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A margine della sessione dell’Assemblea Generale al Palazzo di Vetro, il leader statunitense Donald Trump si è incontrato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, rilasciando dopo l’incontro una serie di dichiarazioni in apparenza estremamente favorevoli all’Ucraina, e parallelamente piuttosto negative nei confronti di Mosca. Come leggere questa nuova direzione seguita da Trump? Formiche.net lo ha chiesto ad Andrew Spannaus, giornalista e docente universitario statunitense.

Cosa c’è dietro a questo cambio di approccio di Trump nei confronti dell’Ucraina? È un mutamento reale, o è piuttosto un tatticismo?

Negli ultimi mesi i cambiamenti di Trump sono stati più tattici che sostanziali. Nonostante abbia più volte adottato un tono più duro con Putin, l’obiettivo generale rimane quello di andare avanti con una trattativa. Una trattativa che va oltre la questione della guerra, come abbiamo visto in Alaska, ma anche in anni precedenti. Si vuole ristabilire un rapporto con la Russia, sia in ambito economico che in ambito politico, e mettere una fine alla guerra in Ucraina diventa un elemento importante, ma non è l’obiettivo dominante per l’amministrazione Trump. In questo caso, però, il cambiamento sembra un po’ più reale e basato sulle frustrazioni di Trump, il quale ha ammesso durante il suo discorso all’Onu che pensava che sarebbe stato più facile risolvere questa guerra a causa del motivo del suo rapporto personale con Putin. Ci sono tanti fattori che lo spingono verso una linea un po’ più dura sul piano sostanziale, a partire dal salvare la sua immagine. Non mi sorprenderebbe vedere nelle prossime settimane nuove iniziative diplomatiche, sulla scia della linea più dura espressa dalla Casa Bianca.

I segnali sembrano suggerire un possibile inasprimento delle sanzioni contro Mosca. Che prospettive ci sono? È possibile che “l’ultimatum” di Trump si riferisca proprio a quello?

Di sanzioni Trump parla da tempo, ma utilizza il tema per criticare l’Europa, come abbiamo sentito anche ieri quando ha sottolineato che gli Stati Uniti sono pronti a mettere sanzioni su chi acquista energia dalla Russia, ma alla fine sono gli europei stessi che lo fanno ancora. Quindi le prospettive per un accordo europeo-americano su questo tema non sono ancora molto alte. Però si potrebbe iniziare un processo di discussione sul tema. Dunque abbiamo un miscuglio di interessi e di tattiche qui, perché quando si parla di energia si parla anche del ruolo degli Stati Uniti, delle forniture che fa, si pensa alle pressioni sull’India e la reazione che c’è stata, si pensa alle necessità non solo dell’Europa, ma anche della Cina, quindi sono tanti fattori coinvolti e effettivamente fare quanto dice Trump con uno distacco totale da parte dell’Europa non sarebbe facile. Si potrà discutere se fare qualche passo intermedio, che sicuramente l’Europa potrebbe intraprendere forse senza l’appoggio totale di Trump.

Crede che le violazioni dello spazio aereo dei Paesi Nato commessi dalla Russia con droni e jet abbiano influito? Se sì, quanto?

Sono perplesso al riguardo. Sappiamo che a volte questi incidenti vengono spiegati successivamente con errori, con equivoci o come risultato di decisioni prese a livello locale. Mi sembra strano che Putin voglia portare al rafforzamento delle difese aeree dei Paesi Nato ai confini dell’Ucraina e della Russia stessa, visto che per anni parla di allontanare la Nato dai propri confini e dalla sua sfera di interesse. Non escludo che siano delle provocazioni, ma va notato che l’esito di questa situazione sia un rafforzamento dei Paesi europei che vogliono evitare una trattativa con Putin sulle basi attuali, e che consigliano all’Ucraina di aspettare di non trattare come vuole Putin in questo momento. Anche su questo punto Trump ha mostrato un leggero cambiamento, dichiarando chiaramente il suo appoggio per una linea più dura. Quindi può essere contento chi vede il pericolo di un’invasione russa del resto dell’Europa, mentre può essere meno contento chi spera in una riduzione delle tensioni e quindi la possibilità di una soluzione diplomatica nel breve termine.

Trump ha comunque sottolineato che i suoi rapporti con Putin non sono cambiati. Che significa?

I rapporti con Putin sono considerati fondamentali da parte di Trump da sempre. Ma Trump non ha mostrato la capacità di sfruttarli in modo fruttuoso. Per colpa sua, per colpa di Putin, per colpa del contesto e delle pressioni su di lui, non importa: fatto sta che i buoni rapporti personali con Putin non hanno portato a un miglioramento delle relazioni tra i due Paesi, tranne l’inizio di alcuni tipi di cooperazione che abbiamo visto dopo il vertice di Alaska. Ribadire l’importanza del rapporto con Putin rientra nella tattica di Trump, o nella strategia di Trump, di lasciare aperta la porta alle trattative, quindi anche quando spinge per una linea più dura, il suo obiettivo finale è senza dubbio cercare di mettersi d’accordo diplomaticamente per raggiungere questi obiettivi più ampi che riguardano il bilanciamento tra le grandi potenze nel mondo e l’importanza di tenere i rapporti con la Russia piuttosto che approfondire la spaccatura e quindi incoraggiare una macro-divisione in blocchi a livello mondiale.

Trump più duro con Mosca, ma l’obiettivo resta il negoziato. Parla Spannaus

“I rapporti con Putin sono considerati fondamentali da parte di Trump da sempre. Ma Trump non ha mostrato la capacità di sfruttarli in modo fruttuoso. Per colpa sua, per colpa di Putin, per colpa del contesto e delle pressioni su di lui, non importa: fatto sta che i buoni rapporti personali con Putin non hanno portato a un miglioramento delle relazioni tra i due Paesi”. Conversazione con Andrew Spannaus

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