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Questa mattina su Repubblica, Ilvo Diamanti pubblica e analizza i risultati di un sondaggio condotto da Demos nel quale si fotografa una situazione che arride al governo ma molto meno al campo largo. Un’istantanea che ritrae un campione di elettorato sondato su base nazionale. Tuttavia, non sarà tanto diverso anche nei territori, stando a quanto dice a Formiche.net Nicola Piepoli titolare dell’omonima agenzia di sondaggi. La sintesi che fa il sondaggista è molto andreottiana: “Nei territori si riproporrà lo schema sancito dalla massima del grande leader democristiano. Il potere logora chi non ce l’ha. E per la coalizione di centrodestra non andrà male”.

Il governo gode di un buon gradimento a livello nazionale, ma sui territori esistono dinamiche diverse. 

Lo scenario che si prospetta all’esito delle Regionali in Umbria, Liguria ed Emilia-Romagna non sarà sfavorevole all’esecutivo. Dalle ultime rilevazioni che abbiamo fatto, la coalizione di centrodestra guadagna ancora mezzo punto in termini di gradimento, mentre il centrosinistra ne perde uno e mezzo.

Anche in Emilia-Romagna?

Come ho detto citando Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha. In Emilia-Romagna prevedo un risultato che sia di sostanziale continuità. D’altra parte in quella regione è stato il centrosinistra, da sempre, a detenere il potere.

Il campo largo funzionerà?

Il campo largo esiste solo a parole al momento. Non c’è un evento che lo caratterizzi in modo netto. Per cui per gli elettori si tratta di qualcosa ancora molto sulla carta.

Le due coalizioni, in tutti i territori chiamati al voto, hanno presentato liste civiche del “presidente”. Quale sarà il ruolo di queste formazioni extra partitiche?

La componente civica sui territori è molto importante. Oserei dire che è determinante. Anche perché, a maggior ragione sul piano locale, i partiti non hanno particolare forza propulsiva. E in parte questa mancanza viene colmata dalle civiche.

Prevede che i temi d’agenda nazionali possano in qualche misura orientare in un senso o in un altro il voto?

Direi di no, se non in minima parte. Gli equilibri e i temi nazionali seguono percorsi autonomi e spesso laterali. Prevalgono i temi contenuti nei programmi dei candidati, che hanno per forza di cosa un respiro per lo più territoriale. Vince il genuis loci. Forse un po’ la questione della guerra può influire sull’opinione pubblica, ma in maniera comunque non determinante rispetto all’esito complessivo della votazione.

Dunque lei prevede un buon risultato per il centrodestra in generale?

Al momento è la coalizione vincente. O meglio è la sinistra che perde terreno non riuscendo a formulare una proposta politica alternativa alla maggioranza. Ed è la sinistra, dalla prospettiva dell’opposizione, ad avere una posizione di attacco. È bellicosa. Ma la guerra la vince chi non la combatte.

E il Movimento 5 Stelle come si attesta?

È in una fase di grande instabilità. La percentuale di consenso dei pentastellati è sempre molto altalenante. Questo è un momento storico non particolarmente felice, tanto più che è segnato da instabilità e divisioni. Ma attenzione a darli per spacciati. Hanno dimostrato di sapersi riprendere.

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