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Le risorse industriali localizzate nel Meridione sono e restano – nonostante la durissima crisi che ha investito il nostro sistema economico e quello delle regioni meridionali nell’ultimo quinquennio – ben più ampie di quanto non si pensi: la difesa e il rilancio delle industrie insediate nelle regioni meridionali, pertanto, potrebbero concorrere alla ripartenza dell’intero Paese.

Le vicende Ilva e Alcoa – che dall’estate 2012 stanno caratterizzando insieme ad altre – le nostre cronache sindacali, stanno dimostrando infatti che produzioni strategiche per l’Italia come l’acciaio (in larga misura) e l’alluminio si localizzano in Puglia e Sardegna e che, pertanto, nei loro territori e nelle fabbriche che vi sono insediate dovranno essere difese o ripristinate. Se si volessero poi salvaguardare le più elevate capacità di raffinazione dell’Italia, bisognerebbe farlo nel Meridione e più in particolare in Sicilia – ove sono in esercizio il grande polo di Priolo-Augusta con le raffinerie della Isab, controllata ormai dalla russa Lukoil, e della Exxon, l’altro di Gela con l’Eni Refining&marketing, e quello di Milazzo con la Ram – e poi in Sardegna ove a Sarroch (CA) è in produzione l’imponente raffineria della Saras della famiglia Moratti, e infine a Taranto ove è localizzato un altro sito dell’Eni. Anche i grandi steam cracker della Versalis dell’Eni (ex Polimeri) sono localizzati a Brindisi, Priolo e Porto Torres, ove sta per partire un massiccio investimento della società, in joint-venture con Novamont, per produrre chimica verde. I pozzi petroliferi poi della Basilicata sono i maggiori on-shore d’Europa, mentre forti poli della produzione di materie plastiche sono in esercizio a Brindisi e nel Salernitano, e quelli di vetri piani e di contenitori sempre in vetro per oli, vini e birre sono insediati con grandi multinazionali a San Salvo (CH), Manfredonia, Bari e in Sicilia,

Nel Sud inoltre sono ubicati alcuni di più potenti impianti di generazione elettrica – da quelli dell’Enel a Brindisi, Presenzano, Rossano Calabro, Termini Imerese e nel Sulcis a quello a turbogas dell’Enipower sempre a Brindisi (la maggiore per potenza in Italia della società) – da quelli del gruppo Sorgenia a Termoli e Modugno (Ba) ai siti dei Gruppi Edipower ed E.On. Anche energia eolica e fotovoltaico trovano nel Meridione la maggiore potenza installata; a Taranto inoltre produce aerogeneratori lo stabilimento (distribuito su tre siti) della multinazionale danese Vestas, il più grande in Italia per numero di addetti.
Anche la costruzione di auto, veicoli commerciali leggeri, macchine movimento terra e componentistica trova i suoi punti di forza negli stabilimenti di Fiat Auto e Fiat Industrial di Pomigliano, Atessa (CH), Melfi(PZ), e Lecce – tutte circondate da forti nuclei di Pmi di subfornitura – e nelle grandi fabbriche di componentistica sempre del Gruppo torinese a Sulmona, Termoli, Foggia, Caivano, Bari e negli altri stabilimenti di elevate dimensioni (per occupati) di Bosch, Denso, Dayco, Getrag, Skf, Graziano Trasmissioni, Bridgestone, distribuiti fra Abruzzo, Campania e Puglia. È presente nel Meridione anche la costruzione di treni a Caserta, Napoli, Reggio Calabria, Palermo e Villacidro in Sardegna con AnsaldoBreda, Firema e Keller.

I due forti poli per numero di aziende e addetti dell’aerospazio del gruppo Finmeccanica e della Avio, insediati nell’area napoletana e a Brindisi – con robuste propaggini a Benevento e in Puglia a Foggia e Grottaglie – sono fra i cinque a livello nazionale insieme a quelli di Lazio, Piemonte e Lombardia. E poi altre aziende strategiche per il Paese, localizzate nel Mezzogiorno, sono la StMicroelectronics nell’Etna Valley a Catania nell’Ict, le industrie farmaceutiche multinazionali Sanofi Aventis, Merck Serono, Novartis e Pfizer a l’Aquila, Torre Annunziata, Bari, Brindisi e Catania, la cantieristica a Castellammare, Palermo e Messina – con il più grande Arsenale della Marina Militare a Taranto – l’agroalimentare, diffuso in tutto il Sud con stabilimenti di big player internazionali del comparto, ma anche di eccellenti produttori regionali, e poi ancora le industrie cementiere, della carta e cartotecnica, dell’abbigliamento in Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia, e del legno-mobilio.
Nelle regioni meridionali non siamo affatto all’anno zero: il Sud è una grande area industriale europea.

Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria Puglia – Consigliere di amministrazione della Svimez

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Le risorse industriali localizzate nel Meridione sono e restano - nonostante la durissima crisi che ha investito il nostro sistema economico e quello delle regioni meridionali nell’ultimo quinquennio - ben più ampie di quanto non si pensi: la difesa e il rilancio delle industrie insediate nelle regioni meridionali, pertanto, potrebbero concorrere alla ripartenza dell’intero Paese. Le vicende Ilva e Alcoa…

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