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Negli scorsi giorni Pechino ha messo in luce le sue avanzate capacità unmanned nell’ambito militare. Secondo quanto riportato dai media cinesi, in Mongolia interna ha avuto luogo un’esercitazione in cui droni e sistemi anti-drone hanno avuto un ruolo primario. Nel corso di queste manovre, organizzate dal colosso statale Norinco (China North Industries Group Corporation), sono stati simulati “l’occupazione e il controllo di posizioni critiche di confine” secondo un approccio “futuristico” suddiviso in sei fasi: ricognizione, pianificazione con intelligenza artificiale, infiltrazione, attacco aereo, eliminazione e negazione d’accesso.

Durante l’esercitazione sono stati impiegati numerosi sistemi di produzione nazionale, tra cui Uav dedicati a funzioni Isr, loitering munitions a lungo e corto raggio, elicotteri senza pilota e droni Fpv, sistemi intelligenti di comando e controllo e difese anti-drone. Tra queste ultime spicca lo Ow-5, un’arma laser anti-drone che nel corso delle manovre ha abbattuto un bersaglio aereo a diversi chilometri di distanza. Nella sua versione più recente, Ow5-A50, il sistema monta un laser da 50 kilowatt integrato su un camion Dongfeng 8×8, ed è in grado di operare in modalità autonoma o come parte di una rete difensiva più ampia. Secondo la Cctv, tra i vantaggi delle armi laser vi è la possibilità di colpire istantaneamente bersagli multipli, senza limiti di munizioni fintanto che è garantita l’alimentazione elettrica.

L’esercitazione ha incluso anche manovre congiunte tra droni e artiglieria, con un obice da 155mm ha colpito bersagli con coordinate fornite in tempo reale da un Uav da ricognizione. A questo si è aggiunta una dimostrazione di sciami di droni tattici, tra cui un jammer volante capace di disturbare i sensori elettro-ottici di altri Uav in un raggio di vari chilometri.

Norinco ha anche presentato l’intera famiglia delle munizioni circuitanti Feilong (“Dragoni Volanti”), che va dal Feilong-10, anti-personale e portatile, al Feilong-300A, un drone tattico anti-radiazione capace di colpire radar nemici fino a 300 km di distanza. Il Feilong-60 può essere lanciato da normali lanciarazzi e agire sia come guida per il tiro sia come missile da crociera stazionabile. Il più piccolo Feilong-30 è progettato per piattaforme mobili terrestri e navali. Tutti questi droni possono operare in modalità swarming, integrandosi in una rete per condurre attacchi saturanti contro difese nemiche. Secondo la Cctv, l’obiettivo finale è quello di trasformare il soldato di fanteria in un nodo evoluto del campo di battaglia, dotato di consapevolezza situazionale totale e capacità di colpire con precisione, sfruttando l’intelligenza artificiale e la collaborazione uomo-macchina.

Nelle stesse ore, un video circolato sui social cinesi ha mostrato per la prima volta un nuovo drone cinese senza coda, con configurazione alare delta a forma di diamante, in volo accanto a un velivolo da trasporto Y-8 o Y-9. Il design richiama i prototipi dei caccia di nuova generazione come il J-36 o lo J-50, ma risulta più piccolo e compatto, con una lunghezza stimata di circa 15 metri. Secondo gli osservatori, questo modello potrebbe rappresentare un ulteriore sviluppo nel programma cinese dei “loyal wingman”, ovvero droni da combattimento pensati per operare in stretta cooperazione con aerei pilotati.

Loyal Wingman e laser anti-drone. Così pechino accellera sull'unmanned warfare

Negli scorsi giorni la Cina ha condotto un’esercitazione militare ad alto contenuto tecnologico nella Mongolia Interna, mettendo in campo droni da ricognizione, munizioni circuitanti e sistemi anti-drone come il laser OW-5. L’obiettivo: dimostrare le capacità di guerra integrata basata su IA. In parallelo, è emerso un video che mostra un nuovo drone “loyal wingman”, segno dei progressi nei programmi di aviazione autonoma cinese

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