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Evoluzione della specie. Con questo chiaro riferimento alla teoria darwiniana il Censis definisce, nell’11esimo Rapporto Censis-Ucsi sulla Comunicazione (edito da Franco Angeli), il processo di digitalizzazione che sta investendo gli italiani. A fronte dei risultati del dossier, secondo cui il 63,5% della popolazione è connessa, con i giovani che sfiorano il tetto del 90,4%, stiamo entrando nell’“era biomediatica”, in cui diventano fondamentali “la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle biografie personali attraverso i social network”. Quindi si assiste “a un ulteriore salto di qualità nel rapporto degli italiani con i media”.

Per quanto riguarda i consumi mediatici la tv resta un must, mentre resta costante l’impennata dell’uso degli smartphone.

Ecco i dati. Quasi tutti gli italiani guardano la televisione (il 97,4%), con un rafforzamento però del pubblico delle nuove televisioni: +8,7% di utenza complessiva per le tv satellitari rispetto al 2012, +3,1% la web tv, +4,3% la mobile tv. E questi dati sono ancora più elevati tra i giovani: il 49,4% degli under 30 segue la web tv e l’8,3% la mobile tv.

Larghissima diffusione di massa anche per la radio (l’utenza complessiva corrisponde all’82,9% degli italiani), nonostante la riduzione dell’uso dell’autoradio dipendente dalla diminuzione del traffico automobilistico (-1,5%), mentre l’ascolto per mezzo dei telefoni cellulari risulta in forte crescita (+5,4%). L’uso dei cellulari continua ad aumentare (+4,5%), soprattutto grazie agli smartphone sempre connessi in rete (+12,2% in un solo anno), la cui utenza è ormai arrivata al 39,9% degli italiani (e la percentuale sale al 66,1% tra gli under 30). A fronte del 2,7% degli italiani utilizza l’e-reader, l’utenza del tablet è quasi raddoppiata in un anno, passando dal 7,8% al 13,9% della popolazione (e la percentuale arriva in questo caso al 20,6% tra i giovani).

Decelera l’uso di internet dopo la corsa degli ultimi anni. Gli internettiani si assestano al 63,5% della popolazione (+1,4% rispetto a un anno fa). La percentuale sale nettamente nel caso dei giovani (90,4%), delle persone più istruite, diplomate o laureate (84,3%), e dei residenti nelle grandi città, con più di 500mila abitanti (83,5%). L’adsl è il tipo di connessione a internet al momento più diffuso: la utilizza il 62,9% degli internauti. Il wifi cresce notevolmente (40,9%, tra i giovani il 46,7%) e la connessione mobile ha ormai raggiunto una quota significativa (23,5%).

Non si arresta, invece, l’espansione dei social network. È iscritto a Facebook il 69,8% delle persone che hanno accesso a internet (erano il 63,5% lo scorso anno), che corrispondono al 44,3% dell’intera popolazione e al 75,6% dei giovani. YouTube arriva al 61% di utilizzatori (pari al 38,7% della popolazione complessiva e al 68,2% dei giovani). E il 15,2% degli internauti (pari al 9,6% degli italiani) usa Twitter.

Zoppica la carta stampata ma non i libri. Nel 2013 i quotidiani registrano un calo di lettori del 2% (l’utenza complessiva si ferma al 43,5% degli italiani), -4,6% la free press (21,1% di lettori), -1,3% i settimanali (26,2%), stabili i mensili (19,4%). Fermi anche i quotidiani online (+0,5%), in crescita gli altri portali web di informazione, che contano l’1,3% di lettori in più rispetto allo scorso anno, attestandosi a un’utenza complessiva del 34,3%.

Dopo la grave flessione dello scorso anno, buone notizie arrivano invece dal mondo dei libri: +2,4% di lettori, benché gli italiani che hanno letto almeno un libro nell’ultimo anno sono solo il 52,1% del totale. Gli e-book arrivano a un’utenza del 5,2% (+2,5%).

Uno dei dati più interessanti che emerge della ricerca, riguarda le distanze tra i consumi mediatici dei giovani e quelli degli anziani: tra i primi la quota di utenti della rete arriva al 90,4%, mentre è ferma al 21,1% tra i secondi; il 75,6% dei giovani è iscritto a Facebook, contro appena il 9,2% degli anziani; il 66,1% degli under 30 usa telefoni smartphone, ma lo fa solo il 6,8% degli over 65. Caso opposto è quello dei quotidiani, per i quali l’utenza giovanile (22,9%) è ampiamente inferiore a quella degli ultrasessantacinquenni (52,3%).

Ma cosa si fa in rete? Cosa caratterizza maggiormente la nostra digital life? La funzione di internet più utilizzata nella vita quotidiana è la ricerca di informazioni su aziende, prodotti, servizi (lo fa il 43,2% degli italiani), oppure di strade e località (42,7%). Segue l’ascolto della musica online (34,5%). Anche l’home banking ha preso piede in Italia: lo svolgimento di operazioni bancarie tramite il web è tra le attività svolte più frequentemente (30,8%). Fare acquisti (24,4%), telefonare attraverso internet tramite Skype o altri servizi voip (20,6%), guardare un film (20,2%), cercare lavoro (15,3%, ma la percentuale si impenna al 46,4% tra i disoccupati), prenotare un viaggio (15,1%) sono altre attività diffuse tra gli utenti di internet. Sbrigare pratiche con uffici amministrativi (14,4%) o prenotare una visita medica (9,7%) sono modalità ancora poco praticate dagli internauti, però in netta crescita rispetto agli anni passati.

Cresce la voglia di informarsi. Tramite quali mezzi? Lo strumento condiviso da quasi tutti è il telegiornale: vi ricorre l’86,4% degli italiani (che erano già l’80,9% nel 2011), mentre calano sia i periodici (settimanali e mensili scendono dal 46,5% del 2011 al 29,6% del 2013), sia i quotidiani (quelli gratuiti hanno perso 16,6 punti percentuali in due anni, quelli a pagamento l’8,5%). A crescere nettamente sono invece i motori di ricerca su internet come Google (arrivati al 46,4% di utenza per informarsi nel 2013), Facebook (37,6%), le tv all news (35,3%) e YouTube (25,9%).

Alcuni grandi cambiamenti sono in corso anche nei modelli di comunicazione aziendale. Molte imprese di medio-grandi dimensioni sono impegnate nella costruzione di un’immagine aziendale 2.0 attraverso un’articolata presenza del brand sul web, l’interazione telematica con gli utenti-consumatori e la costruzione di una good reputation online.

di Alma Pantaleo

L'evoluzione digitale della specie (italiana) secondo il Censis

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