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In Germania la chiamano già der Omt-Krieg e siamo ormai alla mobilitazione generale: dibattiti politici, appelli di intellettuali, lettere aperte di economisti.

Che cosa sono le Omt

In Italia pochi sanno cosa siano le Omt, magari una variante degli Ogm molto più popolari e ben più mobilitanti (soprattutto nella sinistra dei no). In Germania sono in campagna elettorale e l’euro è il tema cruciale. In Italia siamo alla crisi politica permanente e non si sa più che cosa sia importante e che cosa no. Ma una volta tanto hanno ragione i tedeschi. Il nostro futuro, oltre che il nostro presente, dipende proprio dal destino dell’unione monetaria e questo a sua volta dipende dalle Outright monetary transactions (Omt, appunto), in atri termini il programma di acquisto dei titoli di stato da parte della Banca centrale europea messo sotto processo presso la corte costituzionale.

Le udienze in Germania

I sedici giudici di Karlsruhe hanno riposto per il momento le loro berrette rosse. Ma le udienze svolte nel mese di luglio non sono favorevoli a Mario Draghi. Gli esperti ascoltati si sono detti per lo più convinti che lo scudo salva Stati, o bazooka contro la speculazione che dir si voglia, viola i trattati perché rappresenta un finanziamento monetario dei deficit pubblici e minaccia i contribuenti tedeschi chiamati a pagare per i vizi altrui.

Il documento pro Draghi

Il presidente dell’alta corte, Andreas Vosskuhle, la pensa così, anche se non vuol dire che la sentenza sia già scritta. Intanto, cento economisti europei hanno firmato un documento pro Draghi che ha raccolto 40 firme tedesche, suscitando la reazione irritata dei conservatori, raccolta dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung che guida il fronte euroscettico. Alcuni professori parlano addirittura di insulto alla corte e illegittima quanto stupida pressione.

Draghi in difficoltà

Una cosa è certa: Draghi oggi si trova in difficoltà. Tra i pareri negativi raccolti dai giudici il più pesante è senza dubbio quello di Jens Weidmann il presidente della Bundesbank che l’anno scorso votò no alle Omt. Non ha cambiato idea. Ora Draghi vorrebbe pubblicare i verbali delle riunioni del consiglio direttivo, così come avviene negli Usa per la Federal Reserve, una mossa all’insegna della trasparenza. Ma ormai il dibattito, anzi il contrasto aperto, è sotto gli occhi di tutti.

Gli interessi italiani

L’Italia ha un interesse assoluto, un interesse nazionale chiamiamolo con il suo vero nome, affinché lo scudo funzioni davvero nel momento in cui servirà. Finora è stato sufficiente evocarlo per far battere in ritirata i mercati che puntavano alla rottura dell’euro. Ma tutti ormai stanno preparando le armi per la prossima tempesta dopo le elezioni tedesche del 22 settembre che vedranno al vittoria di Angela Merkel, senza una maggioranza chiara per governare. A quel punto, le parole non basteranno più. Ecco perché sarebbe opportuno che anche qui si aprisse un dibattito fuori dalla cerchia degli esperti. Una discussione non astratta tra euro sì ed euro no, come quelle che attraversano i grillini o i falchi del Pdl, ma molto più concreto e circostanziato. Alla tedesca.

Il nodo del contendere

Come possiamo difendere i nostri risparmi? Con quali mezzi i contribuenti italiani non saranno costretti a pagare per il rigorismo germanico sempre più astratto e inutile oggi che i conti pubblici sia in Italia sia in Germania sono migliori, ma a scapito di una domanda interna e di una produzione che langue? In che modo evitare che i sacrifici di questi due anni (i compiti a casa) vengano vanificati da atteggiamenti nazionalistici e dottrinari? Non è difficile respingere l’argomento dei conservatori sostenendo che l’acquisto di titoli a breve termine, sul mercato secondario e accettando severe condizioni di politica fiscale, non minaccia affatto i trattati; ma all’Italia non basta: per difendere i risparmiatori, i contribuenti, i posti di lavoro, la Bce deve assomigliare sempre più alla Fed non solo nella forma, ma nella sostanza.

La posizione della Buba

Gli argomenti sono molti, esimi economisti italiani in odor di Nobel potranno formularli al meglio. Soprattutto, potrebbe farlo la Banca d’Italia prendendo esempio dalla Buba. Se Weidmann dice la sua davanti all’Alta corte, nessuno lo accusa di tradire la Bce. Potrebbe fare lo stesso anche Ignazio Visco, sostenendo tesi altrettanto forti in punta di dottrina, a sostegno di Draghi e soprattutto degli interessi italiani così come la Bundesbank sostiene gli interessi tedeschi.

I silenzi di Bankitalia

Visco che è teoricamente ancor più attrezzato di Weidmann, lo avrà fatto senza dubbio nelle non più segrete stanze dell’Eurotower. Allora perché non rendere pubblica la sua posizione, aprendo così un dibattito in Italia e in Europa? Per non disturbare il presidente della Bce? Al contrario, una discussione aperta a livello istituzionale potrebbe aiutarlo più degli appelli di singoli studiosi per quanto autorevoli e rispettati. Gli europeisti d’antan sostengono che ciò provoca muove divisioni e bisogna sostenere l’interesse comune europeo.

Dibattere, non sopire

Tuttavia, persino un hegeliano puro sa che l’interesse generale non viene dall’alto, ma dalla dialettica degli interessi particolari o nazionali in questo caso. Del resto così va l’Unione e così andrà ancora per molto.

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