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Una buona conoscenza delle legislazioni commerciali nazionali, qualche trucchetto e il gioco è fatto. Almeno per le grandi multinazionali, che riescono a eludere cifre imponenti creando e disfacendo società, filiali e gruppetti sparsi nel mondo. O, meglio, in quei paradisi fiscali, che, per quanto si sforzino di negare, offrono una buona sponda ai colossi che imboscano senza difficoltà profitti da capogiro. E Bruxelles torna ora sul tema, dopo gli annunci del G20 di San Pietroburgo, chiamando in causa tre Paesi dell’area e due nomi forti come Apple e Starbucks. Sarà la volta buona?

Le indagini della Commissione

Bruxelles sta indagando sugli accordi fiscali di Irlanda, Lussemburgo e Olanda con le multinazionali: un’inchiesta che potrebbe spianare la strada a un’indagine formale. Le autorità europee, sottolinea il Financial Times, hanno chiesto ai governi di spiegare e fornire informazioni sui loro sistemi fiscali e sugli accordi con alcune società, incluse Apple e Starbucks. La richiesta di spiegazioni è un primo passo per aprire, eventualmente, un’indagine formale ma non significa che le autorità abbiano rilevato mancanze. La richiesta rischia comunque di aprire un nuovo fronte nel giro di vite contro l’evasione fiscale a livello globale.

L’eventuale avvio del processo

Se la Commissione dovesse trovare elementi controversi aprirebbe un’indagine formale avviando un processo che potrebbe costringere gli Stati a recuperare tutti i mancati guadagni derivanti da corruzione ed accordi illegali. Un portavoce della Commissione ha spiegato che “al momento, si stanno semplicemente raccogliendo informazioni sui diversi sistemi fiscali”.

La replica dei paradisi

L’Aja, Dublino e Lussemburgo hanno provato ad opporsi all’accusa di essere paradisi fiscali che offrono alle multinazionali la possibilità di ridurre i loro oneri fiscali. Le leggi sotto esame assicurano infatti le società, a volte in anticipo rispetto alla decisione di spostare la loro sede, sulle modalità di trattamento fiscale che saranno loro garantite.

L’accusa del Senato Usa ad Apple

La Commissione finanze del Senato statunitense ha recentemente puntato il dito contro l’Irlanda per aver coperto i profitti di Apple, sfuggendo quindi alla tassazione prevista da Washington. Il report americano ha parlato del pagamento di una tassa del 2% sui profitti, ben al di sotto dell’aliquota comune al 12,5%.

Starbucks e l’indagine di Westminster

Ma ad essere finita sotto il fuoco delle indagini, stavolta del Parlamento inglese, è stata anche Starbucks. La multinazionale della ristorazione avrebbe eluso le tasse a Londra attribuendo le sue entrate relative ai diritti di proprietà ad una sussidiaria con sede nei Paesi Bassi, facendo in modo che all’unità inglese finissero ben pochi profitti da tassare.

Sebbene molte autorità decidano di stipulare accordi preventivi con le società sul trattamento dei profitti, Lussemburgo è stata accusata per essersi spinta ancora oltre, prevedendo delle aliquote bassissime al posto di quella del 29% generalmente prevista.

Lo specchietto del Financial Times

Il Financial Times riporta tre esempi di come Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi permettono alle multinazionali di approfittare dei loro vantaggi fiscali.

Irlanda (Double Irish): questo meccanismo si basa su due società irlandesi. La prima, con sede nel Paese, paga delle royalty, dei diritti, per l’uso della proprietà intellettuale, che genera spese riducendo l’ammontare di tasse pagate in Irlanda. L’altra società, con sede altrove, incassa le royalty in un paradiso fiscale come Bermuda o Cayman, eludendo quindi la tassazione irlandese.

Lussemburgo (Tax on interest income): una società delle Cayman Islands presta soldi a interessi zero a una sua filiale con sede in Lussemburgo che, a sua volta, concede denaro ad un terzo gruppo che opera altrove. L’interesse nozionale che la società in Lussemburgo paga sul suo prestito viene bilanciato da quello che riceve dal terzo soggetto. Le tasse da pagare risultano così pressoché azzerate.

Paesi Bassi (Hybrid structure): una multinazionale statunitense crea una società in accomandita (S.a.s) ed una società per azioni, trattate entrambe in modo molto diverso dalla legislazione americana ed olandese. Il risultato è che se la Sas fa un prestito alla Spa così che le tasse da pagare saranno minime sia negli Usa che in Olanda.

Apple e Starbucks, l'elusione è un gioco da colossi

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