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L’Armenia compie un passo verso l’Occidente e lontano dalla Russia, anche se non ha intenzione di chiedere l’adesione alla Nato, così come fatto dall’Ucraina, cosa che Putin considera inaccettabile. Questo un ulteriore elemento che si inserisce di diritto nella narrazione di questo fazzoletto di terre, Stati e interessi che segnano il punto ideale dove Europa e Oriente si incontrano (e si scontrano) e dove la questione del Garabagh ha segnato una nuova era. 

Sull’Ucraina

Il governo di Yerevan ha annunciato ufficialmente che “non ha discusso e non discute la questione” dell’adesione all’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico. Parole pronunciate direttamente dal primo ministro armeno Nikol Pashinyan che ha sottolineato un elemento su tutti: il suo Paese non è un “alleato” della Russia nella guerra lanciata contro l’Ucraina e i piani del suo governo per la cooperazione militare non sono diretti contro qualsiasi Paese.

Una mossa che si presta ad una doppia valutazione: se da un lato l’Armenia in questo modo mostra di sposare ulteriormente la propria alleanza con l’Occidente in chiave futura, dall’altro spicca in chiave presente la contiguità di valori e sentimenti con la Francia, con cui la relazione resta solida, anzi, da un punto di vista geopolitico si intreccia ancora di più (con tutto ciò che comporta a livello di micro alleanze).

Sull’Azerbaigian

Passaggio, quest’ultimo, che si lega alla annosa questione della disputa sul Nagorno-Karabakh, che ha visto una soluzione dopo la pronuncia dello scorso autunno con cui la Corte Internazionale di Giustizia ha riconfermato l’integrità territoriale azera sul Garabagh. Sul punto Pashinyan ha spiegato che spera che il presidente azero rimanga impegnato in un accordo di pace a lungo termine. Ma dimenticando che proprio l’intervento della Corte ha chiuso giudizialmente la contesa dopo due conflitti armati. Inoltre secondo Pashinyan il suo Paese non può più fare affidamento sulla Russia per soddisfare le sue esigenze di difesa e sicurezza, fatto corroborato dagli ultimi contratti in tema di difesa siglati con la Francia.

Sugli alleati

Dalle colonne del quotidiano britannico Daily Telegraph, Pashinyan ha sottolineato che dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina l’Armenia non si è schierata dalla parte di Mosca. “Ho detto che nella crisi ucraina non siamo un alleato della Russia. E questa è la realtà – ha sottolineato il Primo ministro armeno – Ma voglio anche dirvi che la nostra cooperazione con gli Stati Uniti o la Francia o altri partner per la sicurezza non è contro l’altro nostro partner per la sicurezza”.

Circa la possibilità che l’Armenia valuti se rimanere nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, l’alleanza militare guidata dalla Russia, Pashinyan si è detto possibilista, offrendo così una risposta diplomatica a chi, al Cremlino, già sta faticando a metabolizzare l’alleanza stabile tra Yerevan e Parigi.

La replica di Mosca

Secondo il portavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, la Russia ha bisogno di alcune garanzie riguardo all’adesione dell’Armenia alla Corte penale internazionale, fatto che pur non essendo direttamente connesso alla questione russo-armena, la lambisce. Per questa ragione Peskov ha affermato che l’Armenia ha preso una “decisione sbagliata” quando il suo parlamento ha votato in ottobre per ratificare lo statuto di Roma della CPI e il ministero degli Esteri russo ha definito la mossa un “passo ostile”. Va ricordato che su territorio armeno vi è una base militare russa permanente.

Partita a scacchi tra Yerevan e Mosca. L'Armenia sceglie (quasi) l'Occidente

Una mossa che si presta ad una doppia valutazione: se da un lato l’Armenia in questo modo mostra di sposare ulteriormente la propria alleanza con l’Occidente in chiave futura, dall’altro spicca in chiave presente la contiguità di valori e sentimenti con la Francia, con cui la relazione resta solida, anzi, da un punto di vista geopolitico si intreccia ancora di più (con tutto ciò che comporta a livello di micro alleanze)

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