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A poco più di un mese dalla morte del leader del suo leader Yevgeny Prigozhin, per la compagnia militare privata si apre un nuovo capitolo della sua storia. Il presidente russo Vladimir Putin ha infatti convocato il colonnello Andrej Troshev per chiedergli di assumere la guida “unità di volontari che possono svolgere diversi compiti di combattimento in Ucraina e altrove”. Il messaggio tra le righe è chiaro: egli avrà il compito di prendere il controllo di quei componenti della Wagner che decideranno di operare sotto l’ombrello della Federazione Russa, pur senza essere alle dirette dipendenze del ministero della Difesa. Il lapidario commento del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov sul fatto che “l’incontro fosse di routine” e che Troshev “lavora per il ministero della Difesa” sembra confermarlo.

La notizia non arriva all’improvviso. Già all’indomani della ribellione di Prigozhin, Putin aveva espresso la sua volontà di affidare a Troshev la guida del gruppo paramilitare. Una scelta quasi obbligata. Troshev, nome di battaglia Sedoi (aggettivo russo traducibile in italiano con “canuto”), è uno dei più longevi comandanti della Wagner, impegnato nelle operazioni già dai tempi della Siria e molto legato alla figura di Dmitry Utkin, che fino all’uscita allo scoperto di Prigozhin è stato il “volto” della private military company. Il suo distaccarsi da Prigozhin poco prima dell’inizio della “Marcia per la Giustizia” lo ha reso il personaggio ideale per guidare una Wagner “riformata’ e “normalizzata”.

In Ucraina, dove secondo le fonti il gruppo è ritornato a combattere nell’area della città-martire di Bakhmut, ma non solo. Nel suo incontro con Putin, Treshov era accompagnato dal vice-ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov, ex-militare originario dell’Inguscezia e di fede musulmana, nonché uomo di Putin in Libia. Yevkurov si era di recente recato in molteplici occasioni nel paese africano per incontrarsi con il generale Khalifa Haftar, il quale ha a sua volta ricambiato la visita recandosi a Mosca mercoledì 27 settembre, accolto proprio dallo stesso Yevkurov. Sembra inoltre che Haftar si sia incontrato con Putin poche ore prima che quest’ultimo convocasse Troshev. Che l’argomento Wagner sia stato uno dei temi centrali dei loro colloqui, assieme alla questione dell’accesso della flotta russa alle basi navali in Libia, pare lapalissiano.

D’altronde, era improbabile pensare che, per via della sollevazione di Prigozhin, Mosca avrebbe rinunciato al suo prezioso strumento di politica estera, possibilità che avevamo già delineato proprio su queste colonne. E allo stesso tempo, era probabile che il necessario processo di ristrutturazione previsto dal Cremlino avrebbe suscitato qualche timore nei partner locali. Il colloquio di Putin con Haftar, uno dei principali attori africani che si interfaccia con la private military company, sembra confermare questa ipotesi. Così come sembra farlo il tour di Yevkurov in altri stati africani noti per aver intrecciato un rapporto di collaborazione con Wagner. La nomina di Troshev è quindi soltanto il cappello dell’intera operazione, organizzata dal Cremlino, per rafforzare il suo controllo sugli asset della milizia più famosa dell’Africa e del mondo.

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