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Il governo degli Stati Uniti ha reso chiaro durante un’audizione al Congresso che sarebbe pronto a invocare il Trattato di Mutua Difesa (MDT) con le Filippine in caso di attacco armato nella regione del Mar Cinese Meridionale, e lo farebbe anche se venissero colpiti mezzi della Guardia Costiera delle Filippine (Pcg). Lindsey Ford, vicesegretario del Pentagono, ha sottolineato l’impegno americano con Manila.

Nella stessa audizione, il contrammiraglio Andrew Tiongson, comandante dell’Area Pacifica della Guardia Costiera degli Stati Uniti, ha affermato che la Pcg ha il programma di assistenza più ampio fornito dagli Stati Uniti. Attraverso partnership inter-agenzia, è stata infatti creata un’intera struttura di addestramento per aiutare le unità filippine nelle operazioni e nella manutenzione delle proprie navi. L’obiettivo è far crescere il personale della Pcg da 5.000 a circa 35.000. Un programma vasto che Washington ha in mente per uno dei principali alleati nell’Indo Pacifico.

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, il ministro degli Esteri giapponese, Kamikawa Yoko, e il segretario agli Esteri filippine, Enrique Manalo, hanno tenuto una riunione trilaterale a New York il 22 settembre, durante la quale hanno concordato di denunciare comportamenti contrari al diritto internazionale, inclusi quelli della Cina. Recentemente Manila è stata vittima di forme di coercizione violenta da parte di Pechino, e le dichiarazioni al Congresso devono essere inquadrate in questo contesto.

A inizio agosto, la Guardia costiera cinese ha provato a fermare, utilizzando anche un cannone ad acqua, una nave di approvvigionamento militare filippina nel Mar Cinese Meridionale. Secondo quanto dichiarato dal governo di Manila, l’imbarcazione trasportava cibo, acqua, carburante e altri fornimenti per il personale militare di Second Thomas Shoal, un atollo situato nell’arcipelago delle isole Spratly, su cui Pechino rivendica totale sovranità.

Il 25 settembre 2023, le Filippine hanno proceduto con la rimozione di una barriera galleggiante installata dalla Cina in una zona contesa del Mar Cinese Meridionale. La guardia costiera filippina ha annunciato che questa azione è stata eseguita su ordine diretto del presidente Ferdinand Marcos Jr. Il portavoce della guardia costiera delle Filippine, Jay Tarriela, molto assiduo di X, ha comunicato che la rimozione è stata necessaria a causa dei rischi per la navigazione e della chiara violazione del diritto internazionale rappresentati dalla suddetta barriera. Inoltre, ha sottolineato che la presenza della barriera impediva ai pescatori delle Filippine di operare all’interno della loro Zona Economica Esclusiva (Zee).

È una fase molto delicata delle relazioni internazionali nel Mar Cinese, e le manovre militari di queste ultime settimane ne sono testimonianza. Se Taiwan resta il punto di massimo attrito tra Washington e Pechino, ciò che accade con Manila è altrettanto delicato. La Cina esercita forme di coercizione per dimostrare la propria forza e per rivendicare la dominazione di quelle acque, su cui però gli interessi filippini – legati alla pesca e al commercio – sono molto forti. Inoltre, la presidenza di Marcos Jr si sta spostando molto su un allineamento statunitense, e questo indispettisce i cinesi che cercano altre forme di contatto per allontanare il Paese – ossia i cittadini – da Washington.

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