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Il primo ministro russo Medvedev

Mentre in Italia si discuteva, fino a poco tempo fa, di “divorzio breve” e di “divorzio fai-da-te”, nella Russia di Putin si sta seriamente meditando di aumentare la tassa sulle separazioni, per cerca di fare da deterrente all’elevato tasso di divorzi che, nel Paese euro-asiatico, è oggi arrivato ad oltre il 54% sul totale dei matrimoni. Attualmente, la tassa da pagare in Russia per far dichiarare dall’autorità giudiziaria la rottura legale dell’unione coniugale equivale a circa 13 dollari (400 rubli) e, secondo le misure annunciate dal primo ministro Dmitry Medvedev, potrebbe arrivare fino alla metà di uno stipendio medio (circa 30.000 rubli, equivalenti a 943 dollari).

«La verità – ha commentato Allegra Davì su una delle poche testate italiane che hanno riportato la notizia, cioè  Vita Nuova.Settimanale cattolico di Trieste– è che la Russia registra un bassissimo tasso di natalità e il suo ricambio demografico appare in forte rischio; per qualche sociologo questa tassa potrebbe riuscire a non far “scoppiare” qualche coppia» (Pochi bimbi? La Russia aumenta la tassa sul divorzio, 11 ottobre 2013, p. 14).

Per il Governo di Mosca l’aumento dell’imposta sui divorzi potrebbe anche contribuire ad indurre una moralizzazione di certi costumi e comportamenti sociali, accrescendo il rispetto dei valori tradizionali della società russa. «Rendere più difficile il divorzio – ha spiegato Medvedev – rende meno probabile che i russi si affrettino a sposarsi senza pensarci un po’ più in anticipo» (cit. in La Russia aumenterà la tassa sul divorzio?, in RIA Novosti, Mosca 24 settembre 2013 – traduzione a cura dell’Associazione Culturale “La Torre”– ). «Abbiamo bisogno di valutare tutti i pro ed i contro di un tale provvedimento – ha aggiunto il primo ministro russo il 23 settembre scorso in una riunione con alcuni parlamentari -. Mi sembra del resto che non possa essere realizzato con una risoluzione del governo o con un’iniziativa del Consiglio della Federazione [camera alta del parlamento russo]».

Il presidente Putin, che durante la recente campagna elettorale per le presidenziali ha annunciato il suo clamoroso divorzio dalla moglie Lyudmila, appoggerebbe il provvedimento annunciato da Medvedev, che si pone peraltro in continuità con quanto disposto dal “diritto di famiglia” dell’URSS.

Infatti, una tassa (“poslina”) di registrazione del divorzio di 100 rubli fu introdotta fin dall’emanazione del Decreto del Presidium del Soviet Supremo della RSFSR del 24 aprile 1984, che modificò a tale scopo l’art. 38 del Codice civile russo. Secondo quanto tuttora previsto dall’art. 37 del menzionato Codice, nella formulazione introdotto dal citato Decreto 25 aprile 1984, «Se il Tribunale ritiene necessario esigere una tassa statale da entrambi i coniugi, determina la somma che deve essere pagata da ciascuno di essi», (cit. in Dalla rivoluzione bolscevica alla Federazione Russa: traduzione e commento dei primi atti normativi e dei testi costituzionali, a cura di Giovanni Codevilla, Franco Angeli editore, Milano 1996, p. 264).

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