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Da alcuni giorni, Radio Pyongyang non canta più. O, per meglio dire, non trasmette più i suoi segnali a onde corte, secondo molti messaggi in codice alle sue risorse in Corea del Sud. È soltanto l’ultimo segnale delle tensioni sempre alte tra i due Paesi, 71 anni dopo la guerra terminata con una tregua ma senza un accordo di pace. Dunque, tecnicamente, sono ancora in guerra.

Nelle scorse settimane, Pyongyang ha dichiarato Seoul il “nemico principale”. Nel suo messaggio di fine anno, il leader Kim Jong-un ha ordinato un “deciso cambio di politica” nelle relazioni tra i due Paesi e ha dato istruzioni all’esercito di essere pronto a pacificare e occupare il Sud in caso di crisi. La riunificazione sotto i principi comunisti – un obiettivo di lunga data di Pyongyang – è stata resa “impossibile” a causa delle crescenti differenze di approccio tra le due Coree, ha aggiunto il leader. Sabato scorso, la Corea del Nord ha annunciato l’intenzione di sciogliere le organizzazioni incaricate degli scambi civili con la Corea del Sud. Diversi siti della propaganda nordcoreana sono stati messi offline e non sono più accessibili.

Radio Pyongyang è stata fondata dalle forze comuniste coreane negli anni Quaranta. Parte della propaganda del regime, durante la Guerra Fredda ha trasmesso centinaia di ore di notizie e contenuti culturali ogni settimana in varie lingue, rivolte esclusivamente ai radioascoltatori internazionali. Tuttavia, la maggior parte della produzione dell’emittente era rivolta ai sudcoreani. Nel 2002 la stazione è stata rinominata Voice of Korea. In quel periodo, forse a causa di un temporaneo riavvicinamento tra Corea del Nord e Corea del Sud, l’emittente ha ridotto gran parte della sua programmazione politica. Tuttavia, le trasmissioni con contenuti politici sono riprese nel 2016, quando le relazioni tra le due parti in guerra hanno iniziato a deteriorarsi nuovamente.

Per gran parte della sua esistenza, Voice of Korea ha operato anche come una cosiddetta stazione numerica. Questo termine indica le stazioni radio a onde corte, di solito sponsorizzate da un ente governativo, che trasmettono regolarmente sequenze di numeri formattati. Secondo gli esperti, queste sequenze sono comunicazioni criptate indirizzate a funzionari dell’intelligence che operano all’estero. Contengono istruzioni operative e altre direttive che di solito sono indecifrabili senza l’uso di un protocollo di crittografia. Queste stazioni trasmettono anche alcuni tipi di musica, che funzionano come parole in codice e si ritiene segnalino direttive specifiche alle spie. La settimana scorsa, però, Voice of Korea si è spenta. Chissà se per sempre.

Kim spegne la radio delle spie (e non è una buona notizia)

Crescono le tensioni tra le Coree dopo che il leader supremo ha dichiarato Seoul il “nemico principale” e ha ordinato un cambiamento deciso nei rapporti. Chiude la stazione, ribattezzata Voice of Korea, che trasmetteva messaggi criptati ai funzionari dell’intelligence all’estero

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