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La tragedia del conflitto in Ucraina non si ferma soltanto alla morte e alla distruzione causati dai combattimenti. Le conseguenze di questa guerra sono molteplici e si estendono attraverso una seria di sfere economiche, ambientali e sociali. Una delle più tristemente note è quella della deportazione forzata dei bambini ucraini, catturati dalle truppe russe durante la loro avanzata in territorio nemico dal febbraio 2022 (o dai miliziani separatisti del Donbass già dal 2014) e poi condotti all’interno del territorio della Federazione per essere affidati a istituti per orfani o a famiglie adottive.

Il fenomeno, che è stato monitorato tanto dalle autorità ucraine quanto da enti stranieri, ha portato all’incriminazione da parte della Corte Penale Internazionale (con conseguente mandato d’arresto) del presidente russo Vladimir Putin e dalla Commissaria presidenziale per i diritti dei bambini in Russia Marija L’vova-Belova. Finora, nonostante gli sforzi profusi, si erano raggiunti risultati limitati nel riportare in Ucraina i (presunti) 16.000 bambini coinvolti.

Ma sembra che qualcosa si stia muovendo in questo senso. Nelle scorse ore, la Federazione Russa ha accettato di liberare quattro di questi bambini. Due di loro sono si sono già riuniti con le proprie famiglie, mentre gli altri due lo faranno nei prossimi giorni. Questo importante risultato è stato raggiunto grazie al governo del Qatar, e al suo fondamentale ruolo di mediatore. Era stata Kyiv a chiedere a Doha di impegnarsi durante la scorsa estate, in occasione della visita in Ucraina del ministro degli Esteri qatarino Mohammed bin Abdulrahman bin Al Thani, ricevendo una risposta positiva da parte del governo del Paese arabo. “Siamo grati allo Stato del Qatar per la sua disponibilità a compiere sforzi di mediazione per il ritorno dei bambini ucraini presi illegalmente dalla Russia e ancora trattenuti sul suo territorio” aveva dichiarato in quell’occasione in primo ministro ucraino Denys Shmyhal.

Doha ha avviato subito le trattative, interfacciandosi sia con Mosca che con Kyiv, e arrivando a stabilire un modello di procedura da seguire per far rientrare il maggior numero possibile di bambini in territorio ucraino. I quattro fanciulli che la Russia ha accettato di far tornare dalle proprie famiglie rappresentano il test di questo meccanismo, che potrebbe essere reimpiegato in futuro qualora si dimostrasse efficace. Non è tuttavia chiaro se, in cambio del ritorno dei bambini deportati, la Federazione Russa riceverà qualcosa in cambio.

“Accogliamo con favore la notizia positiva di oggi sul ricongiungimento dei bambini con le loro famiglie in Ucraina grazie agli sforzi di mediazione del Qatar, i cui funzionari hanno avuto un dialogo continuo con le controparti ucraina e russa” ha dichiarato in un comunicato Lolwah Al-Khater, ministro di Stato del Qatar per la cooperazione internazionale, confermando che il rimpatrio dei bambini attualmente in corso sia “soltanto il primo passo” di un processo più lungo, anche se non ha reso noto se e quanti altri bambini potranno essere ricongiunti alle loro famiglie tramite questo meccanismo.

Questo successo negoziale va a rafforzare ulteriormente la posizione diplomatica del Qatar, major non-Nato ally, che si sta ritagliando sempre più spesso un ruolo da mediatore in numerose crisi globali; è proprio in virtù di questa sua reputazione che in questi giorni Doha viene chiamata sempre più spesso in causa come possibile mediatore tra Hamas e il governo di Tel Aviv (ma non va sottovalutato il fatto che Doha ospita la leadership di Hamas e gli fornisce la piattaforma diplomatica). E non è da escludere che, soprattutto in caso di successo del meccanismo per il rimpatrio dei bambini ucraini, il Qatar possa rivelarsi il broker di un negoziato tar Mosca e Kyiv nel prossimo futuro.

Il Qatar media tra Mosca e Kyiv sui bambini da rimpatriare. Ma guarda anche oltre

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