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Gli auguri formulati da Giuliano Amato a Giorgio Napolitano per il suo 98° compleanno mi hanno profondamente emozionato e coinvolto.

Per più di un decennio per me (e per il mio maestro di politica, Gianfranco Bartolini, stimatissimo presidente della Regione Toscana) le posizioni di Giorgio Napolitano sono stato il punto di riferimento costante.

Amato ricorda giustamente che grazie a Napolitano si aprì la prospettiva di un innesto dello stesso partito comunista nel grande filone del socialismo europeo. “Fu una prospettiva – ha scritto il presidente emerito della Corte Costituzionale – per affermare la quale il “migliorista” Napolitano subì diverse sconfitte, e tuttavia fu lui a renderla concreta promuovendo l’ingresso di Altiero Spinelli nel primo Parlamento Europeo eletto dai cittadini, come indipendente nella lista del Pci. Il patrimonio culturale del riformismo veniva così legato all’ideale europeo e su questo legame Napolitano avrebbe costruito tutto il suo percorso successivo”.

Io fui particolarmente contento della decisione di candidare Altiero Spinelli anche perché quella scelta europeista rievocava la mia primissima precoce militanza politica nel 1967/68 nel Movimento Federalista Europeo di Firenze.

Per me fu una garanzia di grande significato che nel 1976 Spinelli venisse eletto deputato come indipendente nelle file del Pci e tre anni dopo (10 giugno del 1979) membro del primo Parlamento Europeo a elezione diretta.

A tanti anni distanza mi è ancora difficile spiegare perché le posizioni riformiste di Napolitano e di altri esponenti del Pci (Gerardo Chiaromonte, Emanuele Macaluso, Luciano Lama, Nilde Jotti, ecc.) fossero così fortemente osteggiate nel partito. Ricordo che la componente riformista era oggetto di attacchi velenosi della stampa di partito (penso alle tante vignette e agli acidi corsivi che l’Unità dedicava ai “miglioristi”).

Sulla emarginazione della componente del Pci ha pesato certamente il cosiddetto “partito di Repubblica” per cui Bettino Craxi era il nemico numero uno, anche quando le posizioni del Psi erano condivisibili.

Ma penso che il punto cruciale della demonizzazione dei riformisti fosse identitario. Nella maggioranza degli iscritti del retroterra comunista era rimasta l’idea quasi religiosa di appartenere ad una comunità diversa e per certi aspetti superiore ai cittadini comuni.

Al pragmatismo persino eccessivo dei comportamenti parlamentari corrispondeva, infatti, un senso -scarsamente laico – dell'”appartenenza”. A questo proposito non a caso i più “feroci” avversari dei miglioristi erano gli iscritti al partito che avevano una duplice identità: erano comunisti e cattolici. Non è la prima volta che in politica la dimensione della fede produce miopia ideologica e integralismo.

Il fattore identitario è a mio avviso quello che spiega più di ogni altro le sconfitte di Giorgio Napolitano (che anche io nel mio piccolo ho vissuto in diretta perché tra il 1979 e il 1982 ero capogruppo del Pci in Toscana e successivamente assessore regionale) .

Devo dire che all’epoca non mi resi conto che questo attaccamento identitario fosse cosi diffuso: rimasi assolutamente sorpreso (e deluso) dopo la Bolognina quando nel Pci scoppiò un drammatico psicodramma per il cambiamento di nome.

Gli iscritti e i militanti del Pci erano molto più attaccati a bandiere, simboli e credenze di quando mi ero immaginato. L’esempio più banale era un aggettivo: partito riformatore era consentito, partito riformista no, era un termine impronunciabile, era bandito, era come pronunciare una bestemmia.

Per queste grandi difficoltà dobbiamo ringraziare tantissimo Giorgio Napolitano nel giorno del suo compleanno (e insieme a lui minoranza combattiva che era vicino alle sue posizioni): il Presidente Napolitano è stato un grande e coraggioso anticipatore e dobbiamo essergli grati per aver ancorato la sinistra italiana al riformismo, all’europeismo e al mondo libero delle democrazie, senza se e senza ma.

I 98 anni di Napolitano, grande e coraggioso anticipatore. Gli auguri di Mayer

Dobbiamo ringraziare Giorgio Napolitano nel giorno del suo compleanno: lui, e la minoranza combattiva che era vicina alle sue posizioni, hanno ancorato la sinistra italiana al riformismo, all’europeismo e al mondo libero delle democrazie, senza se e senza ma

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