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“Chi ci attacca rotola nel fango. Noi andiamo avanti a testa alta”. Il premier Giorgia Meloni, nel videomessaggio consegnato alla kermesse dedicata a fare il punto sul primo anno di governo, condensa in queste parole il segno del suo impegno. Non si presenta fisicamente. “Sono umana”, dice. È provata: dalla missione in Medio Oriente alla tempesta privata che si è scatenata a seguito dell’annuncio di essersi separata dal compagno Andrea Giambruno. Ed è proprio dopo il post pubblicato sui social che si è scatenato il vespaio. “Tutte le critiche che sono arrivate contro di lei o contro qualcuno a lei vicino sono tutte funzionali a delegittimare l’immagine del premier agli occhi dell’elettorato. Ma l’effetto che si ottiene è l’esatto opposto”. A dirlo a Formiche.net è Luigi Di Gregorio, docente di comunicazione politica all’università della Tuscia.

Le critiche che sono state mosse a Meloni sono di vario genere. Dal timing alla scelta del mezzo di comunicazione – i social – sui quali il presidente del Consiglio ha annunciato la fine del rapporto con Giambruno. Secondo lei, cosa ha funzionato e cosa no?

A mio modo di vedere la scelta della modalità di comunicazione del premier è stata azzeccatissima. Sarebbe stato invece un errore, paradossalmente, mandare un comunicato che è una forma più formale e meno “intima”. Con quel post, Meloni comunicava la fine di una relazione. Dunque una dimensione molto personale. Mi pare, torno a dire, che la stragrande maggioranza dell’ondata di fango che è arrivata sia frutto di un pregiudizio ideologico. Lo stile del premier è stato ineccepibile.

Come valuta la scelta di non partecipare direttamente alle kermesse del partito?

È comprensibile. Al di là delle dietrologie, Meloni penso sia davvero provata. Anche perché fino alla sera prima era in Medio Oriente. Stanchezza, tutto qui. Dovendo scegliere dove non presenziare, ha scelto di non farlo con la sua comunità. Che comunque la “perdona”.

Nel video di Meloni, seppur velatamente, c’è un j’accuse a chi ha attaccato, in questi mesi, non solo lei ma anche membri della sua famiglia a partire dalla sorella. Vittimismo o legittima rivendicazione?

La storia tra Arianna e l’attuale ministro Lollobrigida è stata più volte, in questi anni, presa di mira. Ma alla base di tutto c’è la volontà di costruire una narrazione che mira a rappresentare FdI come partito familista.

Chi attacca Meloni sostiene che Lollobrigida e Arianna abbiano fatto carriera anche grazie all’attuale premier.

Ma in realtà non è così. O meglio, sia Lollobrigida che Arianna fanno politica almeno da quanto la fa Giorgia Meloni. Per cui è assolutamente pretestuoso attaccare la famiglia per veicolare un certo tipo di messaggio nel tentativo di minare la credibilità del primo ministro.

C’è un rilievo che in tanti hanno mosso a Meloni a seguito del post su Giambruno: l’opportunità di uscire in questo modo in un momento storico nel quale nel mondo infuriano conflitti sanguinosi. Lei come la vede?

Fa parte delle illazioni di una certa stampa o di alcuni detrattori sui social. È una polemica priva di fondamento. Meloni ha dimostrato con i fatti di saper essere un interlocutore credibile nei rapporti anche con gli altri omologhi internazionali. Ma nel caso di Giambruno lei ha fatto un post che, anche come tempismo, è stato perfetto. E chi continua a criticarla non capisce che in realtà la agevola: la sua forza è quella di essere sempre autentica. E di essere percepita tale dall’elettorato.

 

Gli attacchi a Meloni (e famiglia) sono ideologici. Parla Di Gregorio

Il mezzo di comunicazione, il timing e lo stile adoperato dal premier per comunicare la fine della relazione con il giornalista Giambruno, sono stati impeccabili. Gli attacchi e le critiche sono state per lo più frutto di un pregiudizio ideologico. L’opinione del docente ed esperto di comunicazione politica, Luigi Di Gregorio

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