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In un’epoca segnata dal più rapido sviluppo tecnologico che si sia mai visto, dominato dalla crescente competizione nello scenario internazionale, l’Italia è chiamata a ripensare in fretta i propri modelli organizzativi e decisionali. E senza prescindere dalla madre di tutte le innovazioni, l’Intelligenza Artificiale. Istituzioni, pubblica amministrazione e imprese si trovano, mai come ora, ad affrontare cambiamenti profondi, che impongono una riflessione strategica sull’adozione dell’AI come leva per accelerare i processi, potenziare le competenze e generare vantaggio industriale e, dunque, economico.

Parallelamente, diventa imprescindibile un’analisi accurata del ruolo che la sicurezza deve ricoprire in questo nuovo mutamento, alla luce dei rischi emergenti legati alla digitalizzazione e all’impatto crescente delle tecnologie critiche. Temi dibattuti nel corso dell’incontro “Intelligenza Artificiale & Sicurezza. I motori della trasformazione digitale per il Paese”, tenutosi presso l’Associazione Civita di Piazza Venezia e promosso da Kyndryl (società informatica nata nel 2021 dalla scissione del ramo servizi di infrastrutture IT di Ibm) in partnership con Formiche. Un confronto concepito con l’obiettivo di offrire spunti e strumenti utili a una trasformazione digitale consapevole e sostenibile, che mantenga ben salda la mano dell’uomo e capace di coniugare efficienza, rapidità e affidabilità nei processi.

A ragionarci su, dopo i saluti Simonetta Giordani, segretario generale Associazione Civita, sono stati Paolo Degl’Innocenti, presidente di Kyndryl Italia, Gabriele Fava, presidente dell’Inps, Andrea Busnelli, consult leader Kyndryl, Andrea Boggio, director customer technology advisor Kyndryl, Chiara Giacomantonio, direttore amministrazione, funzionamento e vigilanza Agid, Beniamino Irdi, senior fellow dell’Atlantic Council, Giulia Pastorella, membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera e Marco Pietrucci, head of AI&Venture strategy solutions di Ferrovie dello Stato. A chiudere i lavori, moderati dal presidente di Kratesis, Roberto Arditti, Massimo Pini, public sector leader di Kyndryl Italia e Davide Burani, direttore generale di Formiche.

La chiave di lettura l’ha data Degl’Innocenti, che è partito da una constatazione. “L’Intelligenza Artificiale non è un qualcosa di statico, ma in continua evoluzione, dunque non è un tema solo attuale, è un tema soprattutto futuro. In Italia è stata approvata la prima legge sull’Intelligenza Artificiale, questo rappresenta un cambio di passo piuttosto netto. Oggi la sfida delle aziende non è, quindi, solo quella di cambiare da un punto di vista tecnologico, ma anche da un punto di vista normativo. Tocca alle imprese, ma anche alle amministrazioni, prenderne atto”, ha spiegato il manager. “Si tratta, quando parliamo di Intelligenza Artificiale, di esperienza, competenza, vantaggio competitivo. Cito, non a caso, uno studio pubblicato poche settimane fa dall’Mit e curato dal team dell’istituto Nanda, che ha analizzato 300 casi relativi all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Il risultato è sorprendente: il 95% delle progettualità in tema di AI analizzate, non hanno portato alcun vantaggio tangibile a chi le aveva promosse”.

Il punto, secondo Paolo Degl’Innocenti, “se si vuole stare al passo, bisogno aiutare le persone con degli strumenti per colmare il gap. Mi spiego, oggi la tecnologia viaggia a ritmi velocissimi, cambia ogni giorno. Per questo la sfida è immaginare una formazione che stia al passo con questo mutamento così veloce. Le potenzialità di queste tecnologie possono portare a degli indubbi vantaggi, a patto che siano usate bene e con consapevolezza. Ma se invece queste tecnologie vengono utilizzate male, allora ci possono essere dei rischi, rischi più subdoli, più avanzati. Questo per dire che bisogna lavorare, specialmente all’interno delle aziende, affinché l’AI sia più un’opportunità che un rischio. Ben vengano, in questo senso, delle regole che stabiliscano dei guard rail all’Intelligenza Artificiale e per questo noi guardiamo con favore alla legge da poco approvata. Senza mai dimenticare il dialogo che va portato tra imprese e amministrazioni”.

Uno sguardo più geopolitico lo ha dato poi Beniamino Irdi, per il quale “l’Intelligenza Artificiale tocca corde sistemiche nella nostra società e mostra in modo plastico come l’intreccio tra pubblico e privato sta diventando il baricentro del concetto di sicurezza nazionale. Nei prossimi anni, infatti, la sicurezza di un Paese passerà necessariamente attraverso la collaborazione tra settore privato e settore pubblico. D’altronde, parliamo di una tecnologia trasversale che necessita, per essere governata e sfruttata al meglio, di un nuovo equilibrio tra imprese private e comparto statale”. Secondo Irdi, “nel lungo periodo un sistema politico che è in grado di assimilare i meccanismi dell’Intelligenza Artificiale può sviluppare un vantaggio competitivo. La Cina, negli ultimi 20 anni, ha fatto questo tipo di lavoro, imprimendo una direzione dall’alto alla propria industria. La quale, alla fine, si è allineata all’interesse strategico del governo. Non si può dire lo stesso in Europa, dove la frammentazione è più marcata ed è per questo che c’è uno svantaggio competitivo. Questo tema del nuovo equilibrio tra pubblico e privato, mi preme sottolinearlo, vanta degli esempi virtuosi. Ed è proprio da quegli esempi che bisogna partire”.

E proprio nel solco dell’equilibrio pubblico-privato, non è mancata la voce delle istituzioni. Con un caso di eccellenza: l’Inps. “L’Intelligenza Artificiale è il tema dei temi, che pone una serie di domande, a cui bisogna rispondere molto velocemente”, ha premesso Gabriele Fava. “Vorrei stringere il campo sull’esperienza maturata all’Inps, sulla base della consapevolezza che parliamo di una tecnologia che riguarda il nostro modo di vivere e di pensare. Se le macchine cambiano il nostro lavoro, allora cambia il modo di costruire le relazioni sociali, e dunque la vita delle famiglie e delle imprese. Questa rivoluzione non va subita, ma sfruttata e governata. Ed è proprio quello che stiamo facendo all’Inps. La vera posta in gioco, per un’Istituto come quello che presiedo, è l’efficienza. Non siamo più dinnanzi a un cambiamento di strumenti ma di identità”, ha spiegato Fava.

“Se pensiamo che in Italia è ancora troppo bassa la quota di popolazione che ha competenze digitali di base, nonostante il lavoro da remoto migliori la qualità della vita. Quello che voglio dire è che noi, parlo dell’Inps, non subiamo la rivoluzione ma la guidiamo. E lo facciamo con un obiettivo preciso, restituire dignità ai cittadini, migliorando i servizi e rispettando i diritti fondamentali. I nostri servizi di Intelligenza Artificiale, sono il frutto delle sinergie tra pubblico e privato, il frutto di quell’equilibrio di cui si parlava poc’anzi. L’Inps non è solo un ente che paga le pensioni, ma è la più grande assicurazione sociale d’Europa. Siamo qui”, ha aggiunto Fava, “per automatizzare. Guardiamo al futuro, consapevoli che più le macchine apprendono più rischiamo di dimenticarci di alcune peculiarità umane. Il lavoro, insomma, cambierà forma e il futuro sarà dei lavori insostituibili e non più dei lavori replicabili. E ricordiamolo, l’AI è una protesi cognitiva: amplifica l’intelligenza umana, ma senza rimpiazzarla. Il futuro non appartiene alle macchine, ma a chi saprà utilizzarle con sapienza e lungimiranza, trasformando la tecnologia in giustizia sociale”.

Rimanendo sul versante delle amministrazioni e dei casi di eccellenza, Chiara Giacomantonio ha puntato il suo ragionamento sull’uomo “che rimane al centro. Non è la macchina che deve governare l’uomo, semmai il contrario. Nel caso di Agid, abbiamo adottato le linee guida per l’Intelligenza Artificiale, per una regolamentazione omogenea della tecnologia, consci del fatto che, per esempio, l’AI può rendere molto più efficienti i processi. Conosciamo tutti la complessità della burocrazia italiana e allora una Pubblica amministrazione che può ridurre i tempi dei processi, penso a un soccorso istruttorio, ne guadagna in velocità e qualità del servizio offerto al cittadino. Tutto questo, ovviamente, comporta un re-skilling di tutto il personale. E qui arriviamo all’uomo, alle competenze e all’importanza della formazione. Formazione che deve necessariamente essere fatta e portata avanti con l’ausilio dei privati”.

Poi la palla è passata alla politica. Secondo Giulia Pastorella, “l’Intelligenza Artificiale non vive nell’etere, ma nelle infrastrutture e mi riferisco ai data center. L’esecutivo non è rimasto immobile, anche perché si tratta di asset molto energivori. Non c’è una gara tra maggioranza e opposizione, bisogna accelerare sul discorso delle infrastrutture, senza far passare un’altra era geologica, siamo già in ritardo. Si parla troppo di regolamentazione dell’AI e troppo poco di adozione. Il prossimo tassello, il prossimo passo di questa rivoluzione sono le infrastrutture su cui poi far poggiare questo grande cambiamento. Forse, insomma, serve un po’ più di realismo e concretezza, concentriamoci un pochino di più su come effettivamente questa tecnologia può essere adottata dal Paese”.

Andrea Busnelli ha sottolineato “il crescente consenso sul fatto che ad oggi gli impatti dell’AI sono ancora al di sotto degli investimenti fatti. Molti studi chiariscono come alcune organizzazioni, però, stanno avendo successo e questo perché re-immaginano il modo in cui i propri dipendenti lavorano, adottando un approccio organico e modulare”. Con Kyndryl, per esempio “stiamo creando le condizioni affinché tutti gli elementi positivi dell’Intelligenza Artificiale vadano a beneficio delle imprese e delle amministrazioni. Il succo del discorso è il fattore umano e il fattore tecnologico. Il primo ci mette l’empatia, la capacità decisionale, demandando al secondo la velocità del processo. Solo così si possono realizzare processi intelligenti che migliorino la velocità dei processi”.

Tornando alle grandi imprese, stavolta pubbliche, Marco Pietrucci ha portato all’attenzione il caso delle Ferrovie. “Il gruppo di cui faccio parte è un gruppo complesso, che ha tanti fronti di business, rappresentiamo una fetta della popolazione, muovendo 570 milioni di persone all’anno. Il punto è che c’è un tema di incertezza, vale a dire dove usare l’Intelligenza Artificiale, come usarla e usarla nelle posizioni giuste”, ha spiegato Pietrucci. “Oggi Ferrovie è la prima stazione appaltante del Paese, con circa 20 miliardi all’anno, abbiamo tanti colleghi che fanno analisi documentali e molto altro, un assistente AI può certamente essere di supporto, sia al miglioramento dei processi sia alla crescita. L’Intelligenza Artificiale ha un potenziale importante, ma va integrata con criterio, competenza e visione”.

E che dire dei rischi cyber? Qui la palla è passata ad Andrea Boggio, il quale ha chiuso un po’ il cerchio delle discussioni. “Con l’AI la superficie digitale di attacco si allarga, inevitabilmente. I profili di attacco sono un po’ sempre gli stessi, ma gli strumenti dell’Intelligenza Artificiale possono essere dei veicoli per le minacce alla cybersicurezza. C’è insomma un tema di sicurezza legato all’AI, la domanda è cosa di può fare? Sicuramente mettere in campo tutta una serie di tecnologie al servizio della sicurezza. Un’azienda come Kyndryl può aiutare a difendersi da questo tipo di minacce. Da molto tempo, per esempio, noi abbiamo sviluppato dei sistemi che permettono di trovare una singola minaccia in un contesto molto ampio. Le persone, quando vengono attaccate, se sono addestrate, sanno cosa fare”.

Cavalcare la rivoluzione. Manuale di istruzioni per l'AI tra pubblico e privato

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