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Italia e Corea del Sud programmano un Business Forum. Appena l’organizzazione lo consentirà, nel giro di una manciata di mesi, Roma e Seul porteranno le rispettive business community a contatto. Larghe le potenziali aree di intesa, da quella industriale alle nuove tecnologie fino allo spazio. La discussione è stata ravvivata da un incontro ospitato a Roma dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani con il suo omologo sudcoreano, Park Jin.

Seul è uno degli attori asiatici che sta dimostrando particolare interesse nel seguire la traiettoria strategica occidentale, trovando in essa conforto per la costruzione di un fronte comune che tocchi la dimensione securitaria tanto quanto quella economico-commerciale, ridisegnando le catene del valore anche in funzione di protezione da eventi e attori maligni. Il riferimento concreto è la pandemia, che quelle catene le ha recentemente paralizzate, ma anche la guerra russa in Ucraina (che ha scombussolato il mercato energetico), o ancora l’incidente al cargo Ever Given che bloccò due anni fa il Canale di Suez — e non a caso i sudcoreani hanno attiva presenza nei progetti di ampliamento del principale tra i chokepoint che collegano l’Asia all’Europa, tramite il Mediterraneo.

È all’interno di questi collegamenti e proiezioni che si muove l’Italia, affacciata all’Indo Pacifico dalla porta di ingresso del Mediterraneo allargato. Attività che tra l’altro portano alla costruzione catene di collegamenti alternative alla grande infrastruttura geopolitica cinese Belt & Road Initiative. Progetti su cui si incontra il forte interesse degli attori asiatici come la Corea del Sud appunto, ma anche come l’India (attiva con lo schema I2U2 che pensa alla connettività per integrare Medio Oriente e Indiano occidentale) o Giappone (con il governo Kishida che segue le orme strategiche del predecessore Shinzo Abe per collegare sfera euro-atlantica a quella indo-pacifica).

Seul è uno di quei Paesi che l’Occidente definisce con l’espressione “like-minded” e che in questa fase sta acquisendo ulteriore centralità. Il presidente Yook Suk-yeol ha partecipato anche quest’anno al Summit Nato — e come faceva notare Francesca Frassineti (UniBo/Ispi) con maggiore consapevolezza e profondità dello scorso anno. La Corea del Sud è un attore chiave sul fronte delle cutting-hedge tecnologies (come l’AI e la produzione di chip di memoria), temi su cui ha intavolato discussioni sia con Bruxelles che con Washington — e temi che il governo Meloni ha alzato in agenda, come dimostrato durante la recente visita della premier alla Casa Bianca.

Seul ha anche preso una posizione apertamente contro Mosca riguardo all’invasione e sta cavalcando la scena internazionale anche grazie alla storica distensione con il Giappone (il nipponico Fumio Kishida e Yoon saranno protagonisti di un vertice ospitato a Washington tra poche settimane). Inoltre i sudcoreani, nell’ambizione di cementare il proprio standing internazionale, sono anche interessati a ruoli di maggiore rilievo all’interno delle istituzioni multilaterali globali. Non a caso, uno dei temi della discussione tra Tajani e Park è stata la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

L’incontro si incrocia con quelli della scorsa settimana della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che prima di volare a incontrare Joe Biden, ha ospitato a Palazzo Chigi il presidente vietnamita e la prima ministra bengalese. Tra pochi giorni, per la prima volta, l’Aeronautica militare italiana si addestrerà insieme alle Forza di autodifesa giapponese (Jasdf). L’esercitazione aerea è uno scambio pratico di operatività mentre Tokyo e Roma condividono il grande progetto Gcap.

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