica del corto respiro, anche e soprattutto nelle politiche pubbliche da mettere in campo, non può essere sufficiente. Serve di più. Molto di più, com’è stato sottolineato con forza oggi nel corso del dibattito dal titolo “Capitale umano e sviluppo sostenibile”, che ha animato la mattinata alla Fiera di Rimini.

Sul palco, oltre al ministro Giorgetti e al presidente della Fondazione dei Popoli Giorgio Vittadini, hanno anche preso la parola l’amministratore delegato e direttore generale di Tim Luigi Gubitosi, il chief institutional affairs and external communication officer di Intesa Sanpaolo Stefano Lucchini e il presidente di Conai Luca Ruini. Figure dalle professionalità diverse tra loro, ma accomunate, almeno quest’oggi, dal messaggio di fondo affidato alla platea del Meeting. Ovvero, l’importanza di programmare e di costruire con pazienza e tenacia. O, anche, il coraggio di non piegarsi alla dittatura dell’immediato, del qui e ora.

“La politica è chiamata a tornare al pensiero lungo e a uscire dalla logica quotidiana”, ha scandito Giorgetti, al quale hanno fatto eco gli altri relatori. “Faccio un appello alla politica: torniamo indietro di settant’anni e seguiamo l’esempio dei nostri padri, che hanno avuto il merito di pianificare il futuro”, ha commentato ad esempio Lucchini. O ancora Gubitosi che ha declinato questa esigenza nella chiave attualissima del Next Generation Eu e del rilancio cui tutto il Paese, nessuno escluso, è chiamato a lavorare pancia a terra: “Le riforme siano di lungo periodo, a partire dall’istruzione, che deve rappresentare la nostra assoluta priorità. In passato non c’erano le risorse mentre ora le abbiamo. Ma non dobbiamo sprecarle”. Anche per governare il cambiamento che inevitabilmente coinvolge tutti, dalle istituzioni alle imprese fino ai lavoratori, sotto ogni profilo e in ogni settore. “Dobbiamo pianificare la transizione ambientale e digitale nel modo corretto”, ha ammonito nel corso del dibattito Ruini.

In questo senso imparare a convivere con il cambiamento e con lo sviluppo sempre più rapido della tecnologia non costituisce un’opzione, ma un imperativo, a cui, com’è ovvio, non può certo sfuggire il mondo del lavoro. Reskilling e formazione continua sono due necessità a cui nessuno di noi può sottrarsi, ma ci sono anche altre parole chiave da tenere a mente, tra le quali rientrano ad esempio, secondo l’amministratore delegato di Tim Gubitosi, “flessibilità e adattabilità”. Caratteristiche che oggi il privato sembra detenere molto più del pubblico. L’obiettivo è abbattere questa distanza, in un’ottica di rinnovata collaborazione. “Ci vuole metodo”, ha sottolineato ancora Gubitosi. “Le tante competenze di cui l’Italia dispone devono essere messe a sistema: non è più il tempo delle soluzioni semplici”, ha commentato Ruini. Discorso valido per l’oggi e a maggior ragione pure per il domani, per le nuove generazioni a cui si è rivolto Lucchini in chiusura di dibattito con una citazione tratta da Enrico Mattei. “Il futuro è di chi lo sa immaginare”, ha affermato. Ossia, ha spiegato, “dobbiamo essere pronti a metterci in gioco sempre, ma occorre prepararsi e formarsi adeguatamente”.

Appunto, quella delle competenze rimane la sfida chiave da vincere per disegnare l’Italia che verrà.



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