Skip to main content

Pubblichiamo l’intervista che Antonio Maccanico concesse alla rivista Formiche, pubblicata sul numero di aprile 2010

“Il ragionamento sulle grandi opere e sulle regole necessarie a realizzarle dovrebbe partire dalla constatazione di un nostro, grave, difetto: scriviamo ed approviamo riforme – costituzionali e non – che poi abbandoniamo, non preoccupandoci della loro attuazione. Prendiamo ad esempio la riforma del Titolo V della Costituzione. Ci sono state molte polemiche, ma il testo votato a maggioranza nel 2001 non è stato abrogato dal referendum ed è ancora pienamente vigente. Il problema è che da allora nessuno se ne è più occupato. E’ stato introdotto un sistema di governance multilevel, essendo le competenze distribuite fra più livelli e spesso in concorrenza fra loro. Ne deriva una confusione incredibile. Bisognerebbe chiarire i principi che regolano l’attribuzione delle competenze concorrenti ma a chi affidiamo questo compito: al legislatore o alla Corte Costituzionale? Per ora, Parlamento e governo non se sono occupati. E il tema è davvero centrale. Basti pensare che in base a questa riforma l’attività amministrativa spetta ai Comuni. Questo comporterebbe un esame di fondo della struttura dei nostri ottomila Comuni, delle loro dimensioni e attribuzioni. Nessuno se ne occupa e questo è alla base delle difficoltà che riscontriamo nel regolare gli investimenti in infrastrutture e grandi opere”.

Un buon esempio della debolezza della classe dirigente di questa Seconda Repubblica.

“Guardi, questa è un’antica abitudine nazionale. Mi ricordo quando ero al Quirinale e, nel 1980, ci fu il terremoto del 80 nell’Irpinia. Pertini mi chiese ‘Ma non abbiamo una legge su questi disastri, di protezione civile?’ E io: ‘Si presidente, ce l’abbiamo la legge, però mancano i regolamenti di attuazione, quindi è come se non ci fosse’. Il Parlamento aveva approvato le norme dieci anni prima ma nessuno aveva scritto i regolamenti di attuazione. Questo è solo un esempio. Ma non dobbiamo sottovalutare un secondo aspetto: nella nostra cultura manca il valore, costituzionale, della distinzione netta tra le responsabilità politiche e quelle amministrative. La corruzione nasce dalla mancanza di un confine chiaro. Il punto è tutto culturale. Se prevale il clientelismo è evidente che sia ben più difficile trovare tecnicamente le soluzioni ottimali e che offrano condizioni di garanzia anche sui tempi di realizzazione degli investimenti”.

Negli ultimi anni si è trovata una soluzione con la Legge obiettivo e la logica dei commissari straordinari.

“Io non escludo che questa formula possa funzionare. Il problema però resta lo stesso. Con quali criteri si scelgono i commissari? Se non c’è chiarezza e trasparenza sui criteri, si finisce per scegliere fra i propri amici o fra singoli circoli. Naturalmente, si tratta di una modalità fallace e questo è un serio limite alla capacità competitiva del sistema Italia”.

Questa però dipende anche dalla struttura istituzionale di un Paese. Il fatto che da noi manchi armonia, cultura istituzionale, forse non irrilevante.

“Certamente. Avremmo bisogno di forze politiche adeguate, che non abbiamo. E secondo me non le abbiamo per una ragione molto semplice: perché abbiamo un sistema che porta alla frammentazione”.

Difficile non pensare a cosa sarebbe oggi se il tentativo del governo Maccanico fosse riuscito.

“Quella è stata sicuramente un’occasione perduta, ormai lo riconoscono tutti. Purtroppo non è stata l’unica. Di occasioni perdute ne abbiamo avute tante veramente, non una. Forse il guaio comincia nelle elezioni dell’87”.

In che senso?

“Quelle elezioni vennero dopo un lungo periodo di salda guida al governo da parte di Craxi. E il leader socialista aveva impersonato una strategia, direi molto audace, per sottrarre il Paese alla tenaglia democristiana-comunista attraverso un’idea ben precisa di riforma istituzionale. In quella tornata elettorale però il Psi prese solo il 14,4%: la politica di sfondamento che lui aveva fatto fallisce. E difatti lì abbandona l’idea della Grande Riforma. E lì cominciano i guai perché lì si mette in moto quel meccanismo che poi ha portato al fallimento della Prima repubblica. Che è crollata proprio per l’incapacità di quell’assetto costituzionale – ed elettorale di tipo proporzionale – a creare l’alternativa. Le due strategie, quella di Moro e Berlinguer della solidarietà nazionale, che non era il compromesso storico, e quella di Craxi sono entrambe fallite. Tangentopoli fu più una conseguenza della crisi che non una causa”.

Anni dopo ci fu per l’appunto l’ipotesi del governo Meccanico per le riforme

“Allora, il mio tentativo fu quello di mettere insieme le forze riformiste dell’uno e dell’altro schieramento. La novità che cambiò tutto fu il referendum sulla legge elettorale. Il maggioritario non era soltanto un nuovo sistema elettorale, era una civiltà diversa. L’unico che lo capì fu Berlusconi”.

Il suo esecutivo non vide mai la luce. Perché?

“Secondo me per una ragione molto semplice: io avevo un’idea precisa di una legge elettorale maggioritaria a doppio turno, il cosiddetto modello francese. Chi fu contrario fin dall’inizio, furono i leghisti, e Bertinotti. Fini invece aveva un’altra illusione: voleva andare alle elezioni perché pensava di essere più forte di Berlusconi elettoralmente. Poi si aggiunsero anche Casini e Mastella, i quali temevano il rischio di essere esclusi dai futuri giochi per il governo. Ricordo che Berlusconi, che era favorevole al mio progetto, mi disse “Se fosse stato solo Fini, l’avrei convinto. Ma con Mastella e Casini contro non ce la faccio”“.

Fu persa un’altra occasione per modernizzare il sistema istituzionale e quello dei partiti. Così, ci ritroviamo in un sistema debole in cui la politica fatica, per esempio, a regolare – non governare – l’economia.

“Da questo punto di vista, il documento più eloquente della situazione nella quale ci si trova oggi in Italia è quello che ha fatto l’autorità della concorrenza sugli intrecci azionari. E’ la fotografia di un modello corporativo che poco o nulla ha a che fare con i principi della concorrenza e del libero mercato. Dobbiamo sperare nel ruolo positivo dell’Europa. E chissà che l’idea di un Fondo monetario europeo non possa rappresentare un passo in avanti. La soluzione di molti problemi dell’economia italiana non può che passare dal mercato unico”.

Anche per quello, però, servirebbe la politica.

“Io resto convinto che serva mettere insieme le persone ragionevoli dell’una e dell’altra sponda su un progetto per il Paese”.

Era l’idea di fondo del governo Maccanico. Fallì per gli egoismi dei protagonisti di allora, che sono gli stessi di oggi.

 

Quando Maccanico bacchettava sulle riforme non attuate

Pubblichiamo l’intervista che Antonio Maccanico concesse alla rivista Formiche, pubblicata sul numero di aprile 2010 “Il ragionamento sulle grandi opere e sulle regole necessarie a realizzarle dovrebbe partire dalla constatazione di un nostro, grave, difetto: scriviamo ed approviamo riforme – costituzionali e non – che poi abbandoniamo, non preoccupandoci della loro attuazione. Prendiamo ad esempio la riforma del Titolo V…

trump

La Corea del Nord rifiuta le condizioni del dialogo con gli Usa

Si sono bloccati, un’altra volta, i negoziati tra gli Stati Uniti e la Corea del nord. Il riconoscimento della Corea del Nord come una “potenza nucleare” è la pre-condizione all'apertura di un dialogo con gli Usa, secondo il Rodong Sinmun, il quotidiano ufficiale del comitato centrale del Partito del Lavoro di Corea. In un editoriale la pubblicazione ufficiale definisce “totalmente…

Grillo fa il profeta sulla bancarotta italiana

In autunno l'Italia farà bancarotta. E' la profezia di Beppe Grillo che in un'intervista rilasciata alla Bild da Villa di Tissano prevede che tra settembre e ottobre lo "Stato finirà i soldi" e allora diventerà "difficile pagare gli stipendi e le pensioni". Il leader del Movimento 5 Stelle rifiuta l'appellativo di "sabotatore" e rigira l'accusa: "Noi non sabotiamo un bel…

Napolitano bis (e commosso) visto da Pizzi

Prima le giornate caotiche del voto che hanno sancito l'incapacità dei partiti a mettersi d'accordo sul nome del futuro Presidente della Repubblica. Poi la luce con il sì di Giorgio Napolitano alla sua ricandidatura e il suo giuramento commosso ieri davanti alle Camere riunite. Ecco la cronaca e i protagonisti di questa elezione nelle foto di Umberto Pizzi. [gallery]

Attentato all’ambasciata francese a Tripoli

La Francia si aspetta che la Libia "faccia piena luce" sull'attentato compiuto questa mattina contro la sua ambasciata a Tripoli. Lo ha dichiarato il presidente francese Francois Hollande, condannando con "la massima fermezza" l'attentato, nel quale sono rimasti feriti due gendarmi francesi. "La Francia si aspetta dalle autorità libiche che venga fatta piena luce su questo fatto inaccettabile, affinché gli…

Che cosa ho capito della conferma di Napolitano

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Riccardo Ruggeri, saggista, editore ed ex top manager del gruppo Fiat, apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi. Quando ho capito che il clou delle elezioni sarebbe stato proprio il sabato, lontano dall'uscita del mio pezzo, ho deciso di appoggiarmi alle nuove tecnologie: Twitter. Il tweet…

Grillo e Casaleggio svelano i numeri (infimi) delle Quirinarie

Dopo critiche, interrogativi e ironie sulle Quirinarie, dal blog di Beppe Grillo oggi spuntano i primi numeri: I voti espressi sono stati 28.518, attestano Grillo e Casaleggio, così ripartiti: - Gabanelli Milena: 5.796 - Strada Gino: 4.938 - Rodotà Stefano: 4.677 - Zagrebelsky Gustavo: 4.335 - Imposimato Ferdinando: 2.476 - Bonino Emma: 2.200 - Caselli Gian Carlo: 1.761 - Prodi…

Ecco perché il Pdl snobba (o teme?) Renzi premier

Matteo Renzi? Sarebbe “il bacio della morte per il Pdl, in quanto democristiano e politico di razza”. E' l'analisi ironica di Gianfranco Rotondi, che lo epiteta come uno “da maneggiare con prudenza”. Il deputato del Pdl, un lungo passato di formazione e militanza nella Dc, ritiene che sia un'illusione “pensare che Renzi venga a dare una mano a noi, al…

Iraq, 50 morti in scontri tra manifestanti e polizia

È di 50 morti e 150 feriti il bilancio degli scontri avvenuti oggi nella cittadina di al Hawija, nel nord dell'Iraq, tra polizia e manifestanti. Secondo l'emittente araba "al Jazeera", all'alba di oggi la polizia ha attaccato un sit-in organizzato nella piazza centrale della città della provincia di Kirkuk dove si teneva una manifestazione contro il governo del premier Nouri…

Papa Francesco sblocca la beatificazione del vescovo Romero

Dopo anni che è rimasto fermo, il processo di beatificazione del vescovo salvadoregno Oscar Romero è stato sbloccato e proseguirà sotto la cura del pontificato di Papa Francesco. La notizia è stata confermata da monsignore Vincenzo Paglia, in nome del Consiglio Pontificio per la Famiglia e come responsabile della causa di santificazione di Romero. La decisione di andare avanti con…

×

Iscriviti alla newsletter