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Una difesa disarmata? Le difficoltà sul cammino dei grandi gruppi del settore dell’aerospazio non sono poche, se anche i Paesi che finora hanno destinato rilevanti risorse alla difesa sono costrette a tagli significativi. Ma se da un lato la maggior parte dei governi riducono le loro spese nel settore, dall’altro lato la diplomazia può essere una buona arma nelle mani della politica per riuscire ad ottenere commesse all’estero, ridando fiato ai colossi del comparto.

La britannica Bae Systems, ad esempio, sta tentando di guardare oltre dopo il fallimento del progetto di unione con il gigante dell’aviazione franco-tedesco Eads, ma i motivi di tensione riemergono anche solo guardando dentro casa.

I problemi di Bae a casa

Nigel Whitehead, capo del business britannico di Bae, dovrà misurarsi con la riduzione del budget britannico per la difesa, considerando l’insistenza del cancelliere dello Scacchiere, George Osborne,  nell’adottare misure d’austerità. Si sta inoltre tentando di strappare alla francese Dessault Aviation un contratto da 10 miliardi di dollari per il rifornimento dei jet Eurofighter Typhoon all’India, e non per ultimo, Bae deve decidere in fretta quale cantiere navale chiuderà in conseguenza del piano di consolidamento della cantieristica inglese.

L’ultimo punto è particolarmente controverso, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Bisognerà decidere se chiudere lo stabilimento di Portsmouth, o uno dei due di Glasgow, Govan e Scotstoun.

I posti di lavoro a rischio in Gran Bretagna

Whitehead, in un’intervista a The Telegraph, ha dichiarato che Bae sta lavorando fianco a fianco con il ministero della Difesa sulla questione. La sfida? Essere realistici sulla mole di lavoro richiesto per sostenere i cantieri inglesi, così come preservare capacità cruciali nella difesa all’interno dei confine del Paese nel lungo periodo.

Il sostegno di Cameron

Oltre all’affare indiano, Bae spera anche di aggiudicarsi un contratto importante per fornire agli Emirati Arabi 60 jet Typhoon. In questo progetto Bae e i suoi partner (la franco-tedesca Eads e l’italiana Finmeccanica) sono stati considerevolmente aiutati dal premier britannico, David Cameron, che ha fatto un viaggio in Medio Oriente all’inizio del mese per rafforzare le relazioni con gli Emirati Arabi e con gli altri Paesi, in modo da spianare la strada ai futuri ordini di Typhoon.

L’intervento personale del premier non è passato inosservato, ma anzi, secondo Whitehead, “ha fatto una grossissima differenza. Prima di tutto, Cameron ha mandato un messaggio molto forte ai nostri client. Bae Systems tende a vendere agli Stati piuttosto che agli individui, e quei Paesi fanno riferimento alla natura delle relazioni che hanno con la Gran Bretagna.

“Inoltre – ha aggiunto Whitehead – Cameron ha anche mandato un segnale nel suo governo, sostenendo, implicitamente, che questo è il tipo di linea che il governo vuole tenere. Si tratta di una leadership attiva ed è questo ha avuto una grandissima ripercussione sulla politica e sull’industria”.

“Adesso spetta a me fare proposte convincenti nel mercato dell’export”, ha osservato Whitehead, concludendo che il supporto governativo all’industria britannica è stato davvero reale, e segna una grande svolta rispetto ai tempi pre-crisi.

La collaborazione, anche senza fusione, con Eads

Il fallimento del piano di fusione con Eads non sembra aver incrinato i rapporti con il gruppo franco-tedesco. Secondo Whitehead “le relazioni con Eads si sono rafforzate. La fiducia reciproca è cresciuta grazie al fatto che siamo stati autentici ed onesti gli uni nei confronti degli altri, e non c’era senso nel provare a sorpassarci. Perciò da questo punto di vista c’è sintonia tra le due società e c’è anche la volontà di concentrarci su lavori comuni per sfruttare le opportunità dell’export. E’ positivo”, conclude Whitehead.

 

 

 

Le sfide che attendono Bae (e Cameron)

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