“Nel 2024 il nostro sistema ha attivato oltre 3,8 miliardi di euro di giro d’affari, contribuito per 2 miliardi al Pil e sostenuto quasi 25 mila posti di lavoro”. Le parole di Ignazio Capuano, presidente del Conai, che oggi ha introdotto i lavori alla presentazione del Rapporto di Sostenibilità
La legge sull’economia circolare, la cui adozione da parte della Commissione Europea è prevista entro il prossimo anno, “mira a creare un mercato unico per le materie prime seconde, aumentare l’offerta di materiali riciclati di alta qualità e stimolare la domanda di tali materiali all’interno dell’Ue”. Nelle intenzioni del legislatore è una tappa fondamentale per rendere l’Unione leader mondiale nell’economia circolare entro il 2030, così come delineato dalla “Bussola della Competitività”, presentata lo scorso gennaio dalla Presidente della Commissione Ursula von del Leyen, prima grande iniziativa strategica che orienterà i cinque anni di mandato della governance europea. Il piano della Commissione rende operative le raccomandazioni del Rapporto Draghi nelle tre principali aree di intervento: innovazione, decarbonizzazione e sicurezza.
Il “tasso di circolarità” è un modo per misurare quanto sia circolare l’economia di un Paese; mostra la quantità di materiali che vengono utilizzati, quanto viene riciclato o riutilizzato. Attualmente il tasso di circolarità in Europa è di circa il 12%; l’obiettivo è di raddoppiarlo entro il 2030. L’Italia mantiene il più alto livello di utilizzo circolare di materia con il 21%, a fronte di quella delle principali economie europee, come la Francia (17,6%) e la Germania (13,9%). Migliora anche la gestione dei rifiuti, con il riciclo dei rifiuti urbani che, nel 2023, ha raggiunto il 51%. Meglio di noi fa soltanto la Germania con un notevole 68,2%, mentre rimangono staccate Francia (42,2%) e Spagna (41,4%).
Si inseriscono in questo quadro le ottime performance della gestione degli imballaggi nell’intero ciclo di vita, dalla produzione a fine vita. Nel 2024, in Italia, sono stati riciclati il 76,7% dei rifiuti di imballaggio, ossia 10 milioni 700 mila tonnellate dei circa 14 milioni immessi al consumo. Aumentano anche gli imballaggi riutilizzati: oltre un milione 250 mila tonnellate, 20 mila in più dell’anno precedente. Sono stati, così, già superati gli obiettivi di riciclo e recupero previsti al 2025 (65%) e quelli al 2030 (70%).
“La sostenibilità è una scelta che determina il futuro del Paese e delle imprese, non è un’opzione. In Conai lo sappiamo da più di ventisette anni: gestire correttamente i materiali da imballaggi significa generare valore economico, occupazionale e ambientale, e farlo in modo corretto”. Lo ha detto Ignazio Capuano, presidente del Conai, introducendo i lavori alla presentazione del Rapporto di Sostenibilità, presentato oggi a Milano. “Nel 2024, ha continuato Capuano, il nostro sistema ha attivato oltre 3,8 miliardi di euro di giro d’affari, contribuito per 2 miliardi al Pil e sostenuto quasi 25 mila posti di lavoro”.
Questi risultati si inseriscono in una visione di “transizione competitiva”, un approccio alla sostenibilità che non si limita alla dimensione ambientale, ma la riconosce come una leva fondamentale per l’innovazione, l’attrazione di investimenti e la generazione di valore condiviso per il Paese. In uno scenario di crescita rallentata, con forti dazi che condizionano i mercati, i numeri ci dicono che rallentare la transizione comporta maggiori costi rispetto ad una transizione con molta innovazione che porterebbe un effetto positivo in termini di crescita in senso sostenibile.
“Questo rapporto è uno strumento prezioso anche per orientare le politiche pubbliche, ha detto Vannia Gava, Viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “I numeri che sono stati presentati confermano che il riciclo non è solo una scelta ambientale, ma una vera politica industriale. Risultati importanti che devono essere consolidati con iniziative mirate a sostenere e sviluppare la competitività di un settore energivoro e sottoposto a forte concorrenza internazionale, rendendo il materiale riciclato competitivo anche nei costi. In questa direzione va l’Energy Release, appena operativo, che garantirà energia rinnovabile a prezzo stabile alle imprese più energivore”.
Il riciclo si conferma un attore essenziale nella transizione verso un modello circolare che produce benefici ambientali sempre più importanti. Grazie al riciclo degli imballaggi l’Italia ha risparmiato, nel 2024, 12,2 milioni di tonnellate di materie prime vergini, ossia il peso di oltre 830 Torri di Pisa; ha evitato l’utilizzo di 55 Terawattora di energia primaria, pari ai consumi domestici della metà delle famiglie italiane; e ha ridotto le emissioni di gas serra fino a 11,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, che corrispondono a quelle di circa 9 mila voli intorno al mondo.
Il Sistema Conai, è bene ricordarlo, è costituito oltre che dai consorzi di filiera (acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, vetro, plastica biodegradabile), dalle imprese che producono e utilizzano gli imballaggi e da quelle del riciclo. In un contesto socio-economico come quello che stiamo vivendo, sia a livello nazionale che internazionale, il Conai ha sempre cercato e promosso un dialogo attivo e collaborativo tra istituzioni, imprese ed Enti locali che ha portato “all’individuazione di un insieme di priorità strategiche fondamentali per rafforzare la resilienza e la competitività del sistema”. Da qui è emersa la necessità di regole chiare, orientate ai risultati e capaci di consolidare fiducia e pianificazione industriale.
“Sostenibilità significa, infatti, capacità di trasformare una visione ambientale in valore industriale, ha ricordato Simona Fontana, direttore generale del Conai. “La qualità delle filiere, l’innovazione tecnologica e la collaborazione con i territori sono i pilastri che ci consentono di ottenere risultati concreti e di rafforzare la competitività del Sistema Paese, consolidando il ruolo dell’Italia nella transizione circolare europea. Il gioco è trasformare il quotidiano in straordinario, con un impegno costante e sempre presente”.
Un pilastro altrettanto importante riguarda la promozione dell’innovazione e delle partnership, insieme all’integrazione sempre più stretta tra transizione verde e trasformazione digitale, considerate una leva unica per sostenere una crescita competitiva e duratura. A ciò occorre affiancare la necessità di prestare particolare attenzione alle piccole e medie imprese. Garantendo loro un accesso più semplice agli strumenti finanziari necessari per affrontare la transizione ecologica.
“I numeri dell’economia circolare testimoniano un sistema solido e competitivo, ha ribadito Lara Ponti, vicepresidente di Confindustria per la transizione ambientale. “Negli ultimi cinque anni il valore aggiunto è in crescita e il settore coinvolge 600 mila lavoratori. Tuttavia, per mantenere questa rotta dobbiamo rafforzare la capacità di innovazione. Per questo servono politiche mirate e una collaborazione sempre più stretta tra pubblico e privato, così da sostenere un modello di sviluppo davvero sostenibile e orientato al futuro”.
Concludendo i lavori, il ministro per gli Affari Europei, Tommaso Foti ha ricordato che “quando parliamo di sostenibilità non parliamo di ideologia, ma di competitività, di innovazione, di futuro produttivo del Paese. L’Italia, povera di energia e di materia prime, ha saputo trasformare questi limiti in vantaggi: efficienza, risparmio, riciclo. La transizione ecologica, oggi, ci chiede un salto di qualità, realistico e compatibile con il nostro sistema produttivo. Non possiamo accettare, quindi, modelli calati dall’alto che finiscono per penalizzare chi produce. Serve una grande operazione di semplificazione, iter più veloci, procedure digitali. L’Italia ha riaffermato in sede Ue un approccio equilibrato che concili competitività e sostenibilità per rendere le nostre imprese più forti e competitive sui mercati globali”.
















