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L’importanza dell’Asia Centrale come arena geopolitica è si è accresciuta notevolmente nei tempi recenti. Regione storicamente parte della sfera d’influenza russa, negli ultimi anni anche i Paesi occidentali hanno spostato la loro attenzione e i loro sforzi nello sviluppare legami con i Paesi dell’area, come dimostrato dalle varie iniziative diplomatiche intraprese nella regione, dal tour diplomatico svolto a fine 2023 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla military diplomacy promossa da Parigi nei confronti di alcuni attori locali. Tra gli Stati che si muovono più attivamente in direzione dell’Asia Centrale rientra anche l’Azerbaigian, spinto da diversi fattori come le radici comuni e l’eredità storica condivisa, accompagnati da specifici interessi economici come lo sviluppo delle infrastrutture e l’espansione degli scambi commerciali e da una ricerca di un compattamento politico sul piano internazionale.

La comunanza culturale rappresenta un tramite perfetto per stimolare lo sviluppo della cooperazione economico-politica. Non a caso il presidente azero Ilham Aliyev ha voluto stressare la vicinanza ai Paesi di etnia turca dell’Asia Centrale (ma anche ad Ankara) dichiarando che l’Azerbaigian non ha “un’altra famiglia. La nostra famiglia è il mondo turco”. Nella primavera di quest’anno Baku ha ospitato sia il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev che il presidente kirghiso Sadyr Japarov il 24 e 25 aprile, per lo svolgimento di colloqui che secondo gli esperti regionali hanno “gettato le basi” per una nuova era nei legami dell’Azerbaigian con l’Asia Centrale.

Lo sviluppo delle relazioni dell’Azerbaigian con l’Asia Centrale viene ben visto da entrambe le sponde del Mar Caspio, come fanno notare gli analisti del Royal United Service Institute Rusif Huseynov e Gulkhanim Mammadova. L’inclusione di Aliyev come “ospite d’onore” alla quinta riunione consultiva dei capi di Stato dell’Asia centrale, tenutasi a Dushanbe nel settembre 2023, indica che i Paesi dell’Asia centrale stanno riconoscendo sempre più l’Azerbaigian come parte integrante delle loro dinamiche regionali. I due esperti del think thank britannico sottolineano come l’Azerbaigian miri a posizionarsi strategicamente come ponte verso l’Asia Centrale, inviando un messaggio chiaro alle potenze occidentali sul suo ruolo di “porta d’ingresso” per qualsivoglia impegno nella regione.

Sul piano diplomatico, Baku guarda all’Asia Centrale come ad una valida e meno rischiosa alternativa all’allineamento con le classiche strutture eurasiatiche russo-centriche o con il blocco di potenze occidentali. Sul sito della Jamestown Foundation, Nurbek Bekmurzaev evidenzia come questo pivot to Central Asia azero abbia trovato il suo momentum proprio all’indomani del febbraio 2022, con l’irrigidirsi delle tensioni internazionali e il destabilizzarsi della situazione geopolitica globale. Anche per la nuova attenzione prestata dal mondo nei confronti della Via commerciale internazionale transcaspica, nota anche come Corridoio di mezzo. Questa via rappresenta un’alternativa all’attuale Corridoio settentrionale, che collega la Cina all’Europa passando attraverso la Russia. Una cooperazione efficace tra gli Stati dell’Asia centrale e l’Azerbaigian è fondamentale affinché il Corridoio di Mezzo raggiunga il suo pieno potenziale.

Baku ha compiuto passi importanti per colmare il divario esistente, impegnandosi con i governi dell’Asia Centrale su una scala senza precedenti. I Paesi dell’Asia Centrale, a loro volta, sono diventati partner più disponibili e attivi in questo scambio. L’interruzione delle reti di transito e commerciali consolidate e la crescente instabilità regionale hanno spinto l’Azerbaigian a concentrarsi maggiormente sull’Asia centrale come elemento centrale della sua politica estera “multivettoriale”. La crescente cooperazione è iniziata in modo promettente e ha il potenziale per svolgere un ruolo vitale nel rimodellare il commercio e il transito tra Asia ed Europa. Ora resta da vedere se, e soprattutto come, questo processo riuscirà ad inquadrarsi all’interno delle dinamiche internazionali e globali e regionali, in una sorta di Great Game del ventunesimo secolo.

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