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Massimo D’Alema del resto l’aveva detto. A Matteo Renzi manca quel “quid” internazionale per essere un vero leader, prefigurando per lui la candidatura alla Europee prima della sua scalata al Pd e al Paese. E il sindaco di Firenze ha in qualche modo ascoltato il consiglio. Non ha cambiato idea riguardo alla sua candidatura alla segreteria per cui “non chiederà il permesso ai capicorrente romani”. Ma ha capito la necessità di rafforzare la sua immagine di leader europeo. Così, altro che rottamazione. Il sindaco di Firenze è ora impegnato in un tour di restaurazione in Europa per farsi legittimare dai potenti di turno dei vari Paesi dell’Ue. E non solo.

Giovedì Renzi ha incontrato Angela Merkel in un faccia a faccia tenuto nascosto fino a poche ore fa. Poi sarà a Parigi dove incontrerà il segretario del Psf Harlem Désir e alcuni ministri. Il sindaco vanta inoltre una collaudata amicizia con l’ex premier britannico Tony Blair e un rapporto di stima con il nuovo ambasciatore Usa in Italia John R. Philipps. Un rapporto che gli permetterà forse di incontrare anche il presidente americano Barack Obama, uno dei suoi più grandi riferimenti a livello politico.

Chissà se questa accelerazione europea è dovuta al fatto che Renzi sente sempre più imminente il ritorno alle urne. Potrebbe essere infatti il caso kazako, prima che i guai giudiziari di Silvio Berlusconi, a far saltare il governo Letta. E allora forse sarebbe finalmente il turno di “Matteo” per tentare la corsa a Palazzo Chigi.

Matteo Renzi dà retta a D'Alema sull'Europa

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