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Destracentro vincente in Spagna e alle prossime elezioni europee, Sanchez che vira sulla Nato e la capacità dei Popolari (con Vox) di farsi pivot nei nuovi equilibri continentali. Commenta così le elezioni politiche in Spagna di domenica prossima Manolis Mavrommatis, giornalista greco ed europarlamentare del Ppe dal 2005 al 2009 oltre che consigliere speciale nel gabinetto della ex Commissaria Georgieva, che Formiche.net ha raggiunto telefonicamente a Madrid dove si trova per seguire lo spoglio elettorale.

Perché Pedro Sanchez ha scelto la strada delle elezioni anticipate, anziché votare in dicembre?

Quando lo ha deciso nessuno aveva capito e nessuno ha potuto spiegare il perché di tale decisione, senza contare che le urne si aprono pochi giorni prima delle vacanze per la maggior parte degli spagnoli. Sia nei suoi interventi televisivi che nei discorsi in piazza durante la campagna elettorale, ha detto di credere ancora nelle sue forze, che il popolo ha fiducia nel Psoe perché la Spagna ha superato la pandemia e perché adesso con i soldi del Pnrr si completeranno programmi e infrastrutture lasciate ferme a causa dei due anni di Covid e della crisi energetica.

Come giudicare i suoi risultati?

Sánchez durante i suoi discorsi si è giustificato così per le leggi sulla maternità, per salari rimasti inchiodati sulle stesse percentuali di dieci anni fa, senza affrontare nodi importanti come l’immigrazione, le autonomie in periferia, passando per la crisi mai risolta in Catalogna.

Quale la situazione finanziaria che lascia il suo governo?

Sul versante economico il premier uscente ha fatto ricordare punti negativi di altri governi europei compresa l’Italia del passato, ma anche Germania, Olanda e Regno Unito.

Il presidente del Pp Alberto Núñez Feijoo è dato in vantaggio da quasi tutti i sondaggi: per quale ragione?

Ha surclassato il suo rivale politico e in molti lo considerano già vincitore alle elezioni di domenica prossima. Seguendo da anni personalmente la politica spagnola, dovrei sottolineare i progressi fatti dai governi di destra di Aznar e Rajoy, ma non dei socialisti come Zapatero. I problemi rimangono irrisolti, ma sono alla portata dei popolari.

È ancora possibile per Sanchez ribaltare i pronostici?

A questo punto molto difficilmente, perché già la distanza sembra incolmabile. Secondo gli ultimi sondaggi la distanza si sarebbe allargata di quasi 50 seggi. Al Pp mancano però 12 seggi per aggiudicarsi la maggioranza assoluta. E qui si pone il dilemma.

Ovvero?

Il Partito popolare farà il salto mortale dando il posto di vicepresidente del governo di coalizione al presidente di Vox Santiago Abascal? Feijoo non vuol sentire, ufficialmente, questa opzione. Ma sottovoce sembra che i suoi stretti collaboratori gli indichino con lo sguardo Moncloa, cioè il palazzo presidenziale perché nessuno a destra o al centro vorrebbe per altri quattro anni un governo di sinistra.

Quale il vantaggio di una coalizione con Vox?

Con il 15% e i 33 seggi che prevedono i sondaggi, Vox potrebbe assicurare al Pp una certa tranquillità. Questa frase si ripete tutt’ora specie quando si è saputo che i capi del governo ungherese e polacco si augurano che Vox governi assieme al Pp perché così i partiti di destra saranno fortissimi nelle prossime elezioni europee. A maggior ragione se Giorgia Meloni ed il suo partito rimarrà tra i conservatori di Ecr e non passerà al gruppo Ppe, come qualcuno recentemente asserisce.

Cosa potrà indurre l’elettorato spagnolo a scegliere il centrodestra?

Hanno diritto di voto circa 36 milioni di cittadini, oltre ai 2,5 che hanno già espresso il voto postale. Ci sono ancora 450.000 persone in dubbio a causa di problemi postali. Infatti si dice che ci vorrebbero circa 150.000 operatori delle poste per poter portare a termine lo scrutinio delle buste inviate da tutto il mondo di elettori spagnoli. I seggi nel Parlamento sono 350 per cui la maggioranza assoluta è di 176 seggi. Sono eletti 248 nelle periferie secondo il numero degli abitanti di ciascuna periferia e i restanti 102 sono seggi nominali. La capitale Madrid elegge 37 deputati. Di interessante spicca che ci sono 12 periferie che eleggono 171 deputati, mentre il resto dei 179 seggi si smistano in altre 40 periferie.

Il dibattito televisivo ha spostato gli equilbri?

All’ultimo dibattito hanno partecipato soltanto Sanchez, Diaz e Abascal. A Feijoo è stato consigliato di non partecipare perché i due alleati di sinistra lo avrebbero attaccato sostenendo che Pp e Vox appartengono all’estrema destra. Ho seguito il dibattito da vicino e alla fine ho dato ragione al presidente del Pp per la sua astensione, perché la sinistra ripeteva in ogni sua frase la parola estrema destra e che il pericolo per il Paese sarebbe vicino votando Pp e Vox.

Chi vincerà le elezioni?

Sono quasi sicuro che Pp vincerà con un totale di circa 172 seggi e alla fine l’alleanza con Vox ci sarà ad ogni costo. Specie alle prossime elezioni europee. Per quanto riguarda il futuro di Sanchez, si dice che possa ambire ad essere il nuovo segretario generale nella Nato, gli Usa hanno già mandato i primi segnali da Vilnius la scorsa settimana.

I popolari vinceranno, ma al governo ci sarà anche Vox. Il voto in Spagna visto da Mavrommatis

Conversazione con il giornalista greco, già eurodeputato del Ppe: “Sanchez non ha affrontato nodi importanti come i salari fermi, l’immigrazione, le autonomie in periferia, fino alla crisi mai risolta in Catalogna”

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