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Gli scontri fra Elon Musk e Donald Trump hanno messo in secondo piano il confronto che poco prima l’inquilino della Casa Bianca aveva avuto con il cancelliere federale tedesco Friedrich Merz. È il primo colloquio che il neo capo del governo tedesco ha con il presidente statunitense. Sull’esito del confronto, si allunga l’ombra dell’incognita determinata da una serie di fattori e da scenari abbastanza imprevedibili. “Quel che è certo – spiega a Formiche.net Mattia Diletti, docente di Scienza politica all’Università Sapienza – è che Merz ha capito che nel breve e medio termine la leva degli investimenti sulla Difesa possono rafforzare il rapporto con gli Usa anche se in Germania stanno metabolizzando già un cambiamento strutturale nelle relazioni con l’alleato transatlantico”.

Professore, a margine del confronto qual è il suo giudizio sulle parole del presidente statunitense circa il conflitto in Ucraina?

Non c’è stato un impegno formale per dare sostegno alla Nato ma fondamentalmente perché in questa fase storico-politica Trump non sa a quali strumenti ricorrere per la risoluzione del conflitto. Ha difficoltà a leggere la complessità politica della guerra fra Russia e Ucraina. Mentre sul Medio Oriente ha le idee più chiare, anche in termini di alleanze.

Sul versante dei dazi?

È imprevedibile fare delle previsioni perché la politica trumpiana è assolutamente imprevedibile. L’obiettivo però è chiaro: riequilibrare la bilancia commerciale e puntare su acquisti americani per il comparto della Difesa.

Su questo, però, Merz è stato molto chiaro: investimenti su infrastrutture e Difesa.

Infatti su questo punto il cancelliere ha capito che la leva della Difesa e del rafforzamento degli investimenti è fondamentale per avere un buon rapporto nel breve e medio termine con gli Usa. Anche se mi pare che sullo sfondo la Germania stia ragionando sempre di più su una visione che preveda un legame meno solido con l’alleato transatlantico. Anche se l’inter-connessione fra le due economie resta solidissima e dei maggiori investimenti sulla Difesa senz’altro ne beneficeranno le industrie americane.

In questa prospettiva riacquisirà centralità l’Europa?

La proiezione di questo ragionamento è per forza di cose europea e anche su questo fronte si misurerà la capacità politica come leader europeo del nuovo cancelliere tedesco.

Come interviene in questo scenario il bilaterale Macron-Meloni anche in prospettiva di un allargamento dell’asse franco-italo-tedesco?

È realpolitik. Penso che alla base dei rapporti non idilliaci fra i due leader ci sia un’antipatia di base sul piano personale. Però, data la complessità dello scenario geopolitico, Italia e Francia devono marciare nella stessa direzione tanto a maggior ragione considerando il livello di cooperazione economica e istituzionale fra i due Paesi. L’Italia deve stare dentro le governance, anche informali, che si vanno delineando a livello comunitario. E in questo penso che la figura di Merz possa essere significativa anche per rafforzare il ruolo italiano.

La Difesa è la chiave dei rapporti Germania-Usa. La versione di Diletti

Il primo confronto fra il presidente Usa e il cancelliere tedesco. Merz ha capito che nel breve e medio termine la leva degli investimenti sulla Difesa può rafforzare il rapporto con gli Usa, anche se in Germania stanno metabolizzando già un cambiamento strutturale nelle relazioni con l’alleato transatlantico. Colloquio con Mattia Diletti, docente di Scienza politica all’Università Sapienza

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