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Il presidente russo Vladimir Putin ha preso di nuovo la penna in mano. E si è rivolto direttamente ai cittadini americani attraverso un articolo pubblicato sul New York Times. “È importante farlo in un momento di comunicazione insufficiente tra le nostre società”, ha spiegato.
E cosa ha detto? Prima di tutto, Putin ha lanciato un appello: l’uso della forza in Siria fuori dal quadro delle Nazioni Unite sarebbe un atto d’aggressione che potrebbe innescare una “nuova ondata di terrorismo e destabilizzerebbe il Medio Oriente”, ha avvertito.

Un’azione simile, come ha preannunciato il presidente Barack Obama, è inaccettabile secondo Putin. “Gli Stati Uniti devono cogliere l’occasione della volontà della Siria di smantellare il suo arsenale di armi chimiche”, come ha proposto il governo russo.

La responsabilità dei ribelli
Sui colpevoli dell’attacco chimico del 21 agosto Putin non ha dubbi: sono stati i ribelli siriani e non l’esercito del regime di Bashar al-Assad.

“Ci sono tutte le ragioni di credere che (il gas tossico) è stato utilizzato non dall’esercito siriano, ma dalle forze di opposizione, per scatenare un intervento dei loro potenti sostenitori stranieri, che si schiererebbero dalla stessa parte dei fondamentalisti”, ha scritto.

I pericoli del discorso di Obama
“Il mio rapporto personale e di collaborazione con il presidente Obama è segnato dalla fiducia. Ho studiato con attenzione il suo discorso alla nazione di martedì però mi trovo in disaccordo con il suo riferimento di “eccezionalismo americano” quando afferma che la politica degli Stati Uniti è ciò che rende l’America diversa . È ciò che ci rende eccezionali”, ha scritto Putin.

Secondo il presidente russo, “è estremamente pericoloso incoraggiare le persone a vedere se stesse come eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono grandi Paesi e piccoli Paesi, ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni democratiche e di quelli che ancora devono trovare la loro strada verso la democrazia. Le loro politiche sono anche diverse. Siamo tutti diversi, ma quando chiediamo le benedizioni del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali”, ha aggiunto.

L’impossibilità di smantellare l’arsenale
Come ha affermato oggi sul Corriere della Sera, Guido Olimpo, la proposta della Russia di smantellare l’arsenale chimico della Siria “è una missione quasi impossibile”. La conferma è arrivata dal think tank International Institute for Counter-Terrorism che ha presentato un rapporto sui luoghi di produzione e immagazzinamento delle armi chimiche accumulate dal regime siriano dagli anni ‘80.

La Siria dispone di oltre 1000 tonnellate di armi chimiche dislocate in 50 siti diversi. Tra gli agenti chimici a disposizione forti quantitativi di Vx, un gas nervino letale, e di gas sarin.

La negativa dei ribelli alla proposta russa
In un comunicato diffuso attraverso Youtube, l’opposizione siriana, rappresentata dall’esercito siriano libero, si è rifiutata di accettare la proposta russa. Il comunicato è stato letto dal generale Selim Idriss.

“L’Esercito siriano libero annuncia di respingere categoricamente l’iniziativa russa che prevede di collocare le armi chimiche sotto controllo internazionale”, ha dichiarato il leader dei ribelli.

Gli ultimi sforzi di Kerry e Lavrov
Mentre gli americani leggono l’appello di Putin sulle pagine del New York Times, il segretario di Stato John Kerry e il ministro degli Affari esteri russo Sergei Lavrov faranno oggi gli ultimi sforzi a Ginevra per trovare una soluzione diplomatica alla crisi in Siria. Al centro del dibattito ci sarà la proposta russa di trasferimento del controllo delle armi chimiche siriane. I lavori potrebbero prolungarsi fino a sabato.

Siria, cosa ha detto Putin agli americani

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