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Fra gli italiani torna a crescere la “voglia di politica tradizionale”. Ormai pare che la stagione dell’antipolitica sia definitivamente sfiorita. Non solo. La quota di cittadini con una visione più critica e radicale si è ridotta negli ultimi cinque anni, in particolare durante la pandemia, la quale ha messo in evidenza l’esigenza di soluzioni moderate e di una società regolata. Sono questi alcuni dei dati emersi dall’ultimo Radar elaborato da Swg.

Ma andiamo con ordine. Lo studio di Swg fotografa una situazione nella quale l’attuale sistema politico, economico e sociale suscita un “discreto malcontento tra gli italiani”. A ritenere che l’attuale sistema vada più o meno bene è all’incirca un italiano su quattro. La maggioranza esprime la necessità di un cambiamento, ma da realizzare rimanendo nel perimetro del contesto democratico. Vi è poi un segmento del 16% che mostra un’inclinazione a volere un ribaltamento radicale dello status quo, da perseguire anche con rivolte o svolte autoritarie.

Al contempo, come detto in premessa, cresce  la quota di italiani che si riconoscono maggiormente nella politica tradizionale piuttosto che nell’antipolitica. Questa visione è identificabile anche nella strada preferita dagli italiani per raggiungere il cambiamento: in calo la quota che lo cercherebbe con soluzioni rivoluzionarie, in aumento invece la quota di chi preferirebbe perseguire la strada delle riforme, che sfiora ormai il 60%.

Voglia di riforme

Dal grafico si evince che, la maggioranza delle persone auspica il cambiamento profondo del sistema attraverso un percorso di riforme portato avanti dalle forze politiche. Il 24% ritiene che il sistema sociale, economico e politico italiano vada migliorato su certi aspetti.

La forza dei moderati

Buona parte degli italiani si identifica con un’ideologia progressista o un approccio moderato, due orientamenti che hanno lentamente preso piede negli ultimi 5 anni. Da questo schema emerge come il 28% dell’elettorato si riconosca nell’alveo progressista, il 23% nella galassia moderata e, ad esempio, il 14% nell’area liberal-conservatrice. Quest’ultimo dato, in crescita rispetto al 2018. Il drastico calo, invece, gli estremisti che scendono sotto quota 13%.

Il primato della politica sull’antipolitica 

Nel 2018 il 33% degli italiani si sentiva vicino all’antipolitica, oggi quella percentuale è scesa a quota 25%. Sale, invece, il numero di italiani che si sentono più vicini alla politica. Ben il 41%.

Più riforme, meno rivoluzione

Potrebbe essere questa la sintesi del grafico (qui sotto) che indica il forte calo che certi impulsi hanno registrato nel Paese. Nel 2018, infatti, coloro che pensavano che i metodi rivoluzionari fossero risolutivi per cambiare le cose in Italia erano il 41%. Oggi quella percentuale è scesa sotto quota 30% (28, per la precisione) perdendo molto terreno. Rincuora, invece, che la stragrande maggioranza degli italiani preferisca le riforme. Dal 2018, in cui questa percentuale era ferma al 44%, oggi siamo al 58%. Sarà il fitto calendario di riforme che ha in animo il governo a generare questo scenario?

 

Tra gli italiani c'è voglia di politica (e di riforme). Il radar Swg

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