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Pubblichiamo il commento di Federico Guiglia uscito su l’Arena di Verona, Giornale di Vicenza, Brescia Oggi

Portata a casa la fiducia delle Camere, ora Enrico Letta dovrà guadagnarsi anche quella degli italiani. E il tempo del governo, come la pazienza di tanti cittadini, è scaduto. Se il presidente del Consiglio non farà subito le due o tre cose che darebbero il senso della svolta, nessun Matteo Renzi potrà salvarlo.

L’ESASPERAZIONE DELLA GENTE
Nessuno spread – mai così basso come in queste ore – potrà aiutarlo. Nessuna prospettiva di tagliare il traguardo finale del 2014, e da oggi la prospettiva è realistica, potrà confortarlo. Parafrasando, qui si governa o si muore. E non perché i Forconi con i loro strani equivoci e pesanti incognite crescano di piazza in piazza e di minaccia in minaccia (l’ultima è la prossima marcia su Roma, preceduta dalla penultima: il blocco dei Tir). La protesta vera non è di chi urla in piazza, dove l’estremismo da curva e la prepotenza dei violenti si mescolano con l’esasperazione di chi vuole lavoro e della rabbia anti-casta.

I NODI DA SCIOGLIERE
L’insidia più temibile per la nuova maggioranza senza più Berlusconi ma con la novità di Renzi è di non modificare la legge elettorale, come invece dovrebbe, e presto. Anche per non dare alle piazze la pazza idea che gli elettori non decidono niente, neanche i nomi dei parlamentari a scelta. Il rischio è che restino sulla carta i provvedimenti per tagliare i costi insopportabili della politica, unico antidoto serio e simbolico perché la classe dirigente dia l’esempio dei sacrifici già ampiamente provati dagli italiani in ogni ambito. Il pericolo autentico è che a questo “nuovo inizio” evocato da Letta non corrisponda la necessaria scossa in economia: atti e misure per agganciare la ripresa, per dare lavoro, per impedire che il disagio sociale sia inforcato dai Forconi, anziché lenito in Parlamento.

UN SEGNALE CONCRETO
Serve un concreto segnale che le cose stanno cambiando, che le intenzioni di Letta e le parole di Renzi non diventeranno l’ennesimo “vorrei, ma non posso” a cui ci ha abituato la politica delle promesse. Esiste un problema di credibilità che ormai ha sormontato anche quello della fiducia. La credibilità di fare quel che si dice, di farlo subito, di farlo con buonsenso.

CHI SALE E CHI SCENDE
Altrimenti, anche questa ripartenza del meno largo “ma più coeso” – giura Letta – esecutivo finirà in balia di un’altra e ben più incisiva protesta: quella dei grillini, dei berlusconiani, dei leghisti, di chiunque potrà rimproverare a Letta di non aver colto il prorompente “effetto-Renzi”. E a Renzi d’aver vinto alle primarie, ma non convinto nel Paese. La sfida è cominciata, e l’”impegno 2014” ha già i mesi contati.

Ecco perché Letta ha (forse) i mesi contati

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