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Il colosso dell’intelligence satellitare Usa, Maxar Technologies, entra nel mercato della difesa europea.  La recente espansione della collaborazione tra Maxar Intelligence e Saab, azienda della difesa svedese, segna un passo significativo verso la trasformazione e l’ammodernamento del campo di battaglia e la costruzione di capacità difensive autonome in Europa. La partnership si concentra su tre pilastri strategici: l’integrazione dell’intelligence geospaziale avanzata, lo sviluppo di droni autonomi resistenti alle interferenze Gps e il potenziamento delle soluzioni c5isr (comando, controllo, comunicazioni, computer, cyber, intelligence, sorveglianza e ricognizione). Mentre l’Europa – ed i suoi campioni industriali – punta a proiettarsi autonomamente nello spazio, Stoccolma apre all’opzione transatlantica.

Capacità operative e rilevanza strategica dell’accordo

L’intesa si colloca in un momento critico per la sicurezza europea. L’aggressione russa in Ucraina ha ridefinito le priorità strategiche dei Paesi Nato e dei partner regionali, stimolando un riarmo diffuso e una crescente attenzione verso le capacità sovrane di difesa, soprattutto in ambito spaziale e tecnologico. In questo quadro, la sinergia tra Maxar e Saab rappresenta un tentativo concreto di rafforzare l’autonomia strategica europea nel dominio della superiorità informativa e tecnologica. L’accordo prevede l’accesso da parte di Saab a un portafoglio tecnologico avanzato fornito da Maxar, comprendente immagini satellitari ad altissima risoluzione, dati geospaziali 3D e software proprietari come Raptor. Quest’ultimo consente ai droni di operare anche in ambienti Gps-denied, una caratteristica cruciale in contesti ad alta interferenza elettronica come quelli riscontrati nel teatro ucraino. Il sistema utilizza modelli topografici dettagliati per consentire la navigazione visiva autonoma, offrendo un posizionamento di precisione inferiore ai due metri. Queste capacità sono state testate congiuntamente in scenari reali in diversi Paesi, suggerendo un livello avanzato di sperimentazione operativa, anche se i dettagli sui luoghi specifici restano riservati.

Interoperabilità e deterrenza regionale

L’iniziativa mira a rafforzare le capacità multi-dominio, una componente sempre più centrale nelle dottrine militari contemporanee. L’integrazione delle informazioni geospaziali quasi in tempo reale con i sistemi autonomi permette una fusione dei dati multi-sorgente e un coordinamento sinergico delle forze nei vari domini operativi (terra, aria, spazio e cyber). Ciò rappresenta un vantaggio determinante nel contesto di una guerra sempre più guidata da sensori, intelligenza artificiale e superiorità informativa. La cooperazione riflette anche un’esigenza più ampia: quella di garantire una sovranità tecnologica europea, riducendo la dipendenza da fornitori esterni e rafforzando la capacità di risposta autonoma a minacce ibride e convenzionali. In particolare, la Svezia, fresca di adesione alla Nato, si posiziona come attore chiave nello sviluppo di soluzioni militari avanzate, orientate al contrasto di minacce asimmetriche e all’uso sempre più diffuso dei droni da parte degli avversari. Secondo Görgen Johansson, responsabile della divisione dynamics di Saab, la cooperazione con Maxar “rappresenta un notevole passo avanti nel nostro impegno a utilizzare le informazioni provenienti dal settore spaziale, potenziando così le capacità di difesa strategica dell’Europa e del mondo, integrando le avanzate capacità satellitari e le conoscenze geospaziali di Maxar con i nostri sistemi di difesa avanzati, stiamo definendo nuovi standard in termini di efficacia e affidabilità delle operazioni militari in molteplici ambiti”.

Verso un ecosistema difensivo euro-atlantico integrato? Possibili implicazioni per il programma Safe

Da quando l’Unione europea ha esteso le proprie competenze al settore della difesa, si è trovata di fronte a un dilemma: come coinvolgere le aziende di paesi terzi nei programmi istituiti per finanziare la cooperazione tra i suoi membri? In particolare, come includere le aziende degli alleati della Nato che non sono membri dell’Ue? Uno degli elementi cardine del pacchetto Safe (Security action for Europe), ambizioso strumento finanziario da 150 miliardi per rafforzare l’industria della difesa e accelerare i tempi di approvvigionamento, è la clausola “buy European”, che impone che i fondi potranno essere ottenuti solo rispettando una soglia minima del 65% di componenti prodotti all’interno dell’Unione. Questo vincolo mira a rafforzare l’industria della difesa europea e a evitare forme di dipendenza eccessiva da fornitori extra-Ue. Secondo quanto approvato, i progetti finanziati con i prestiti Safe dovranno rispettare tale soglia di contenuto europeo lungo l’intera catena di produzione.

L’accordo tra Maxar e Saab potrebbe rappresentare un elemento di concorrenza rispetto ai progetti di altre aziende della difesa in Europa. In particolare, per il colosso Leonardo, che sembra lavorare ad una intesa con Parigi e Berlino in ambito spaziale. Non è ancora chiaro se i progetti di Leonardo mirino ai medesimi dossier dell’accordo tra Maxar e Saab, riguardante l’intelligence satellitare, ma non è da escludersi un potenziale parallelismo progettuale in tal senso. Ad ogni modo, l’accordo tra l’azienda di Washington e quella di Stoccolma segnala una tendenza sempre più ampia verso l’integrazione transatlantica delle tecnologie militari, in cui attori europei e americani condividono capacità di combinazione di piattaforme satellitari, IA, sistemi autonomi e sensoristica avanzata, per fronteggiare un contesto globale sempre più instabile.

Maxar sbarca in Europa. Ecco perché l'accordo con Saab è importante

L’accordo tra Maxar e Saab si inserisce nel quadro del rafforzamento della difesa europea, stimolato dalla necessità di maggiore autonomia tecnologica. La partnership transatlantica prevede l’integrazione di tecnologie geospaziali avanzate e droni autonomi capaci di operare senza l’utilizzo di sistemi Gps, rafforzando ulteriormente le capacità multi-dominio e la sovranità strategica dell’Europa. La collaborazione però solleva interrogativi sul coinvolgimento di aziende extra-Ue nei programmi e nel mercato della difesa dell’Europa

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