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Tra i principi che fondano il modello denominato “economia sociale di mercato” abbiamo il principio di sussidiarietà e di conformità al mercato. Tuttavia, una volta stabiliti i suddetti principi, non abbiamo ancora risolto il dilemma di quali azioni politiche possano assurgere al rango di “conformi al mercato” e autenticamente “sussidiarie” e non assistenzialiste. A questo livello della discussione, iniziano i problemi interpretativi e le minacce portate dai nemici interni al modello, con il rischio di snaturare l’anima liberale dell’economia sociale di mercato.

Volendo assumere la prospettiva dei processi politici, l’interpretazione di “conformità al mercato” offerta dall’economista Afred Müller-Armack è quella che offre la maggiore ampiezza possibile ed anche il maggior rischio di infiltrazione del nemico. Secondo Müller-Armack, sono conformi al mercato le sovvenzioni di politica sociale, sotto forma di sussidi diretti, le sovvenzioni per gli affitti e per le costruzioni di abitazioni. In pratica, tra misure antimercato e totale conformità al mercato esisterebbe un livello intermedio di misure ancora conciliabili con l’economia di mercato. Inoltre anche le misure che egli definirebbe evidentemente non conformi al mercato, non rappresenterebbero necessariamente un problema, in quanto l’economia di mercato sarebbe in grado di tollerare una buona parte di misure non conformi al mercato senza perdere la sua natura. L’interpretazione di Müller-Armack rappresenta un’evidente aporia interna al modello dell’economia sociale di mercato che, nel tempo, l’ha esposto a notevoli equivoci, prestando il fianco alle critiche più severe. Infine, Röpke, che della nozione di intervento conforme proponeva un’interpretazione più stretta e rigorosa, nega che gli effetti distortivi di un intervento possano dipendere dall’ampiezza dello stesso, ritenendo dirimente l’aspetto qualitativo dell’intervento piuttosto che quello quantitativo. Ciò significa che un intervento difforme al mercato, anche se minimo, sarebbe in grado di produrre la distruzione del libero mercato, mentre un intervento conforme, anche se massiccio, consentirebbe ai processi di mercato di assorbirlo e di riprendere il loro corso.

L’ampiezza e la discrezionalità con le quali, nel tempo, i nemici interni hanno interpretato il principio di “intervento conforme al mercato” starebbero alla base di un certo discredito che ha colpito la nozione di economia sociale di mercato, fino a farla apparire al cospetto dei suoi nemici esterni una “formula vuota”, alla quale chiunque può appellarsi e dietro la quale farsi scudo, per giustificare interventi sempre più massicci e lesivi del principio di libera concorrenza.

 

Al contrario, gli interventi conformi al mercato sono quelli che, pur modificando le preferenze degli operatori, non alterano la logica del mercato: allocazione ottimale delle risorse scarse per usi alternativi. Le preferenze cambiano di concerto con le condizioni di mercato; in pratica, sono riassorbite dal nuovo equilibrio. Di contro, un intervento non conforme lancia sul mercato un segnale fuorviante, in forza del quale gli investitori ricevono una cattiva informazione che li indurrà a comportarsi di conseguenza. In pratica, in quest’ultimo caso, il mutato comportamento non segue le reali condizioni del mercato, ma l’impulso che hanno subito sulla scorta di una simulazione politica di come si vorrebbe che andasse il mercato, in forza di interessi partici, lobbistici e corporativi che inevitabilmente albergano in qualunque società. In questo caso, i cambiamenti non sono assorbiti dai processi di mercato, ma da successive e sempre più massicce dosi di interventismo difforme.

Nella prospettiva più autentica dell’economia sociale di mercato, la logica del mercato offre la bussola per orientarsi nel labirinto dei suoi processi. Potremmo dire, per analogia, che essa è come la luce del faro che consente ai naviganti di rientrare in porto. L’intervento conforme, sebbene per i teorici dell’economia sociale di mercato non sia necessariamente raccomandabile, effettivamente sposta la bocca del porto, ma, a differenza dell’intervento difforme, mantiene autentico il segnale e non fa schiantare la nave sui massi. L’intervento difforme al mercato, invece, è tale in quanto ha la capacità di spegnere il faro del mercato e di accendere i fuochi fatui dell’opportunismo particolaristico, dettato dalla contingenza politica, e li accende lì dove il natante é opportuno che non vada.

Il principio di concorrenza e i fuochi fatui del particolarismo

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